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Sabato, 20 Aprile 2024
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Rosanna Mezzanotte, la fumettista garganica dentro il mondo di Vasco: "Così 'Anima Fragile' diventa un corto animato"

La 37enne di San Marco in Lamis racconta la genesi del progetto, contenuto extra della ri-edizione di ‘Colpa d’Alfredo’, terzo album di Vasco Rossi, lanciato nel 1980 e giunto alla soglia dei 40 anni, con lo smalto di sempre

Un ragazzo e una ragazza, un anello che cade e un labirinto di fili rossi che si intrecciano in una grande città. C’è tutta la delicatezza e la profondità di ‘Anima Fragile’ nel video animato - un vero e proprio corto, della durata di 5 minuti e 47 secondi - basato sulle illustrazioni della 37enne Rosanna Mezzanotte, fumettista, grafica e illustratrice originaria di San Marco in Lamis.

Il corto è il contenuto extra della ri-edizione di ‘Colpa d’Alfredo’, terzo album di Vasco Rossi, lanciato nel 1980 e giunto alla soglia dei 40 anni, con lo smalto di sempre e una copertina giallo fluo per un tocco più ‘pop’. Una ricorrenza festeggiata con un cofanetto speciale, ricercato già da collezionisti e fan sfegatati, che comprende (oltre al corto animato) un hardcover book di 32 pagine con contenuti esclusivi, e il trittico vinile, musicassetta e cd, rimasterizzati partendo dai nastri master analogici.

L’intero processo è stato curato dal sound engineer Maurizio Biancani, storico collaboratore di Vasco Rossi. A curare il progetto redazionale insieme a Tania Sachs (portavoce storica del rocker) c'è Arturo Bertusi, che firma anche la regia del corto di ‘Anima fragile’, realizzato con disegni, personaggi e ambientazioni della garganica Rosanna Mezzanotte, animati da Tommaso Arosio e Matteo Manzini. “E’ un progetto che parla delle emozioni e delle relazioni umane”, spiega la giovane sammarchese, dal 2002 trapiantata a Bologna, dove lavora per la ‘Chiaroscuro Creative’, che ha realizzato e prodotto il corto animato. E’ la stessa fumettista (che aveva già lavorato per il Blasco in ‘Jenny è pazza') a raccontare a FoggiaToday la genesi del progetto.

Rosanna come nasce questo corto? Qual è stato il suo tempo di gestazione?

‘Anima fragile’ è un progetto particolare, come particolare è il periodo che stiamo vivendo, soprattutto rispetto alle relazioni. La storia è stata scritta ad inizio anno, ma abbiamo iniziato a lavorare sui disegni da marzo. Nove mesi pieni, per un lavoro che definirei ‘artigianale’: i disegni sono in digitale, ma realizzati interamente a mano con l'interfaccia del computer.

Per ‘Anima fragile’ hai realizzato tutti i disegni di base. Cosa, in questo progetto, ha acceso la scintilla creativa?

Non è semplice illustrare il mondo di Vasco, che è profondamente legato alle emozioni e alla interiorità delle persone. Questo corto è frutto di un confronto continuo tra tutti i soggetti coinvolti. Io mi sono occupata dell’aspetto grafico-visivo: ho realizzato tutti i disegni di base, dei personaggi, degli ambienti e di tutto ciò che compare nelle varie scene. Poi ho realizzato i ‘keyframe’, che sono il primo e l’ultimo fotogramma di ogni scena. Le animazioni e le intercalazioni necessarie a creare il movimento, invece, sono state realizzate da Tommaso Arosio e Matteo Manzini.

Come ti sei rapportata, dal punto di vista stilistico, a questa storia e a questo tipo di narrazione?

Nei miei lavori personali ricerco sempre il minimale. In questo video, si parla di sentimenti e relazioni, quelle che stringiamo lungo la nostra vita e che, nonostante il passare del tempo, restano dentro di noi. Si parte da un ragazzo e una ragazza, e un anello che cade, simboleggiando la rottura di un sentimento. Da qui si dipana un filo rosso, che accompagna il personaggio lungo la sua strada, tra i tanti fili rossi che attraversano la città. E’ una storia molto bella: racconta che tutti abbiamo dei legami e che siamo il risultato di questi rapporti.

