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Il cortile e il pancotto

Il cortile e il pancotto

A cura di Massimiliano Arena

Il primo complice delle lobby sei tu

Dal blog "Il Cortile e il Pancotto" di Massimiliano Arena

Ho votato "Si" con cognizione al referendum e ho perso. Lo rifarei, nonostante gli ambasciatori di Twitter e dei vari social che l’establishment ha disseminato su tutto il territorio nazionale. Ho difeso questo governo all'epoca della Buona Scuola e del Jobs Act, lo difenderò al referendum di ottobre. Tuttavia sul piano delle politiche energetiche nutro notevoli perplessità. Su una cosa però non voglio seguire la massa. Uniformarmi al pensiero che ci sia la Lobby del petrolio a dettare la politica energetica nazionale. Può darsi. Prima, però, un esame di coscienza va fatto.

In attesa che venga normato e codificato il rapporto tra le lobby di affari e i governi che si susseguono, è necessario capire che fare lobbying non è reato, non è immorale. Anche le organizzazioni non governative spesso utilizzano la tecnica della pressione finalizzata a modificare le politiche. Per esempio l'Associazione Nazionale Avvocati di Strada cerca di far stretta sui governi locali, regionali e nazionali affinché vengano riconosciuti i diritti dei senza fissa dimora. Anche quello è lobbying e francamente non ci vedo nulla di male.

Ciò che invece mi suscita ilarità è quando il singolo cittadino non si rende conto di essere egli stesso il primo complice della lobby del petrolio o della lobby delle banche. Se in una città pianeggiante come Foggia, con circa 300 giorni all'anno di sole, si utilizza sempre l'autovettura piuttosto che la bicicletta o la camminata mi chiedo chi sia il primo complice della lobby del petrolio. Se nell'acquisto di un'autovettura nuova non si ha a cuore l'impatto ambientale, se non riusciamo ad essere alleati di una dignitosa raccolta differenziata, a prescindere dalle incapacità di talune amministrazioni locali, più brave su YouTube che nella pratica del quotidiano, è ancora il Governo che flirta con la lobby del petrolio?

E se nessuno per un mese prendesse più l’automobile la lobby del petrolio avrebbe ancora lo stesso potere contrattuale? Se facessimo capire che a noi il carburante fossile o la plastica non interessano più, non li acquistiamo più, la lobby del petrolio albergherebbe ancora nelle stanze dei bottoni? Quanto alle lobby delle banche, poi, discorso identico. Continuiamo a mettere da parte economia in banca, senza metterla in circolo, senza investire nella creazione di impresa, senza sostenere le nuove imprese giovanili. I giovani, quelli contaminati dalla proattività del mondo start up, lo hanno capito bene e in fretta.

Per le loro idee imprenditoriali non aspettano né la politica, né assemblano garanzie (immobili dei genitori o pensioni dei nonni) per andare a elemosinare in banca. Piazzano l’idea sul mercato del crowdfunding, del private equity, dei venture o dei bussiness angels. Ottengono liquididità in cambio di quote della loro idea. Non dovranno dire grazie né al politico, né al banchiere. Solo alla loro capacità. Il cittadino che scommetterà su di loro e dismetterà risparmi in banca toglierà potere ai banchieri, darà coraggio ai giovani e, udite udite, in molto casi avrà un margine di guadagno per dieci rispetto all’investimento. Chi, invece, tiene il contante ibernato, taccia e si appenda al petto la coccarda “lobby dei banchieri”.

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