Ambulanze e pazienti in fila al pronto soccorso: ecco perché il sistema va in tilt
Questa mattina, intorno all'ora di pranzo, c'erano otto ambulanze in fila davanti al pronto soccorso di Foggia
Intorno all’ora di pranzo diverse ambulanze, anche otto, sono rimaste inchiodate all’ingresso del pronto soccorso del Policlinico Riuniti di Foggia (le precisazioni).
Tuttavia, non sarebbe la prima volta. Da più di un mese, a qualsiasi ora del giorno, all'esterno dell'unità operativa si formerebbero file di utenti e mezzi del 118. Almeno quattro le cause che manderebbero in tilt il sistema: le procedure anti-covid, la carenza di personale che si stima intorno al 40%, le richieste d'intervento per futili motivi e i posti letto insufficienti.
Basti pensare che i pazienti che arrivano in pronto soccorso, ad eccezione dei codici rossi, sono sottoposti a un pre-triage che prevede il tampone e la registrazione dei dati personali. I pazienti positivi al Covid vengono dirottati nell’area dell’ex Rianimazione, lontani dalla zona cosiddetta 'pulita'. Un’operazione, questa, che dura in media una ventina di minuti. Pertanto, prima del secondo triage, può passare anche un’ora.
I tempi per la visita medica si allungano rispetto al numero di utenti in attesa e alla gravità dei casi, quindi alle priorità d'intervento. Spesso è capitato che i pazienti siano stati portati a Lucera, Cerignola, San Severo e San Giovanni Rotondo. O abbiano atteso anche 12 ore. Per evitare il rischio di trascorrere gran parte della giornata in pronto soccorso, c'è anche chi ha preferito mettersi in macchina e raggiungere altri ospedali della provincia.
In un’intervista rilasciata due mesi fa a Foggiatoday, la dottoressa Paola Caporaletti, responsabile sanitaria del Pronto Soccorso (Dea 2° Livello), aveva fotografato la situazione del servizio di emergenza-urgenza, definendola “gravissima", perlopiù per via della carenza di medici e infermieri (continua a leggere).
"Non se ne può più" tuonano gli operatori sanitari costretti a turni di lavoro estenuanti.