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Cronaca

Palazzine a rischio crollo e famiglie disperate: "Così viviamo nella paura"

Sono in attesa di un tavolo tecnico accordato dalla Regione Puglia ma non ancora fissato. Respirano muffa da anni, sotto la minaccia di pericolose crepe sulle loro teste. Temono che da un momento all'altro le abitazioni possano cedere a causa delle infiltrazioni: "Viviamo nella paura"

La palazzina pericolante nella terza traversa di via San Severo e l'ex distretto militare di Foggia oggi sono zuppi d'acqua. Stanotte ha ceduto anche la tenda allestita davanti all'immobile inagibile nel cuore di Borgo Croci. È stata abbattuta dal vento forte. In quel momento due persone dormivano sulle brandine che si riaprono tutte le sere. La legna arsa in un bidone riscalda a malapena quel riparo di fortuna. Non hanno potuto far altro che trasferirsi in macchina.

Le abbondanti precipitazioni delle ultime ore hanno impregnato d'acqua gli alloggi già ammuffiti e, stando alle previsioni dei prossimi giorni, le famiglie che li occupano passeranno una settimana a mollo. Il rischio è che il maltempo metta definitivamente ko le case.

Nonostante l'ordinanza di sgombero, chi non ha alternative è rientrato nello stabile fatiscente, abitato anche da un disabile e un malato oncologico. Trascorrono la giornata nella tenda e per il resto del tempo pregano che non accada una tragedia. Se è vero che non dovrebbe esserci posto più sicuro della propria casa, qui non vale. Si può solo vagamente immaginare cosa significhi un altro lockdown lì dentro. 

 "Viviamo nella paura", dice oggi Emanuela, dalla terza traversa di via San Severo. Il giorno dell'Epifania ci è mancato poco. "Bastava una macchina in transito, c'era maltempo e sono caduti altri mattoni". In più punti il pavimento è scoppiato, i soffitti non hanno retto alle infiltrazioni.

La pazienza è finita. "Noi vogliamo risposte, aspettiamo un'altra settimana poi, con o senza Covid, occuperemo le strade e il Comune. Le nostre proteste sono sempre state pacifiche, non abbiamo mai oltrepassato il limite. Avremmo potuto occupare anche noi ma vogliamo fare le cose in regola: ci spetta un alloggio perché questo palazzo sta cedendo, altrimenti non lo avremmo chiesto neanche".  

Sarebbero stati destinati a loro gli alloggi di Caroprese, se solo l'operazione non fosse sfumata. Non ne fanno una colpa al sindaco: "Aveva iniziato a lavorare, da cittadini capiamo i suoi limiti, ma noi non possiamo aspettare".

La lista delle priorità è sempre passibile di modifiche, precaria come la loro condizione abitativa. A ottobre, Comune e Arca hanno partecipato al bando sul Programma dell'Abitare Sostenibile e Solidale della Regione Puglia. Con quei fondi vorrebbero acquistare 34 alloggi invenduti destinati a fronteggiare le situazioni più gravi. Le 11 famiglie della terza traversa di via San Severo, le 15 del distretto militare e le 8 famiglie di via via Catalano, via Ricciardi e vico Solitario sono accomunate dallo stesso dramma abitativo. Non si sa più come chiamarlo, perché ormai anche la definizione di emergenza appare riduttiva.

Recentamente, avevano ricevuto un'offerta di tre case in affitto, ma si trovavano in aperta campagna e chi fa la spola tutti i giorni con l'ospedale per curarsi e non è automunito non se l'è sentita di accettare.

"La settimana scorsa siamo stati dall'amministratore unico di Arca, sempre disponibile nei nostri confronti. La risposta al bando dovrebbe arrivare a fine mese ma non è detto che Foggia rientri tra i beneficiari". La delegazione che ha incontrato il numero uno dell'ex Iacp ha visto un barlume di speranza quando si è parlato delle somme residue dei 3,5 milioni di euro messi a disposizione per l'acquisto di alloggi sul libero mercato o l'indennizzo ai proprietari per l'esproprio, vincolati, però, allo smantellamento del campo cantainer di via San Severo. "Non possono essere utilizzati a meno che la Regione non dia l'ok", dice oggi Emanuela interpretando le risultanze di quell'incontro con Denny Pascarella.   

Altrettanta disponibilità hanno riscontrato nel prefetto di Foggia, Raffaele Grassi. Un mese fa, ha invitato le donne che protestavano sotto l'Ufficio territoriale del Governo a redigere una lettera in cui sintetizzare la situazione di disagio abitativo della palazzina pericolante, dell'ex distretto e dei bassi di Santa Chiara. Aveva già interpellato Emiliano, su input del sindaco Franco Landella, per sollecitare la convocazione di un tavolo tecnico. Al secondo tentativo, da Bari hanno accordato la richiesta, "però ad oggi non c'è data". Sono nelle mani del presidente della Regione Puglia. "Dipendiamo da lui, sempre che ci voglia aiutare".

Prima ospitata dalla sorella, Emanuela a causa del Covid non ha potuto far altro che tornare tra le sue quattro mura che rischiano di crollare, provando ad occupare solo l'ala apparentemente più sicura.

"Adesso basta - si sfoga - La pazienza ce l'abbiamo avuta, non è colpa nostra se il palazzo ha ceduto. Non è colpa delle famiglie se al distretto devono fare un museo. Altrettanto in via Catalano per un B&B. Non è colpa nostra, perché noi in 20 anni non abbiamo mai richiesto un alloggio".

Le foto dei due immobili nel day after di un acquazzone sono una galleria degli orrori. L'ex distretto di via Fuiani si è allagato anche stavolta. "La situazione è catastrofica qui da noi. Abbiamo i tetti che gocciolano, acqua dappertutto, e in questi giorni di pioggia e di freddo ancora di più - racconta disperata Katia - I nostri bambini si ammalano di continuo. E la situazione è sempre la stessa perché non abbiamo ricevuto risposte. Aspettavamo questo tavolo tecnico, ma non si arriva mai al sodo. Deve veramente succedere qualcosa di brutto? Sono venuti anche gli agronomi a mettere i sigilli ad alberi pericolanti. È già caduto un albero e, per fortuna, ha distrutto solo macchine. Abbiamo gente con patologie gravissime e con questo freddo l'unica cosa per riscaldarsi sono le stufe. I bambini sono in Dad, da una parte si vergognano e dall'altra i telefoni non prendono. È una situazione tristissima"

Katia mostra gli abiti tirati fuori dagli armadi: prima di metterli addosso non c'è alternativa che rilavarli tanto sono bagnati e impregnati di muffa. Nella camera da letto dei suoi genitori c'è una crepa profonda. "Fra poco si ritroveranno a dormire con il lampadario addosso, se tutto va bene. Io ho il tetto pieno di muffa e abbiamo un tappeto d'acqua a terra. Respiriamo solo umidità e i tetti nel corridoio cadono a pezzi. Siamo impauriti e vogliamo risposte".

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