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Coronavirus: il volontariato in Capitanata sempre in prima linea, ma i disagi non mancano. Mancanza di risorse e DPI, le criticità più forti

Concluso lo studio del CSV Foggia sull’impatto sociale del Covid-19 nel mondo dell’associazionismo locale. Rapporti positivi con le amministrazioni locali nel 70% dei casi; la perdita economica stimata in circa 150mila euro. Il Presidente Pasquale Marchese: “Programmazione attività Centro ricalibrata sui nuovi bisogni"

Oltre il 40% delle associazioni di Capitanata ha sospeso completamente le proprie attività durante l’emergenza Covid-19, il 41% lo ha fatto in parte. Su cento associazioni, il 70% è stato impegnato in attività legate proprio all’emergenza sanitaria, con supporto educativo e psico-sociale o con attività di sostegno alla persona, come la consegna a domicilio per le fasce fragili. Sono stati circa 2mila i volontari impiegati nelle scorse settimane, tra cui 230 nuove unità.

Questi alcuni dei dati emersi dal monitoraggio sull’impatto sociale dell’emergenza Covid-19 in Capitanata, condotto nelle scorse settimane dal Csv Foggia, che ha somministrato un articolato questionario a numerose realtà dell’associazionismo locale. “Gli enti del terzo settore – evidenziano dal Centro di servizio al volontariato di Foggia - sono stati colpiti duramente dal blocco delle attività, sia in termini sociali che culturali e, naturalmente, economici. La nostra ricerca si è posta l'obiettivo di monitorare la situazione, per una lettura qualitativa e quantitativa delle conseguenze legate all'emergenza. Ne è emersa un'analisi approfondita delle criticità, grazie alla quale stiamo già elaborando un piano strategico condiviso di intervento”.

Sono 160 le associazioni che hanno risposto al questionario, con una prevalenza di organizzazioni di volontariato (68%), rispetto alle associazioni di promozione sociale (26%). Il maggior numero di risposte è pervenuto dall’area del Gargano (38 questionari); è San Giovanni Rotondo il comune che ha fornito più risposte, a seguire Foggia e San Severo. Varie le attività sospese, a causa del lockdown: dagli incontri pubblici (50%), ai corsi di formazione (34%), dall’attività di educazione e animazione (60%) fino a concerti, proiezioni, teatro e danza (40%). Iniziative che i volontari intendono riproporre appena possibile, nel 60% dei casi.

Rispetto alla perdita economica, il valore è stato – tra anticipi relativi a progetti e mancati incassi – pari a circa 150mila euro. Comuni le maggiori difficoltà incontrate tra i volontari operativi nell’emergenza: l’assenza di dispositivi di protezione individuale e carenza di risorse economiche, aspetti che si ritrovano nei bisogni associativi segnalati per la fase due. Rispetto, invece, al rapporto con le relative amministrazioni, i volontari ritengono che lo stesso possa considerarsi collaborativo nel 70% dei casi, indifferente e negativo nel restante 30%. Il 70% delle associazioni coinvolte si è detto disponibile e interessato a proposte formative a distanza su temi specifici come raccolta fondi, progettazione, comunicazione, riforma del terzo settore e revisione statuti.

Siamo in una fase molto delicata anche per il mondo dell’associazionismo – sottolinea il Presidente del Csv Foggia, Pasquale Marchese – che in parte può riprendere alcune attività, ma con la cautela e le limitazioni imposte dai decreti. Nella cabina di regia sul terzo settore con il presidente Giuseppe Conte, tenutasi nei giorni scorsi a Roma, sono state definite diverse misure straordinarie per gli enti non profit. Un primo aiuto concreto, a cui speriamo possa aggiungersi il sostegno di Istituzioni, enti privati e fondazioni che vogliano impegnare risorse per aiutare chi aiuta, un volontariato che tanto ha fatto sul nostro territorio di Capitanata in questa emergenza, come è emerso anche dalla mappa costruita sul nostro sito. Naturalmente, con questa nuova fase, il nostro compito sarà anche quello di rispondere ai nuovi bisogni, ricalibrando la programmazione delle attività, proprio partendo dalle necessità rilevate con la ricerca”.

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