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Sabato, 20 Aprile 2024
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La sfida delle minoranze nella Foggia “ostica e difficile” verso il diverso. Alice Rizzi (Arcigay): “Ci siamo e puntiamo a una città per tutti"

Intervista ad Alice Rizzi dopo i fatti di piazza Mercato. Il presidente dell'Arcigay Le Bigotte chiude più coraggio alla scuola e alla sinistra. E lancia la sfida di un'alleanza tra le minoranze.

Attivista della comunità Lgbt dal 2019, oggi presidente dell’associazione Arcigay ‘Le Bigotte’ di Foggia, Alice Rizzi, profonda sostenitrice della parola “diverso”, in un’intervista rilasciata al nostro quotidiano d’informazione, affronta il tema 'minoranze' all’indomani del pestaggio di piazza Mercato, di quel cinque contro uno ingaggiato da un branco di ragazzini nei confronti di Carlos ed Emanuela, che hanno pagato a caro prezzo, con il ricovero in ospedale, il coraggio di frapporsi tra i teppistelli ed un ragazzo gay, aggredito e minacciato per il suo orientamento sessuale.

Come premessa ad un clima d’odio e discriminazione per nulla latente, ma che anzi si manifesta nel peggiore dei modi e nei luoghi frequentati dai giovani, la neolaureata in Antropologia Culturale all’Università di Foggia non dimentica di rimarcare la mancata approvazione del Ddl Zan e le responsabilità di chi, soprattutto a destra, continua ad osteggiarla.

Non risparmia più di una frecciatina alla Sinistra e alla scuola, e lancia la sfida di Foggia, “ostica e difficile”, ‘Città per tutti’.

Alice Rizzi, come Arcigay ‘Le Bigotte’ vi siete già espressi con toni anche molto forti sull’aggressione avvenuta in piazza Mercato. In un passaggio avete sottolineato la necessità di un’alleanza, di una comunione di intenti tra le minoranze. Chi sono oggi le minoranze e perché sono tali.

Le minoranze sono rappresentate dalla comunità Lgbt, dalle donne e dagli stranieri. Ci sentiamo minoranza in una nazione che non è riuscita ad approvare il Ddl Zan, una legge che discute della civiltà di un paese rispetto alla quale c’è stato invece un ostruzionismo ridicolo.

Mi sembra di capire che anche la città di Foggia non sia una città vocata all'accoglienza delle minoranze

Si, Foggia non è certamente una città che primeggia in termini di accoglienza delle minoranze e tutela dei loro diritti. E’ ostica e difficile. Ci sarebbe da fare un lavoro importante in termini di formazione, prevenzione e informazione.

In questo contesto immagino che il vostro lavoro si complichi ulteriormente

Esatto, basti pensare che in due anni di attivismo ho constatato la difficoltà ad entrare nelle scuole

Vuol dire che le scuole si rifiutano di ospitarvi?

Si, ci viene spesso impedito di instaurare un dialogo con i ragazzi

Perché secondo lei succede?

Perché tendenzialmente la scuola teme la reazione dei genitori. C’è purtroppo questo spauracchio della cosiddetta teoria Gender, che non esiste ed è una bufala e che mai andremmo ad infondere nei ragazzi e nei bambini delle scuole. Secondo noi andrebbe riorganizzata una educazione alle differenze ed anche in maniera urgente.

Quindi, la scuola ha le sue colpe

Il punto è che la scuola deve tornare ad essere coraggiosa, deve prendersi la responsabilità di ammettere che i ragazzi hanno bisogno di quel tipo di formazione e prendersi la responsabilità anche di un eventuale scontro con i genitori. La scuola forma i ragazzi e anche le famiglie.

Quali sono invece, se ci sono, le responsabilità della chiesa?

Noi collaboriamo con sacerdoti e realtà religiose aperte. La chiesa è decisamente più vicina ma in maniera diversa. La chiesa dovrebbe però interrogarsi sull’assenza dei giovani che partecipano sempre meno alle attività religiose.

E quelle delle istituzioni?

