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I bastoni tra le ruote sul randagismo, piaga infinita e irrisolta di Capitanata. Toto: "Siamo messi malissimo, amministrazioni menefreghiste"

Francesca Toto, volontaria e ideatrice del progetto di successo a Vieste 'Zero Cani in Canile', fa il punto della situazione a un anno di distanza dall'ultima intervista rilasciata a Foggiatoday.

Il progetto Zero cani in canile è una eccellenza certificata dai suoi effetti nei comuni che lo hanno adottato. In primis, quello di Vieste dove il canile rifugio è vuoto dal 2017. Com'è noto, la Asl ha inserito il progetto nel suo piano di prevenzione come metodo efficace per contrastare il fenomeno del randagimo.

Eppure, nonostante l'esempio virtuoso del comune garganico, il progetto fa ancora fatica a diffondersi nel resto della provincia: "Con il Parco del Gargano avremmo dovuto far partire il progetto in tutti i comuni garganici, ma la realtà è ben diversa", spiega Francesca Toto, l'ideatrice del progetto. "Molti mostrano disinteresse verso la problematica del randagismo con conseguenze note, a cominciare dal considerevole danno di immagine inflitto ai comuni costieri. Insieme alla Asl stiamo cercando di prendere la situazione in mano, ma sto riscontrando un certo menefreghismo da parte delle amministrazioni. Non c'è un piano di lavoro, sterilizzano il cane che trovano, ma non è così che si tratta il randagismo. Non esistono campagne informative, né campagne nelle scuole. L'unica campagna l'ho fatta l'anno scorso". 

Non è l'unica problematica, però. Oltre un anno fa, a FoggiaToday la Toto fissò tra gli obiettivi l'istituzione di un pronto soccorso notturno: "Resta una grave emergenza che riguarda l'intera provincia. Non tutti i veterinari garantiscono il servizio di notte. Sul Gargano, in particolare, siamo messi malissimo".

Insomma, in caso di emergenza può capitare che un veterinario risponda come che il telefono squilli a vuoto: "Non esistono cliniche, il che fa sì che tutto venga affidato al singolo veterinario. La soluzione sarebbe quella di chiedere all'ordine la pianificazione di una turnazione comprensoriale, una sorta di reperibilità che non riguardi solo i randagi, ma anche i cani dei privati. Si potrebbero organizzare degli ambiti territoriali, così se ho una urgenza e a Vieste non c'è nessuno, so che posso recarmi da un veterinario a Peschici. Non è il massimo, ma sarebbe il male minore".

Per quanto riguarda Zero Cani in canile, al netto di alcuni esempi virtuosi come Apricena, dove in meno di un anno il numero di randagi è stato pressoché dimezzato, e di San Giovanni Rotondo ("Anche se mancano ancora alcune azioni da attivare, si sta muovendo bene anche grazie all'ottimo lavoro dell'Enpa"), il progetto non è ancora decollato come dovrebbe. Buio totale sui Monti Dauni: "Ho avuto una videoconferenza con i sindaci che poi sono letteralmente spariti. Non so che cosa stiano facendo ora. So che sul Gargano ci sono altri comuni come Mattinata e Monte Sant'Angelo che stanno muovendo i primi passi".

In generale, sono ancora molte le criticità evidenziate, a cominciare dai canili, molti dei quali non rispettano le normative regionali: "La norma che prevede un operatore per un massimo di 50 cani non è rispettata. Molte strutture, poi, sono del tutto fatiscenti. Ci sono comuni come Lucera e Apricena nei quali si sta costruendo un nuovo canile, ma la maggior parte del territorio è sonnecchiante". 

