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"Per mio figlio ho scelto la didattica in presenza"

Un padre foggiano, Lorenzo Frattarolo, racconta la sua esperienza e pone più di una riflessione sulla discussa ordinanza del presidente della Regione Puglia che ha introdotto la libertà di scelta sul tipo di frequenza

Dopo 11 mesi di ordinanze e Dpcm, restrizioni e chiusure a intermittenza, la richiesta di evidenze scientifiche a monte dei provvedimenti assunti dai decisori politici a tutti i livelli diventa sempre più pressante. Pretendono i dati, e soprattutto chiarezza, i genitori di figli in età scolare, sballottati tra disposizioni talvolta contrastanti, spesso arrivate last minute.

"È meschino scaricare sulle famiglie e sui dirigenti, complicando il lavoro degli insegnanti che stanno facendo miracoli, la responsabilità in relazione alle decisioni da assumere a livello governativo, sia nazionale che regionale. Il mondo della scuola deve essere lasciato in pace perché gli insegnanti stanno svolgendo un lavoro pazzesco". A dirlo è un padre foggiano che ha scelto la didattica in presenza per suo figlio, Lorenzo Frattarolo. "Se tra qualche giorno il comitato tecnico scientifico dovesse dire che le scuole sono una fonte di contagio e vanno chiuse perché la carica virale è alta, si creano focolai pericolosissimi e quindi è obbligatoria la didattica a distanza perché ci sono dei dati certi, non avrei la competenza e le conoscenze per affermare il contrario e andrebbe bene, ma il fatto di sopperire con la scuola a ritardi sul tracciamento e su altre misure per me è inaccettabile".

La sua esperienza attiene alla scuola prima e dal suo punto di vista gli insegnanti stanno facendo i salti mortali, barcamenandosi tra le lezioni in presenza e quelle a distanza, "sopperendo a tutta questa confusione che c'è nell'aria". Nella scuola che frequenta suo figlio, peraltro, si è trovato un certo equilibrio tra Dad e presenza, a parte qualche momento concitato appena entrata in vigore l'ordinanza del presidente della Regione Puglia che introduceva la libertà di scelta della Dad.

"Rispetto quelli che decidono di far fare la Dad ai propri figli, non li critico - afferma Lorenzo Frattarolo - Contesto chi si dimentica l'articolo 34 della Costituzione e quindi si abbandona a frasi fuori luogo sul fatto che sarebbe incostituzionale obbligare la presenza in tempo di pandemia. Mi pare di aver letto una dichiarazione in questo senso del presidente della Regione e non l'ho condivisa. Detto questo, mi considero un cittadino abbastanza obbediente e responsabile, però mi devono dire con chiarezza le cose che vanno fatte. Se ci dicono che le scuole sono una fonte di contagio e quindi c'è un pericolo, si devono assumere l'onere di chiudere e organizzare la didattica a distanza. È facile parlare di Dad, ma poi bisogna vedere come viene fatta in alcuni comuni dove non arriva la fibra, con connessioni ballerine, in case magari piccole dove non c'è lo spazio adeguato. Mi dà fastidio l'approccio paternalistico, protettivo, moralistico di chi invece sta giocando solo a scaricare la responsabilità sulle famiglie e sui dirigenti scolastici. Secondo me tutti quanti dovrebbero essere più prudenti nel prendere posizione ed esprimersi, questo vale per i genitori ma a maggior ragione per chi ha ruoli di responsabilità".

Ciascuna famiglia, se ne rende conto, ha le proprie buone ragioni per operare una scelta, spesso anche piuttosto sofferta. Nessuno può mettere il naso tra le mura domestiche e giudicare chi ha esigenze lavorative o problemi di salute, solo per citare due ordini di ragioni in un senso o nell'altro. Lui, per esempio, non vede i genitori, avanti con gli anni, da aprile ("Ho fatto una scelta abbastanza drastica") e li saluta dal balcone. "A me infastidiscono solo le letture ideologiche, i proclami demagogici, quelle cose mi irritano".

Chiaramente ritiene preferibile la didattica in presenza, laddove sia possibile. "Al netto della pandemia, affermare che la Dad e la presenza siano la stessa è una sciocchezza. Secondo me, per le primarie ancora di più, perché i bambini devono ancora sperimentare l'interazione, le relazioni con gli altri, la socialità, e quindi è fondamentale un approccio in presenza soprattutto nei primi anni. Sono un commercialista non sono uno psicologo infantile, però non penso serva chissà quale specializzazione per capire che l'imprinting sociale sia fondamentale nei primi anni. Se non ci deve essere, si devono assumere la responsabilità di dirlo, sulla base di qualche dato certo non generico, perché bisogna capire che la salute è un bene primario e l'istruzione lo è altrettanto. Sono di rango costituzionale entrambe e non si può dire chiudiamo e poi vediamo cosa succede. In Francia e Germania stanno andando a scuola regolarmente, quindi non ci sono lacune. E invece da noi alle secondarie non vanno a scuola da marzo in maniera regolare. Sul quel periodo come si recupera?".

Peraltro, Lorenzo Frattarolo pone un problema che non riguarda la sola connessione Internet: "Non sono tutti benestanti da potersi permettere in serenità una didattica a distanza in una stanza dedicata, in un ambiente sano e tranquillo. Il più delle volte, il tutto può avvenire in appartamenti di meno di 80 metri quadri con connessioni ballerine. La superficialità, la faciloneria, che poi magari paga in termini di consenso elettorale, non mi sembra un approccio scientifico per risolvere i problemi".  

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