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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca Rodi Garganico

L'ecomostro di Rodi Garganico va abbattuto: il Consiglio di Stato rende definitivo l'ordine di demolizione

Confermate le precedenti decisioni del TAR Puglia e rigettato l’appello dei costruttori che chiedevano l’annullamento dei provvedimenti di demolizione. WWF: ora procedere subito con l'abbattimento

Ormai è definitivo: l’ecomostro Roccamare di Rodi Garganico deve essere abbattuto. Nei giorni scorsi, infatti, con una sentenza inderogabile il Consiglio di Stato ha confermato le precedenti decisioni del TAR Puglia, rigettando l’appello dei costruttori che chiedevano l’annullamento dei provvedimenti di demolizione ed evidenziando l’infondatezza e l’irrilevanza di tutte le motivazioni addotte dai ricorrenti nel corso dei lunghi anni del giudizio amministrativo. È quanto sostenuto da sempre sia dai privati cittadini confinanti con la costruzione che dal WWF, intervenuto nei vari giudizi amministrativi e penali col patrocinio degli avvocati Alessio Petretti e Angelo P. Masucci e con la consulenza tecnica dell’ing. Matteo Orsino.

Per il WWF Foggia si deve ora procedere senza alcuna ulteriore esitazione all’abbattimento della costruzione: "La concessione edilizia, rilasciata nel ’97 alla Società Roccamare, era stata annullata con provvedimento amministrativo della Provincia di Foggia del 2007 a cui il Comune di Rodi si è allineato con una ordinanza di demolizione emanata nel 2010. Il TAR Puglia aveva poi respinto in toto i ricorsi contro tali provvedimenti proposti dalla società Roccamare. È stata poi la volta del Consiglio di Stato, che aveva anche richiesto un’ulteriore relazione al prof. Umberto Fratino, Direttore del Dipartimento di Ingegneria Civile e Ambientale del Politecnico di Bari, il quale ha confermato come la costruzione Roccamare ricada in massima parte all’interno della zona G di salvaguardia della costa del Programma di Fabbricazione del comune di Rodi Garganico e completamente all’interno della zona franosa I del DPR n. 1342 del 1959.

La franosità della zona, ben nota fin dagli anni 50, trova un’incontestabile conferma nella classificazione PG3 (massima pericolosità di frana) ed R4 (rischio frana molto elevato) attribuita dall’Autorità di Bacino della Puglia alla zona di Rodi al cui centro viene a trovarsi la costruzione Roccamare.

In definitiva, evidenzia il WWF, la Roccamare è collocata in una zona assolutamente inedificabile. "La vicenda della Roccamare - ha affermato Carlo Fierro presidente del WWF Foggia - è rappresentativa di come sia difficile difendere l'ambiente nel nostro territorio. Da 20 anni, infatti, si protraggono le azioni contro tale scempio. Dopo la sentenza del Consiglio di Stato i suoi costruttori devono però rassegnarsi, non potendo più opporsi alla sua demolizione. Il prossimo obiettivo, infatti, che chiediamo di realizzare al sindaco di Rodi Carmine D'Anelli, è l’immediata attuazione dell’ordinanza di  demolizione e il ripristino dello stato dei luoghi. Un’opportunità straordinaria per liberare Rodi da questo pericoloso scempio edilizio, nella convinzione che l’unico strumento che si dimostra efficace contro il cemento selvaggio è proprio quello degli abbattimenti."

L’abbattimento della Roccamare costituirebbe nel Gargano un’importante novità. Sarebbe un severo avvertimento contro l’“urbanistica fai da te”, dettata esclusivamente da interessi privati, che, per ottenere la concessione edilizia, sposta dove non dà fastidio la rappresentazione sui documenti progettuali di zone franose o con altri vincoli. A questo proposito, evidenzia il WWF, anche il Consiglio di Stato ha sottolineato che nel 2012 la corte di appello di Bari aveva confermato nei confronti del legale rappresentante della Roccamare e del progettista tutti i capi di imputazione della sentenza di primo grado relativi "alla induzione in errore dell'amministrazione comunale nel rilascio della concessione edilizia attraverso una falsa rappresentazione della realtà".

È desolante constatare, osserva il WWF Foggia, che le notizie di montagne scese giù a cancellare i paesi non hanno insegnato nulla. I vincoli, anche quelli di una zona franosa, non rappresentano uno strumento di tutela per il cittadino e per il territorio, ma sono visti come un’inutile e pesante palla al piede della quale liberarsi ad ogni costo.

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