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Il cortile e il pancotto

Il cortile e il pancotto

A cura di Massimiliano Arena

Gender o non gender

Dal blog ‘Il Cortile e il Pancotto’ dell’avv. Massimiliano Arena

Prima di dire la mia sulle polemiche relative al convegno tenuto a Foggia dal titolo “La buona scuola: come difendersi dal gender?”, mi sono volutamente fermare nel perimetro del mio cortile a studiare, a conoscere, ad ascoltare. Ho letto tutti di documenti di una parte e dell'altra e ho seguito per intero il video delle due ore di convegno, il convegno della discordia.

In prima battuta devo dire che, al di là delle reali intenzioni degli organizzatori, che ritengo buone e legittime, bisogna ammettere che la sintassi del titolo è infelice, nella misura in cui offre il fianco ad una interpretazione del gender alla stregua di un virus letale. In seconda battuta di norma declino ogni tipo di contesto ove non sia concesso il contradditorio delle idee e delle posizioni. Nella mia professione il contradditorio è il principio cardine, condito da una reale propensione alla mediazione e al rispetto dell’interlocutore. Rispetto che l’ospite d’onore invitato al convegno ha fatto fatica a mantenere per l’intero suo intervento. A parte un passaggio poco felice su Ivan Scalfarotto, che io ammiro nella chimica del suo pensiero e nella fisica del suo agire politico, un altro aspetto mi ha fatto storcere il naso: se da un lato tutti gli interlocutori iniziali e quelli invitati per le conclusioni hanno chiaramente affermato che non si trattava di una manifestazione omofobica, tuttavia l’ospite d’onore ha richiamato l’Antico Testamento e nella fattispecie la pratica della sodomia per stigmatizzare su un piano di fede l’omosessualità come forma di perversione. No amico mio, non ci sto. Senza stare qui a richiamare le parole di papa Francesco o quelle del compianto don Michele de’ Paolis, vorrei ricordare che nell’Antico Testamento si parla anche di legge del taglione di sottomissione della donna all’uomo. Non buttiamoci nel pericoloso tunnel di interpretare le sacre scritture in maniera esclusiva ed elitaria. La storia, anche recente, insegna.

Quanto al merito della questione, essa poggia su due pilastri portanti. Da un lato il dovere di educare le nuove generazioni al rispetto e alla tolleranza delle diversità, dall’altro il diritto dei genitori ad essere informati e consapevoli dei percorsi di studio dei propri figli (diritto sancito nella Costituzione e nella Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo). Ho letto il libretto controverso, distribuito nelle scuole, e posso capire che ad un primo impatto possa preoccupare un genitore. Ad un primo impatto può infastidire leggere che il proprio figlio non è maschio o femmina per incrocio cromosomico, ma sarà il bambino o la bambina a definire la propria identità sessuale. Posso capire certa apprensione nel leggere ciò, ma voglio anche tranquillizzare che è esattamente quello che la psicologia della dell’età adolescenziale insegna: noi maschietti in infanzia ci identifichiamo nel papà e le femminucce nella mamma, salvo poi negli esordi adolescenziali, con il mutamento corporeo, rimettere inconsciamente o consciamente tutto in discussione. Nulla di strano e solo un genitore consapevole e presente in famiglia può agevolare la definizione della identità sessuale. All’epoca del mio incarico come giudice minorile incontrai diversi casi di ragazzi o ragazze scappati di casa perché non riuscivano a fare outing in famiglia o perché bersaglio di bullismo omofobico. E devo anche dire che in questo libretto si parla di educazione anti-bullismo, si delineano strategie di prevenzione al cyber bullismo e al bullismo omofobico.

Ieri ho chiamato la mamma di Vincenzo, il mio bambino preferito. Lei, la mamma, è saggia e la sua vita è pura testimonianza di principi evangelici. Mi ha risposto che qualora a scuola il bambino fosse educato alla cultura Gender lei per prima cosa si informerebbe con gli insegnanti e deciderebbe con loro come accompagnare il figlio nella comprensione del percorso proposto. Mi ha detto che non potrebbe mai permettersi di crescere un figlio che possa discriminare una compagno di scuola perché figlio di separati, o perché cresciuto da due mamme o da due papà (perché le sentenze di cassazione, che si sappia, viaggiano più veloci della legge). Se poi un genitore si dice contrario ai percorsi proposti, potrebbe ritenere esonerato il figlio dalle lezioni così come avviene per l’ora di religione. Ma siamo certi che un bambino che perda l’occasione di un percorso che lo prepari a futuri mutamenti scenari non sia in futuro uno di quegli adulti che, all’indomani dell’ennesima strage in mare, affolleranno la bacheca Facebook di Matteo Salvini e anche loro, come tanti xenofobi italiani, posteranno commenti del tipo “25 in meno da sfamare” oppure “Forza Mare” o anche “Cavoli loro, chi gliel’ha detto di venire qua”? Sono sicuro che gli organizzatori del convegno, che ritengo in buona fede, troveranno presto il modo per allargare la discussione in maniera pacifica.

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Gender o non gender

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