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Sciopero della Camera penale di Capitanata, avvocati contro il governo: "Sopprimono il malato per evitare il contagio"

L'astensione dal lavoro è stata proclamata a livello nazionale e durerà da oggi fino al 23 novembre. Preoccupa la sospensione della prescrizione dopo la sentenza di primo grado. Ursitti: "Sotto la soglia dello stato di diritto"

Questa mattina la Camera Penale di Capitanata ha iniziato l’astensione, che durerà fino al 23 novembre, proclamata dall’Unione Camere Penali Italiane, di cui la locale associazione è parte integrante. La ragione dell’astensione è costituita dalla norma-manifesto che il Ministro della Giustizia aveva preannunciato e che gli Onorevoli Businarolo e Forciniti del Movimento 5 Stelle hanno tradotto in un emendamento al DDL anticorruzione, poi ritirato per ragioni formali e, a detta del Governo, semplicemente rinviato.

L’emendamento prevede la sospensione della prescrizione dopo la sentenza di primo grado e fino all’esecuzione della pena: in altre parole, dopo la sentenza di primo grado la prescrizione, di fatto, è stata abrogata.

"Come tutte le Camere penali locali, è nostro interesse comunicare il nostro punto di vista ai non addetti ai lavori, perché il diritto e la logica prevalgano sulla pancia e perché i cittadini comprendano le trappole e le insidie che allignano dietro norme di questa portata" dichiara il presidente della Camera penale di Capitanata, Gianluca Ursitti. "La prescrizione è un istituto antico che concorre a garantire la certezza dei rapporti giuridici e che impone allo stato un termine per processare ed eventualmente punire una persona".

"Poche ma, spero, esaustive considerazioni - continua l'avvocato foggiano-. Prima di tutto il metodo: siccome i processi durano troppo, anziché studiare meccanismi di velocizzazione e riforme di sistema in grado di efficientare il lavoro, si va a colpire i diritti, allungando – di fatto – la durata dei processi. In questo modo sopprimiamo il malato per evitare il contagio! Nessuno può dubitare, infatti, che, l’introduzione di questa norma allungherebbe i tempi dei processi pendenti che, già oggi, anche a causa dell’enorme numero, vengono celebrati in tempi di certo già non brevi. Il non addetto ai lavori deve sapere che, di recente, una riforma della prescrizione (nel 2017) ha già considerevolmente allungato i tempi della prescrizione, di fatto portando quella “più breve” (cioè quella prevista per i reati meno gravi) a dieci anni e mezzo! Per gli altri reati, i tempi sono sensibilmente più lunghi! Ma dieci anni e mezzo vi sembran pochi?" 

"Sono dieci anni e mezzo - spiega Ursitti- in cui la vita dell’imputato, che a volte (e quante volte) risulta poi innocente, è sospesa in un limbo nel quale non potrà sapere quale sarà la sua sorte e quale sarà quella dei suoi figli, sempre più spesso subendo sequestri di beni, di aziende o di altro, in attesa di una confisca che “potrebbe” arrivare in caso di condanna. Nel frattempo gli sarà precluso tutto. Il non addetto ai lavori deve sapere che questo può accadere a chiunque, ogni giorno, per qualsiasi ragione. E può accadere, stando all’emendamento, anche a chi viene assolto in primo grado, poiché la norma prevede che il PM possa appellare la sentenza di assoluzione: anche in questo caso la prescrizione viene sospesa in attesa di una sentenza che possa “ribaltare” l’assoluzione. Noi pensiamo che questa riforma, se portata avanti, sia ben al di sotto dei limiti che ci eravamo abituati a considerare patrimonio comune di uno stato di diritto" conclude il presidente della Camera penale di Capitanata.

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