Tra le problematiche più evidenti, c'è quella riguardante i controlli: "Molti dei cani provenienti da Lucera e Apricena che sono stati spostati a Vieste in attesa che vengano costruiti i canili, non erano castrati. La castrazione è la prima azione che si fa quando un cane arriva nel canile sanitario. Credo che serva una commissione di controllo che vigili sia sui canili che sui randagi. Ma purtroppo esistono ancora comuni che non hanno a bilancio nemmeno le spese per le cure dei cani e molto spesso capita che i volontari debbano sopperire alla mancanza di fondi autotassandosi. Così non si può andare avanti. Ci sono spese obbligatorie a cui ottemperare, dagli oneri di urbanizzazione per legge va dedotta una percentuale da destinare alla ristrutturazione o costruzione di canili sanitari, che dovrebbero avere tutti i comuni", puntualizza la Toto. 

Ma un aumento dei controlli consentirebbe anche di contrastare meglio le attività criminali a danno di animali, un fenomeno che va anche oltre quello del randagismo. Una recente indagine sulla zoomafia, ha evidenziato un aumento del 149% dei crimini in tutta la provincia di Foggia: "Sono numeri alti - fa presente la Toto - che, però, si possono leggere anche in un'ottica positiva. Se aumentano i provvedimenti, vuol dire che aumentano le denunce. Per altre cose, come i combattimenti o le corse clandestine, servirebbe un po' più di attenzione da parte delle procure. Nei canili spesso e volentieri la criminalità fa affari. Si sottovaluta ancora troppo il randagismo e gli illeciti che orbitano attorno".

Ma secondo l'ideatrice di Zero Cani in canile le responsabilità sono anche dei gestori: "Spesso si lamentano che i comuni pagano poco, ed è vero (si parla di poco più di 2 euro lordi per ogni cane, ndr). Ma dall'altra parte mi chiedo perché mai i gestori non si rifiutino di operare in queste condizioni, obbligando i comuni a mettere più soldi a bilancio per i canili. Ci vuole coerenza". 

Ma perché di fronte a un progetto che a Vieste ha ottenuto risultati estremamente soddisfacenti, gli altri comuni continuano a essere recalcitranti?: "Sostanzialmente c'è una mancanza di organizzazione che coinvolge tutti gli attori, anche le forze dell'ordine, molto spesso latitanti. È vero, in alcune realtà le unità sono poche, ma il progetto prevede la creazione di una task force proprio per ovviare al problema. Al tavolo di Zero Cani in Canile siedono anche le associazioni animaliste, le guardie zoofile e le associazioni di protezione civile. Se in un paesino ci sono soltanto 2 vigili, gli si affianca uno della protezione civile. A Vieste effettuiamo due volte a settimana il controllo delle masserie e il secondo giorno viene utilizzato per le sterilizzazioni, è una cosa sistematica che va avanti da ormai tre anni. Si parte da ottobre fino a maggio, poi ci si ferma e si lavora solo sulle emergenze, ma noi da ottobre a maggio giriamo tutte le masserie e sterilizziamo le femmine. Tanto è vero che a Vieste questa estate non abbiamo registrato presenze di randagi. Tutti i cani ritrovati erano di proprietà. Zero cani in canile non prevede costi aggiuntivi a quelli che i comuni sono obbligati a sostenere, perché è semplicemente un lavoro di organizzazione e comunicazione di forze già esistenti e già preposte ad affrontare il problema. È un po' come la scoperta dell'acqua calda. Qui, la Polizia locale risponde alle segnalazioni, la Asl sterilizza, ognuno fa il suo".

Ma dietro alla disorganizzazione sul randagismo, che non è circoscrivibile alla sola provincia di Foggia o alla Puglia, si nasconde un sottobosco in cui operano figure interessate più a far sì che il problema non venga risolto: "In alcuni casi il non affrontare il fenomeno è una scelta voluta, perché evidentemente c'è qualcuno che ci guadagna, a cominciare da persone che si infiltrano nelle associazioni con la scusa del volontariato e si fanno mandare soldi poi utilizzati per fini personali. Il nostro è un progetto gratuito perché nessuno deve avere la necessità di chiedere soldi, solo così il lavoro del volontario è pulito. A Vieste non riceviamo alcun contributo e mai dobbiamo riceverne. Ecco perché chi lucra non vede di buon occhio il nostro progetto che in alcune parti d'Italia è stato anche boicottato. Però, piano piano, cerchiamo di andare avanti". 

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