Questo ci interessa di più. Personalmente attribuisco a loro la maggiore responsabilità del clima di odio e diffidenza verso il diverso che si respira nella nostra città.

Ritiene che anche la Sinistra abbia delle responsabilità, e ne abbia più di ogni altra forza politica?

La sinistra non ha saputo tenere insieme le minoranze e a costruire una alleanza. Eppure, i diritti delle donne, dei migranti e della comunità Lgbt, sono temi storicamente di sinistra. Se ci fosse una sinistra capace di mettere insieme le minoranze, noi saremmo più forti.

E’ un suggerimento il suo?

Assolutamente si. Aggiungo che qualunque azione di qualunque area politica, dovrebbe prestare più ascolto a quello che hanno da dire i giovani. Noi ci occupiamo perlopiù di ragazzi, giovanissimi, siamo un osservatorio privilegiato rispetto a quelle che sono le loro istanze e le assicuro che i giovani, almeno quelli che conosciamo noi, vorrebbero impegnarsi e sono attivi nell’ambito delle politiche sociali, dall’ambiente all’antimafia. In loro c’è grande movimento e dinamicità.

Se invece le chiedo se a suo parere i tempi di un impegno politico in città da parte della comunità Lgbt sono maturi, cosa risponde?

A Foggia è più complicato perché c’è un fortissimo pregiudizio. Se i tempi sono maturi non so, ma dovrebbero esserlo. Il ddl Zan ha riacceso fortemente il dibattito rispetto alla comunità Lgbt ovunque e questo potrebbe essere un buon momento per renderci anche protagonisti di un cambiamento politico che riguarda non soltanto noi, ma tutta la comunità

C’è qualcosa che è cambiato dal Gay Pride del 2015 ad oggi?

Sono stati fatti piccoli progressi anche a livello di tutele legali. D’altronde quello è stato l’anno dell’approvazione del Ddl Cirinnà e da lì in poi qualcosa è cambiato. Ad esempio molti comuni foggiani hanno cominciato a celebrare le unioni civili tra persone dello stesso sesso. La legge è un inizio di cambiamento culturale ed è anche e soprattutto la dimostrazione che può modificare le nostre convinzioni e idee rispetto a un determinato pre-concetto.

E’ il momento di un nuovo pride?

Sicuramente è il momento di farci sentire, di far sapere che ci siamo e siamo presenti

La sfida è Foggia città di tutti o Foggia città per tutti

Foggia è già una città di tutti perché le città appartengono a chi le vive, non a chi le amministra e le governa. Effettivamente la sfida è che diventi una città per tutti, in cui tutti possano sentirsi liberi di essere chi sono a prescindere dall’orientamento sessuale, dall’identità di genere e dal colore della pelle.

Rizzi, lei non ritiene che dietro le aggressioni, prima ancora dell’odio nei confronti del diverso, si nasconda una indole delinquenziale che è ancora più forte del tentativo discriminare un avversario per il colore della pelle o per l’orientamento sessuale?

Di sicuro i delinquenti ce l’hanno con i diversi o contro chi li contraddice in generale. Per me piazza Mercato è croce e delizia, è un luogo molto frequentato dalle diversità, un posto arcobaleno. E’ una zona diventata parecchio variegata ma un luogo dove si concentra una grandissima quantità di persone nel weekend, durante il quale il livello di rischio del conflitto si alza.

Secondo Alice Rizzi la parola diverso ha ancora ragione di esistere?

Secondo me si, io sono una grande sostenitrice di questa parola, perché più la utilizziamo e più la svuotiamo della sua accezione dispregiativa e negativa. La parola ‘diverso’ deve essere portata con orgoglio.

Quindi mi sembra di capire che teniate molto a preservare il concetto di diversità

Si, perché come movimento Lgbt il nostro scopo non è quello di renderci tutti uguali ma tutti pari, inteso come parità di diritti. Al contrario, ci teniamo a sottolineare e a mostrare le diversità perché sono bellissime e solo quando si riesce a vederle tutte se ne intuisce la ricchezza.

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