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Sabato, 20 Aprile 2024

Massimiliano Nardella

Direttore Responsabile

Non è tempo di candidati, non è tempo di candidarsi

Clima elettorale a Foggia, ma il ritorno al voto è appeso alla decisione della commissione d'accesso agli atti. Tiene banco la questione Pippo Cavaliere nel centrosinistra

Benjamin Franklin sosteneva che solo chi ha pazienza può ottenere ciò che vuole, mentre Alexandre Dumas che ad ogni male ci sono due rimedi: il tempo e il silenzio. Ebbene, non tutti, in questa fase, sembrano averne. Di tempo e di pazienza s’intende.

Al netto di suggestioni e ricostruzioni giornalistiche e social più o meno aderenti alla realtà, nell’alveo del centrosinistra impazza già il toto-nomi; malgrado tutto e nonostante il ritorno al voto sia appeso alla decisione della commissione d’accesso agli atti, che dopo il 9 giugno potrebbe già pronunciarsi sullo scioglimento del Comune per infiltrazioni o condizionamenti della mafia nell’attività della pubblica amministrazione.

Ciononostante la città tiene aperta la finestra su Corso Garibaldi, dove la gestione dell’Ente è passata in altre mani, quelle del commissario Marilisa Magno e di tre sub-commissari.

Dal giorno degli arresti di sindaco e consiglieri comunali, nelle chat c’è un frenetico tam-tam di messaggi su nomi e alleanze. Sull’onda dell’emotività, che non fa rima con visione, sembra che la città abbia già smaltito i timori, le scorie e gli strascichi lasciati dai gravi accadimenti che hanno sconvolto il panorama politico-amministrativo negli ultimi mesi. Quasi ci si aspettasse un terremoto di queste dimensioni.

Gli interessati discutono, a pranzo o al bar davanti a un caffè. I retroscena si sprecano. Non mancano le fughe in avanti, meno che mai le smentite. Tra un’ostrica e l’altra, qualcuno ha ipotizzato finanche che partiti agli antipodi potessero stare insieme per non rischiare il terzo incomodo o portarsi avanti con il lavoro evitando le buche più dure.

La situazione è fluttuante, si ha il sentore che qualcosa di straordinario possa realmente accadere. Ci si prepara anche a sparigliare le carte pur di esserci.

In ballo c’è la gestione di una città capoluogo, progetti e processi economici importanti che muoveranno l’economia del territorio nei prossimi dieci-venti anni, a partire dai fondi del Recovery Plan. Gestirli non sarà facile. Starne fuori non converrà.

Nonostante le indagini siano entrate nel vivo e sebbene potrebbero venir fuori altri reati e responsabilità, non solo degli attuali indagati, tutto sommato si guarda avanti con fiducia.

Nel marasma generale, i primi ad interessarsi, per ovvi motivi, al dopo Landella, sono gli eletti e gli elettori del centrosinistra, alle prese con la questione ‘Pippo Cavaliere’ e il suo futuro politico. Sul punto PD e Articolo Uno sono stati chiari: priorità alla decisione della commissione d’accesso agli atti.

L’infelice frase sui comunisti pronunciata dall’ex candidato sindaco in una conversazione finita sotto la lente degli inquirenti per la quale Cavaliere nulla c’entra, non è passata inosservata.

Checché se ne dica, quel giudizio ha fatto sobbalzare dalla sedia più di un comunista, con la corrente dei risentiti che ha già tracciato una croce sulla possibilità che l’ex assessore della Giunta Mongelli possa guidare la coalizione.

Per sdrammatizzare ed evitare clamorosi autogol, la corrente dei moderati ha smorzato i toni con un sorriso e derubricato quelle affermazioni a un pour parler, in un momento in cui peraltro il politico Cavaliere stava lavorando per il centrosinistra, con l’obiettivo di mettere la parola fine all’esperienza Landella. E di riprovarci da candidato sindaco. Questo anche.

Poi c’è la corrente dei dubbiosi, ai quali non sfuggono gli incarichi e i progetti di Cavaliere ingegnere, che sarebbero a loro dire in contrasto con il ruolo da sindaco. Si potrebbe obiettare che gli stessi non si siano posti il problema due anni fa. Ma tant’è. Sarà che Cavaliere oggi non serve più alla causa. E infatti, alcuni lo avrebbero già scaricato.

Pippo è però figura terza del centrosinistra, profilo che unisce ma evidentemente non convince del tutto o tutti. E’ fin troppo slegato alle logiche dei partiti e a quel PD che mai come questa volta dovrà assumersi la responsabilità di tirare la volata per la conquista di Palazzo di Città dopo sette anni di centrodestra.

Con Pippo o senza? Chi lo sa. Cavaliere avrebbe tutto il diritto di riprovarci, nessuno glielo impedirebbe. Ma con chi? Questo è il dilemma. Le carte e le possibilità di farcela non gli mancherebbero, ma c’è un problema più grande. I niet a Cavaliere, al quale, qualcuno, secondo i beninformati, potrebbe suggerirgli di farsi da parte.

A dirla tutta la frase sui comunisti c’entra poco o nulla con la scelta del futuro candidato sindaco. Il centrosinistra non lo deciderà oggi ma è ugualmente consapevole che non riproporre Cavaliere potrebbe rivelarsi fatale. Ma anche il contrario.

Nel primo caso la decisione è un assist a un centrodestra tramortito al quale non resterà che puntare sugli errori dell’avversario o su quel “non siamo tutti uguali”, per provare a spuntarla. Sempre che da quelle parti lo vogliano realmente.

Perché allora, in questo contesto e con gli avversari alle corde, ci si vuole liberare dopo solo due anni di una figura che era riuscita a mettere tutti d’accordo e che non aveva sfigurato al cospetto di un Landella agguerrito e affamato di vittoria?

E che al cospetto di un Landella bellicoso si era difeso in maniera pulita, puntando su un linguaggio equilibrato, eludendo le provocazioni quando l’ex sindaco gli dava del napoletano per via della fede dell’ingegnere per il Napoli, e del barese, per via della sua vicinanza politica a Michele Emiliano.

Perché rinunciare a una personalità come Cavaliere, sì ingombrante nel perimetro del centrosinistra, ma necessaria?

Allo stesso modo sarebbe legittima e per nulla peregrina la scelta di puntare su un profilo giovane, competente, riconosciuto dalla società civile, politica ed economica, ma finora mai in campo. O su una donna.

Ora però silenzio e pazienza: non è tempo di candidati e di candidarsi.

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