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Pelvi preoccupato per i giovani: "Più che depressi sono tristi". E striglia comunità e parrocchie: "Cosa facciamo per loro?"

Il messaggio dell'arcivescovo di Foggia - Bovino, in occasione della festività patronale è centrato sulle difficoltà degli adolescenti della città. E richiama alle proprie responsabilità anche le parrocchie: "Il 47% degli adolescenti si dichiara non credente. Ma quale slancio c’è nelle parrocchie per loro?"

"La storia dei nostri giorni sta dando segni di regressione, con il ritorno a forme di egoismo e a conflitti anacronistici che si ritenevano superati. In particolare si sta sfilacciando l’alleanza tra le generazioni, per cui quello che hanno insegnato gli anziani, non si considera più valido; e ciò che desiderano i più giovani viene definito sogno dagli adulti e non un’esperienza concreta e propositiva per il futuro. Vorrei, perciò, riflettere con voi sui nostri ragazzi".

Si apre così la lunga riflessione che l'arcivescono di Foggia Bovino, mons. Vincenzo Pelvi, condivide con la comunità dei fedeli in occasione della festività patronale. L'arcivescovo si sofferma "non tanto sui giovani che possiedono già risorse scolastiche e lavorative per progettare oltre le difficoltà, ma sugli adolescenti che avvertono l’urgenza di aprirsi agli altri, di incontrarsi e vivere nuove amicizie. Sono loro i veri protagonisti della ripartenza umana e sociale della Città. Eppure noi adulti li stiamo facendo crescere nel mito della prestazione, all’ombra dell’onnipotenza, del risultato a tutti i costi, nella logica della competizione e dell’accumulo che deve nascondere ogni difficoltà e ignorare ogni limite".

"Ci troviamo, così, con ragazzi angosciati, incapaci di far fronte alla durezza della realtà, presi da disturbi di insonnia e autolesionismo, perché non aiutati ad affrontare il dolore. Nell’animo degli adolescenti, infatti, troviamo impressi fallimenti e ricordi tristi, molte le ferite delle sconfitte della propria storia, dei desideri frustrati, delle ingiustizie subite, del non essersi sentiti amati. Accendiamo i riflettori sugli adolescenti: più che di psicofarmaci hanno bisogno di ascolto, accoglienza, dialogo. Tanti di loro più che depressi sono tristi, in cerca di affetto e comprensione. Pur restando la fragilità dell’età in bilico tra infanzia ed età adulta, i nostri adolescenti non siano lasciati soli. La loro è la stagione della vita in cui si formano l’identità, la libertà, la coscienza, il senso civico. I ragazzi hanno molto da donare alla Città, sono antenne che portano agli adulti il futuro nel presente pieno di affanni e incertezze", continua.

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"Quanto la comunità cittadina e la stessa comunità ecclesiale prova nel cuore di fronte ai ragazzi? E’ giunto il tempo di non stare a guardare ma accompagnare gli adolescenti con intelligenza, passione, coraggio e generosità. Dalle recenti statistiche risulta che il 47 per cento degli adolescenti si dichiara non credente. Lo si nota con quell’abbandono fisiologico e quel rifiuto di riferimento a figure religiose che si verifica dopo la celebrazione dei sacramenti dell’Eucaristia e della Confermazione. Essi vanno ascoltati, non descritti, quando non ritengono la Chiesa significativa per la propria esistenza. Anzi alcuni sentono la sua presenza come fastidiosa e irritante. Ciò è dovuto anche agli scandali sessuali ed economici, all’impreparazione di sacerdoti che non sanno intercettare adeguatamente la loro sensibilità, alla mancanza di adulti significativi".

"Quale slancio e freschezza c’è nelle parrocchie riguardo l’adolescenza? Sappiamo accogliere le provocazioni dei nostri ragazzi, metterci in gioco, intercettare il loro modo di vivere e pensare? Quanto investimento di fiducia, quanti stimoli di creatività sappiamo offrire? Quali educatori abbiamo preparato per il mondo adolescenziale? E quali spazi offriamo loro per farli abitare e farvi abitare i nostri ragazzi, coinvolgendo anche gli adulti? Apriamo sale, cortili, campetti delle nostre parrocchie. Diamo strutture ecclesiastiche, particolarmente quelle del centro storico, come luoghi di aggregazione che rifanno crescere una generazione nuova".

"Gli adolescenti hanno dentro un desiderio di fraternità, una ricerca di armonia con la natura, una particolare sensibilità artistica, un grande bisogno di comunicare, privilegiando la via della bellezza. Ripartiamo con un’azione pastorale coraggiosa e sinergica che può portare lontano e certamente cambiare il volto della nostra terra, bisognosa di processi di trasformazione impensabili e imprevedibili. Abitiamo il presente dei nostri ragazzi, non il passato o il futuro. Non facciamo paralizzare dall’amarezza e dalla nostalgia del passato, non concentriamoci sulle incertezze del domani, non lasciamoci ossessionare dai timori per l’avvenire. E’ il momento di ascoltare i nostri ragazzi per reinventarsi e mettersi in discussione, cogliendo il senso delle cose che veramente contano", conclude.

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