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Il cortile e il pancotto

Il cortile e il pancotto

A cura di Massimiliano Arena

Recuperiamo le radici, per saper fare e saper essere (ovunque)

Dal blog 'Il Cortile e il Pancotto' di Massimiliano Arena

Quando incontro gruppi di giovani chiedo sempre loro due cose: il nome di battesimo e il sogno. Delle due mi rimane impresso il sogno, o almeno quei sogni che si staccano rispetto a una normalità imperante e noiosa. E’ un periodo in cui mi confronto con molti di loro sulle scelte che in questo ciclo devono prendere: università, master, corsi, esperienze all’estero o in Patria.

E’ l’approccio che è sbagliato. Non sia cosa faccio, ma cosa sono e cosa sarò. Non sia cosa voglio, piuttosto cosa desidero imparare. Non cosa voglio ottenere, ma cosa desidero dare. E’ un approccio molto latino, poco anglosassone, ma direi anche poco romantico. Sogno un colloquio di lavoro non già sui titoli, bensì sulle motivazioni e sulle esperienze. Va bene la laurea, i master, lo stage, le pubblicazioni, i dottorati.

Va tutto bene, ma oltre al saper fare è importante il saper essere. Se potessi selezionare il management di una società cercherei il gene del gabbiano Jonathan Livingstone nei giovani, il sacro fuoco della follia, lo sguardo del visionario impavido. Chiederei ad un giovane se ha mai scavalcato un muro o un cancello. Se ha mai conteso la fidanzatina al capo del cortile accanto. Se si è mai arrampicato su un albero per recuperare un pallone. Se ha mai viaggiato senza soldi in tasca o comunque senza elargizioni di mami e papi.

Se ha mai lavorato per mantenersi o comunque per il superfluo. Se ha mai gustato il sapore della interdizione della mèta. Se ha mai regalato il proprio tempo ai meno fortunati. Se dinanzi ad un problema altrui se ne infischia o piuttosto empatizza, sostiene e si sporca le mani. Se ha raggiunto orizzonti dove il cellulare non ha campo. Se ha conosciuto il deserto, fuori e dentro di sé. Se si è fermato in luoghi per più settimane per conoscere costumi e culture. Se ha viaggiato da solo. Se ha scritto almeno una poesia ed una lettera d’amore, a mano, carta e inchiostro, e soprattutto se ha avuto il coraggio di inviare l’una e l’altra. Credete sia fuori dalla logica tutto ciò?

Laszlo Bock, direttore del personale di Google, ha spiegato le caratteristiche che cerca nei futuri assunti: “Capacità cognitiva, cosa ben diversa dal quoziente di intelligenza. Bensì attitudine a risolvere senza ansia i problemi. Poi capacità di leadership, che vuol dire farsi avanti e condurre, come pure capire quando è necessario tirarsi indietro e lasciar condurre ad altri”. Noi pugliesi, i cui antenati hanno spietrato la terra per renderla fertile, sapremo fare e sapremo essere ovunque, a patto che recuperiamo le radici. Ed ora partite pure ragazzi cari. E ogni tanto scriveteci una lettera, a mano, carta e inchiostro. (ilcortile@massiarena.it)

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