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Quella ordinanza che divide i genitori 'buoni' dai 'cattivi' (e li mette gli uni contro gli altri)

La discrezionalità nella decisione della didattica in presenza o a distanza alimenta la contrapposizione tra mamme e papà che hanno operato scelte diverse e tra famiglie e scuola. E a Foggia sale la tensione negli istituti

Sulla lavagna sono segnati i nomi dei 'buoni' e dei 'cattivi'. Questa volta sono quelli dei genitori, non dei loro figli. Sono gli stessi delle chat di whatsapp, frequentate perlopiù dalle mamme. Qualcuna ha abbandonato il gruppo. A casa ci sono famiglie combattute e frustrate per un'ordinanza che si ripercuote anche sulla scala dei diritti nella scuola dell'obbligo. I gradi di giudizio sono diversi: genitori che hanno scelto la didattica in presenza che accusano i genitori pro dad di rubare tempo prezioso ai loro figli, pro did che contestano la formula della dad, pro dad che riconoscono lo sforzo dell'istituzione scolastica e additano i pari delusi e messi in minoranza, altri pro dad che accusano i genitori pro presenza di parcheggiare i figli a scuola e anti-dad convinti che le classi virtuali siano un abominio. Il clima è incandescente. Gli uni contro gli altri. Distribuiscono torti e ragioni, che a ben vedere non esistono.

Al di là della legittima opinione sulla valutazione del rischio che, una volta ammessa, può far propendere i genitori per una scelta piuttosto che per un'altra, nessuno può arrogarsi il diritto di sapere quali siano le motivazioni che inducono a una scelta piuttosto che a un'altra e cosa stia passando una famiglia. La crisi, lo stress, l'ansia, accrescono le tensioni. Si può far accenno qui a una serie di categorie, a titolo esemplificativo: genitori che lavorano, entrambi, senza nonni; pressione psicologica per l'assenza di un'adeguata socialità dei propri figli; parenti col Covid, soggetti immunodepressi in famiglia. La casistica sarebbe lunga.

I dirigenti sballottati, questo sì, in un andirivieni di ordinanze, banchi monoposto, percorsi differenziati, orari da riorganizzare, hanno cercato di fare del loro meglio, supportati da collaboratori e docenti alla prova della flessibilità. Alcuni hanno dovuto assumere decisioni impopolari, e talvolta, forse, è mancata l'umiltà di ammettere semplicemente che, momentaneamente, la scuola non era in grado di ottemperare all'ordinanza - che concede comunque un alibi - e aveva adottato una soluzione tampone.

La maggior parte degli istituti si sono trovati nell'impossibilità di predisporre la Ddi, e i dirigenti scolastici si sono spremuti le meningi per cercare valide alternative. Ci sono genitori esausti di assistere alla bagarre che si augurano, qualunque decisione abbiano preso, che la scuola chiuda e che la si faccia finita. Elettori dichiarati di Emiliano questa volta lo contestano. In tanti definiscono l'ordinanza semplicemente pilatesca. Qui non si tratta di essere di destra, di sinistra o di centro e non si può nemmeno difendere strenuamente una posizione solo per una questione ideologica. La scelta discrezionale non ha funzionato dappertutto e ha generato una situazione grottesca. I rapporti scuola-famiglia, a volte, sono andati proprio a farsi benedire. In alcune scuole, i bambini sono stati prelevati dalle loro classi e inseriti in una classe virtuale, perdendo compagni e insegnanti curriculari, senza alternativa in caso di scelta della Dad. In certi casi, le classi per le lezioni in presenza sono state accorpate. 

Vale la pena qui ricordare, quanto disposto dall'ormai famigerata ordinanza n.413 del presidente della Regione Puglia Michele Emiliano, emessa in data 6 novembre. È il punto 2 a sancire la libera scelta delle famiglie: le istituzioni scolastiche nel primo ciclo di istruzione "devono garantire il collegamento online in modalità sincrona per tutti gli alunni le cui famiglie richiedano espressamente per i propri figli di adottare la didattica digitale integrata, anche in forma mista, e anche per periodi di tempo limitati coincidenti con eventuali quarantene o isolamenti fiduciari, in luogo dell’attività in presenza. Ove questo collegamento non possa essere garantito immediatamente, ogni singolo istituto,nell’ambito della propria autonomia organizzativa, deve ricercare ogni altra modalità utile a consentire comunque l’attivazione della didattica digitale integrata, anche in forma mista, e anche per periodi di tempo limitati coincidenti con eventuali quarantene o isolamenti fiduciari,agli studenti le cui famiglie ne facciano richiesta". Si parla espressamente di didattica digitale integrata.  

Con apposito decreto n.39 del 26 giugno, il ministero dell'Istruzione ha emanato le linee guida per la did che prevede un "equilibrato bilanciamento tra attività sincrone e asincrone". Il problema è che non si considerava, all'epoca, la discrezionalità della scelta delle famiglie concessa in Puglia e non contemplata nemmeno nell'ultimo Dpcm, ma si prospettava l'eventualità di ddi solo in caso di lockdown. Le maggiori criticità, infatti, si riscontrano nelle classi che non hanno scelto all'unanimità una sola delle opzioni. È il caso di ricordare che il decreto in questione, già a giugno, "ha fornito un quadro di riferimento entro cui progettare la ripresa delle attività scolastiche nel mese di settembre, con particolare riferimento, per la tematica in argomento, alla necessità per le scuole di dotarsi di un Piano scolastico per la didattica digitale integrata". E quello stesso decreto disciplinava il necessario rapporto scuola-famiglia che "va favorito attraverso attività formali di informazione e condivisione della proposta progettuale della didattica digitale integrata". Un patto che sembra saltato in alcuni casi, fino a generare, all'apice della rabbia, uno spettacolo deprecabile a cui in una scuola a Foggia ieri hanno assistito anche i bambini.

Sempre nella famigerata ordinanza che individua nel Ministero dell'Istruzione "l'unico responsabile dell'omesso aggiornamento tecnologico delle scuole del ciclo primario", al comma 3 si precisa che ogni adempimento per l'implementazione tecnologica "deve avvenire con l’urgenza del caso e comunque in tempi compatibili con l’attuazione di quanto disposto al medesimo punto 2, tenendo presente che agli studenti che hanno chiesto la didattica digitale integrata, non può essere imposta la didattica in presenza e che pertanto l’eventuale assenza deve sempre considerarsi giustificata".

Mentre Giuseppe Tiani ci ipnotizzava col ciondolo, il governatore, oggi senza un vero contraddittorio nelle more della proclamazione dei consiglieri regionali, ci raccontava che grazie a Tim, magicamente, saremo tutti in Did o Dad, "nel giro di poche settimane". La Puglia, in pratica, ha accelerato il cablaggio ed entro la fine dell'anno sarà la prima regione italiana totalmente connessa in fibra in tutte le case: "Le scuole pugliesi potranno connettersi in Didattica a Distanza con le abitazioni degli studenti potendo ottemperare alla mia ordinanza n.413". Facile, no? E le opposizioni mute.

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