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Giovedì, 28 Marzo 2024
Tutto il mondo è foggiano

Tutto il mondo è foggiano

A cura di Massimiliano Nardella

Nazario Tenace, l’ingegnere chimico garganico di ‘Mura di Frontiera’

Mura di Frontiera è il romanzo scritto da Nazario Tenace, ingegnere chimico di San Marco in Lamis ma residente a Bologna, edito da 96, rue-de-La-Fontaine

L’angolo natalizio di ‘Tutto il mondo è foggiano’ lo riserviamo a Nazario Tenace, ingegnere chimico con la passione per la scrittura, residente a Bologna ma nato a San Marco in Lamis, città dei due conventi e del poeta dei due mondi, Joseph Tusiani.

Mura di Frontiera, il romanzo di Nazario Tenace

Mura di Frontiera: si chiama così il primo romanzo con cui il 38enne garganico affronta il tema dell’emigrazione senza però esasperarlo, anzi, narrandolo con discrezione e circoscrivendolo a un periodo e a un luogo ben precisi: siamo in Germania agli inizi degli anni Ottanta. Mura di Frontiera è la storia o le storie di un gruppo di emigranti originari di Borgo Santo, piccolo paese dell’Italia Meridionale. Di Bertone (annoiato padre di famiglia), Giachino (sedicente difensore delle proprie origini), Franchino (incallito giocatore di poker) e Ninno (giovane senza esperienza in cerca di una ragazza). È un racconto di amori, preoccupazioni, speranze e forse rimpianti, che riempiono le giornate di Kunta Platz, quartiere di periferia dove alloggiano i lavoratori italiani e stranieri delle fabbriche, ovvero dove “un largo reticolo di vie, tracciato con precisione geometrica, collegava i numerosi e imponenti palazzi”. Mura di Frontiera è l’incapacità di relazionarsi e di integrarsi dei personaggi, è la solitudine e, al tempo stesso, la forza di restare uniti, è il senso di appartenenza e il sentimento della lontananza, è il vincolo, forte, dei protagonisti alla terra madre.

Nazario Tenace, l’ingegnere chimico appassionato di Letteratura

Attualità e universalità, questi i due motivi che hanno spinto Nazario Tenace - ingegnere nel campo delle energie da fonti rinnovabili di in una multi-utility che opera in Emilia-Romagna - a trattare il tema dell’emigrazione. Ma come e dove è nata l’idea del romanzo? “Prima di tutto da immagini, l’emigrante dell’Italia Meridionale che negli anni 80’ ritornava dalla Germania per le vacanze di Natale, la sua auto di grossa cilindrata presa in affitto, i chiassosi raduni familiari, i bar con gente vestita a festa intenta a raccontare. Dopo le immagini ci sono le riflessioni sulla vita di queste persone e di quelle a loro vicine. Pensavo al modello di famiglia con marito e moglie insieme solo per pochi giorni all’anno e con i figli senza padre; a chi una famiglia non aveva fatto in tempo a costruirsela ed era partito senza affetti, seppur lontani, a cui aggrapparsi; alla vita all’estero così lontana e, allo stesso tempo, vincolata alle origini”.

L’ingegnere chimico di San Marco in Lamis trapiantato a Bologna, è appassionato di libri e fumetti, suona la chitarra e ascolta musica. Il suo ‘Mura di Frontiera’ – piacevole e da leggere tutto d’un fiato - altro non è che l’inizio di un percorso di cui l'autore si serve per liberare la fantasia, per “divertimento e necessità”; e “la scrittura è senz’altro un buon metodo” ci confida.

Un romanzo e una raccolta di racconti sono i due progetti post 'Mura di Frontiera': il primo “è sull’avventura di un ricercatore e di un imprenditore che tentano di creare un business legato ai metalli preziosi. Tra i temi trattati ci sono la realizzazione dell’individuo, il denaro, la brama di potere; mentre i racconti “sono invece di varia natura: conversazioni, ritratti di personaggi, descrizioni di situazioni paradossali e sorprendenti, ma anche ordinarie e apparentemente banali”.

A proposito di emigrazione e di legami con la propria terra, a una nostra domanda, l’autore ci dice cosa si prova a tornare a casa e come ci si sente quando si è lontani “Al ritorno nella mia terra provo in primis una sensazione di stravolgimento temporale. A volte sembra persino che non sia mai partito e che il presente si colleghi direttamente agli anni in cui ci vivevo stabilmente. Quando sono lontano non ho un senso di nostalgia, però non dimentico le mie origini e i valori con i quali sono cresciuto”. E quando gli chiediamo se in ‘Mura di Frontiera’ ha rivisto anche un po' del suo percorso universitario-lavorativo, Tenace conferma (“in parte”) e aggiunge: “Anche se nel libro non si parla di studenti, di università o di lavori direttamente collegabili con quello che svolgo attualmente, l’esperienza da fuorisede ha influito sulla stesura del racconto”.

Non potevamo non chiedergli quindi la differenza tra il Nord che lo ha adottato e il Sud in cui è nato e vissuto prima di intraprendere gli studi universitari: “Credo che la principale differenza sia nella storia. Per quanto si rischi di risultare noiosi o accademici, non si può prescindere dal constatare che avvenimenti politici, operazioni militari e interessi economici abbiano determinato l’attuale stato delle cose. Io non credo ad esempio alla definizione secondo la quale il Sud risulterebbe meno laborioso del Nord. Ai giorni d’oggi, al Sud si opera in un contesto più difficile rispetto al Nord ed un gap in termini di sviluppo economico-sociale indubbiamente esiste. L’emigrazione ne è la prova”.

O cosa, Foggia e il Gargano non hanno rispetto, ad esempio, a Bologna o viceversa. “Credo che il Gargano, come altri territori del Mezzogiorno, abbia la tempra di chi è abituato ad ingegnarsi in condizioni non facili. Mi sembra che questo crei un forte senso di appartenenza nei suoi cittadini. Una cosa che invece il Gargano non ha è un confronto permanente con altre realtà. Bologna è una città multietnica, un ambiente adatto per cogliere stimoli da culture diverse. Ha dunque la grande opportunità del confronto. D’altra parte, il senso di appartenenza forse è meno forte”.

Mura di Frontiera evidenzia debolezze culturali e caratteriali dei personaggi, all'interno però di un contesto e di un periodo particolarmente difficili. È la partenza ma anche il ritorno, il cambiamento, è l'immagine di una sigaretta che lentamente si spegne nel ricordo vago e impreciso di quegli anni trascorsi in Germania. "Eravamo lì per lavorare"

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