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Amedeo Grieco punge la sinistra: "Contro di noi per il retweet di Salvini, che evidentemente è persona intelligente"

A 'Di Martedì' il comico foggiano ribadisce quanto dichiarato nella giornata di ieri, a proposito del monologo andato in scena nell'ultima puntata di 'Felicissima sera': "Il nostro monologo parte dall'idea di disinnescare la carica emotiva di quelle parole". E intanto Vauro difende il duo

A cinque giorni dall'ultima puntata di 'Felicissima sera', continua a tenere banco il "monologo della discordia" sul politicamente corretto di Pio e Amedeo

Se n'è parlato anche nel corso della puntata di 'Di Martedì', andata in onda ieri sera su La7: "Mi pare che stiamo ripassando il passato. È già accaduto tutto", ha commentato il giornalista Furio Colombo in riferimento alla parte del monologo del duo foggiano sullo stereotipo dell'avarizia degli ebrei. Colombo cita "Il giardino delle bestie", libro di Erik Larson sul primo ambasciatore di Roosevelt in Germania ("L'ambasciatore si meraviglia del fatto che ogni giorno gli insulti nei confronti degli ebrei aumentino sempre di più") per poi criticare duramente Pio e Amedeo: "Quello che ha detto Amedeo è insensato per un adulto che sa che c'è stata la shoah, in una città in cui ci sono le pietre di inciampo, in cui mancano in giro persone, bambini, vecchi, adulti, insegnanti, intellettuali che essendo ebrei sono stati tolti di mezzo. Non può dire le cose che dice, perché sono sbagliate e perché deve ricordarsi della bellissima frase di Carlo Levi, 'le parole sono pietre'". 

"Ma noi continueremo a farlo. Non vedo l'ora di andare in televisione a ribadire il concetto", il commento di Amedeo Grieco. Intercettato dalla giornalista Silvia Ciuffolini, il comico foggiano ribadisce il proprio punto di vista, già palesato ieri con un post su Facebook: "Questa dittatura grammaticale non ce la fanno passare. Ci rendiamo conto che ci stanno cancellando dei passaggi dei film Disney? Stiamo perdendo il nord della bussola. La tanto nominata libertà di opinione che si invoca, poi alla fine se uno ha una opinione diversa dalla comunità allora è omofobo. Chi mi chiama omofobo è un figlio di p*** (ride, ndr). Abbiamo degli amici gay, io non ci penso neanche più che lo sono".

Collegato in vivavoce al telefono di Amedeo, anche Pio dice la sua: "Ci dispiace che qualcuno si sia offeso, ma ci dispiace semplicemente perché non siamo stati capiti". "Ci rendiamo conto in che paese viviamo? Noi abbiamo solamente detto che le parole hanno un peso e niente è il peso delle parole in confronto al peso delle intenzioni. È incredibile che si faccia la guerra alla grammatica e non all'educazione", rincara Amedeo che ricorda nuovamente il viaggio in Russia, andato in onda durante una puntata di 'Emigratis': "Noi siamo stati in Russia con Vladimir Luxuria, mentre gli altri mettono le bandiere arcobaleno sui profili Instagram. Quello è un paese in cui si adescano i ragazzi omosessuali su Facebook, si incontrano, li si pestano senza dire le parole incriminate. Il nostro monologo parte dall'idea di disinnescare la carica emotiva di quelle parole. Secondo me il problema è ancora autoproclamarsi comunità. Noi guardiamo le persone, non i generi. Autoclassificarsi in generi e in categorie è il volano della discriminazione". 

"Pensiamo che siamo in un paese democratico dove ognuno è libero di fare quello che vuole, ognuno a letto fa quello che vuole", aggiunge Pio. 

"L'ignoranza è un acquazzone che ci piove addosso, non puoi fermarlo con l'ombrello. L'ironia è come l'ombrello che può proteggere alcuni, a volte l'acquazzone è così forte che non regge neanche l'ombrello. Noi superficiali? Un comico non deve essere superficiale? Noi parliamo alla pancia del paese, noi dobbiamo intrattenere le persone che stanno vivendo un periodo di merda", rincara Amedeo, che poi aggiunge: "Dalle parole si può passare alla violenza? Per colpa nostra?"

Amedeo poi pungola gli esponenti di sinistra: "Ci dà contro perché ci ha retwittato Salvini, che evidentemente è una persona intelligente. Mi hanno chiamato persone di sinistra di cui non posso dire i nomi, c'è una maggioranza silente che ci dice: "Finalmente avete detto delle cose che tutti vogliono dire". Il politicamente corretto è dire che, a momenti, non devo poter più raccontare una barzelletta sui carabinieri". 

"E continuerò a ritwittare volentieri. Viva la libertà, di pensiero, parola e sorriso", il commento rilasciato poco fa dal leader della Lega. 

Dalla parte dei due foggiani si schiera anche il vignettista Vauro Senesi: "La satira è scorretta per definizione, ogni liguaggio è comprensibile nel suo contesto. Nel linguaggio satirico che può essere vicino a quello comico, il politicamente scorretto è un ingrediente essenziale. Il portare luoghi comuni fino al paradosso è uno dei meccanismi della satira", ha dichiarato all'Adnkronos. "Nel contesto satirico - ha aggiunto - il linguaggio è chiaro, chi ne usufruisce sa benissimo che quello è un linguaggio volutamente alterato, grottesco e paradossale. Altra cosa, invece, è il linguaggio politico. Se nel linguaggio politico si usano termini come 'negro' o 'frocio' il significato è del tutto stravolto, essendo il contesto del tutto diverso". 

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