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Genitori furiosi con Emiliano, che li invita a non mandare i figli a scuola : "La Puglia non è una regione per bambini"

Il coordinamento 'La Scuola che vogliamo' replica piccato all'appello, ancora una volta a mezzo social, del governatore che scoraggia la didattica in presenza. Inascoltato, il gruppo aveva già lanciato una serie di proposte

"Ancora una volta dobbiamo constatare come la Regione Puglia ignori il motivo più profondo della scelta di quelle famiglie che, pur non avendo figli con bisogni educativi speciali o affetti da disturbi dell’apprendimento, abbiano scelto di mandare i loro piccoli, in particolar modo quelli che frequentano la scuola primaria e la prima media, a scuola". L'appello rivolto al mondo della scuola e alle famiglie dal governatore Michele Emiliano a non incoraggiare la didattica in presenza indispettisce oltre il coordinamento La Scuola che vogliamo - Scuole Diffuse in Puglia, composto prevalentemente da associazioni di genitori, convinto da tempo che la soluzione migliore fosse un lockdown generalizzato con le sole scuole aperte.

Il gruppo prende atto della maggiore attenzione nella scelta delle parole e del registro comunicativo adottato dal presidente, quantomeno rispetto al post di domenica sera quando prima intimò di non andare assolutamente a scuola per poi modificarlo, pur evidentemente non apprezzando la forma a mezzo social della 'raccomandazione'. "La scuola è salute", è questa è la prima ragione sottesa alla scelta della didattica in presenza e la Dad in maniera esclusiva e protratta, ricordano dal coordinamento, "oltre le tre settimane è addirittura dannosa".

'La Scuola che vogliamo' prospetta le soluzioni, alternativa alla chiusura indiscriminata degli istituti: istituire zone rosse; fare screening mirati sui gruppi classe (così come avvenuto in Trentino o come avviene in taluni virtuosi comuni, anche della Puglia); organizzare servizi d’ordine davanti a tutti gli istituti; migliorare il sistema di trasporto pubblico; in ultima analisi sospendere l’attività didattica (quindi anche quella a distanza) e recuperare le settimane perdute a giugno pensando di far slittare il termine dell’anno scolastico al 30 Giugno, così come già avviene per la scuola dell’ infanzia (con la sola eccezione per le ultime classi che dovranno sostenere esami di fine ciclo o di maturità).

"Al di là delle fragilità, che in qualche modo interessano tutti noi, in questa regione ci sono anche donne e uomini che o dipendenti pubblici o privati o lavoratori autonomi o precari comunque pagano le tasse e sostengono enormi sforzi per partecipare al funzionamento del Paese - fa rilevare il coordinamento - e questi uomini e queste donne soprattutto meritano di più di un post giornaliero su Facebook: meritano che gli siano riconosciuti dei diritti fondamentali, anche in tempo di pandemia".

I genitori non dimenticano che quando il governatore apriva alla movida i bambini non potevano neppure andare sull'altalena e a fine anno scolastico non hanno neppure potuto salutare le maestre per quanto poi, di lì a poco, avrebbero riaperto le discoteche. Il coordinamento che da maggio ha lanciato una serie di proposte, l’ultima redatta con il contributo della Società di medicina ambientale (Sima) con la cattedra Unesco dell’Università Federico II di Napoli, non è mai stato convocato.

"Ci auguravamo potesse puntare anche sulla scuola e non solo sulla fibra", scrivono amareggiati i genitori, anche perché già in tempi normali la scuola non costituiva a loro dire uno strumento di concilazione, senza il servizio mensa e con quasi quattro mesi di chiusura.

"La Puglia, presidente, è davvero una regione bellissima ma su questi presupposti - affermano desolati - riteniamo che non sia un posto per chi qui deve crescere dei bambini e dei ragazzi".

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