Qual è il tuo rapporto con Vasco Rossi e il suo mondo? A naso, è una vasta fucina di ispirazioni…

Lo studio ‘Chiaroscuro Creative’ cura l’immagine dei prodotti discografici ed editoriali di Vasco da molto tempo. E non solo i suoi perché lavoriamo molto nel campo della musica. Lo stimo come artista: il suo repertorio è grande, vasto e profondo come pochi. Ha la grande virtù di rappresentare dei mondi in cui rispecchiarci un po’ tutti.

Quando hai deciso che la tua vita sarebbe stata guidata dall’arte?

Ho studiato ragioneria a San Giovanni Rotondo, ma il disegno è sempre stato la mia passione. Mi sono iscritta alla facoltà di Antropologia, ma ho continuato ad alimentare questa passione frequentando un corso professionalizzante, grazie al quale sono stata allieva di vari fumettisti. Così ho iniziato a ‘strutturalizzare’ il sogno: iniziavo a realizzare disegni per alcune fanzine e vedevo che i miei lavori venivano apprezzati e richiesti. A quel punto ho deciso: mi sono iscritta all’Accademia di Belle Arti, triennale in Grafica e specialistica in Grafica d’arte. La mia famiglia mi ha sempre appoggiato e sostenuto. Per il resto, ho imparato tanto dal mondo professionale. In particolare, a Londra, dove ho studiato grazie al progetto Erasmus: un’esperienza che ha sovvertito quel mondo tradizionale figurativo dal quale provenivo. Mi sono trovata ad affrontare una nuova sfida, a dar voce a segni più particolari e personali. Ed è questa la strada che poi ho continuato a coltivare, e che mi ha dato un tratto distintivo e riconoscibile.

Qual è la tua cifra distintiva? Quali sono gli abiti artistici in cui ti senti più a tuo agio?

Dipende ovviamente dal tipo di lavoro. In generale, la mia ricerca va sempre verso la sintesi: riduco al minimo le forme e i colori e lavoro molto a livello emotivo con le immagini.

Cosa significa?

Mi immergo nell’immagine nel momento in cui creo. E non mi fermo fino a quando non mi trasmette quello che ci volevo mettere dentro. Come spesso capita, nelle arti figurative c’è chi si riconosce e chi no. L’arte è sempre un’esperienza personale. Io cerco di darmi grande libertà di espressione: trovare concetti ed emozioni nella semplicità della sintesi è una bella sfida.

Dove cogli l’ispirazione per i tuoi lavori?

Bella domanda. Ultimamente mi sto concentrando su composizioni astratte. Vorrei rappresentare le emozioni tramite forme basilari e capire come elementi minimali, combinati tra loro, possano narrare una storia. Il mio lavoro è quasi estremo da questo punto di vista.

Si dice spesso che il digitale abbia ‘spersonalizzato’ l’arte. Ma nel tuo lavoro arte e digitale si fondono. Qualcosa non torna…

E’ una argomentazione ricorrente, che ovviamente non può trovarmi d’accordo. Il problema del digitale è che non hai l’originale. Quando termini un lavoro digitale sai che sta solo nel tuo pc, in una combinazione di numeri e simboli. Non puoi stampare l’originale e avere la ‘copia zero’, unica, nata dalle tue mani. Però ti assicuro che c’è tanto talento digitale in giro (banalmente, anche su Instagram): artisti bravissimi che condividono gratuitamente piccoli capolavori. Molti di questi lavorano in digitale, ed hanno tecnica da vendere. Quindi non è lo strumento, ma il talento a fare la differenza.

Oggi vivi a Bologna, che definisci ‘una mamma buona’. Ma qual è il tuo rapporto con la Capitanata?

Di amore profondo, ma anche di dolore e rammarico. Amo il sud, trovo che sia un territorio meraviglioso e che ci siano molte menti brillanti. Dico sempre che i veri eroi sono quelli che vi restano e cercano di costruire qualcosa, soprattutto nel settore culturale, che oggi è davvero carente. Questa debolezza culturale alla fine si ripercuote in mancanza di opportunità nel settore, ed è un vero peccato se pensiamo al grande potenziale di questa meravigliosa parte d'Italia. Spero presto in una rinascita culturale: non so quando questo avverrà, ma sono certa che sarà fantastico.

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