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Papa Francesco promuove mons. Renna, nuovo arcivescovo di Catania: "Ho detto subito sì"

Monsignor Luigi Renna lascia la diocesi di Cerignola-Ascoli Satriano e approda a Catania. L'annuncio della nomina ad arcivescovo di Catania

Ha detto subito "sì" alla proposta di Papa Francesco. Mons. Luigi Renna è il nuovo arcivescovo di Catania. Dopo sei anni lascia la curia vescovile della diocesi di Cerignola-Ascoli Satriano. "In questi anni ho cercato di voler bene a tutti e di essere il pastore di tutti, in quello stile che attinge al Concilio Vaticano II, al quale sono stato formato da un grande maestro, mons. Agostino Superbo, che ieri mi ha incoraggiato, chiamandomi dalla casa di riposo dove, con il suo esempio e la sua preghiera, continua ad essere il maestro di tutti noi che ci siamo formati alla sua scuola. A questo stile sono stato iniziato da tanti maestri che a Molfetta, ad Andria, in questa cara regione, sono stati docenti, padri e fratelli. Ringrazio papa Francesco per la fiducia che ha avuto nell’affidarmi un carico così grande: mi fido del suo discernimento! Lo ringrazio anche perché ci spinge sempre a seguire la via stretta ma sicura del Vangelo, in scelte piccole e grandi" il commento di Renna.

Queste le sensazioni del neo arcivescovo di Catania, che ripercorre i luoghi della sua formazione e carriera: “Non sono mai stato a Catania, e mi sento come Abramo che lascia la sua terra per andare verso un luogo totalmente inesplorato – tranne che per le tante letture degli scrittori siciliani che mi hanno affascinato fin dagli anni del liceo – nel quale il Signore lo precede e gli prepara il cammino con un popolo di fratelli e sorelle. Alcuni giorni fa commentavo alcuni testi della Genesi (12,7-9; 13,18) per la celebrazione del matrimonio di due cari amici che sono convolati a nozze in età matura, e notavo che Abramo dovunque andasse piantava una tenda e costruiva un altare. ‘Costruire una tenda’, cioè abitare con i fratelli, accolti sotto quegli spaziosi teli dei nomadi, che lì hanno tutta la loro vita ospitale; e ‘piantare altari’ a gloria di Dio, sapendo che ogni luogo che è sotto il cielo è sotto lo sguardo del Padre, proprio come mi insegnava mia mamma nella prima preghiera che mi ha insegnato: ‘Dov’è Dio? In cielo, in terra e in ogni luogo’. Tende e altari disseminano la vita di un credente, forse di ogni uomo, certamente di un presbitero e di un vescovo: le mie radici nel mio caro paese natale, Minervino Murge; gli anni di formazione e di ministero in Seminario e in tanti ambiti pastorali nella mia cara Andria; la ‘tenda’ del seminario regionale di Molfetta, che è vasta come la Puglia; i sei anni della chiesa di Cerignola-Ascoli Satriano, impegnativi e stupendi; le chiese sorelle di Puglia con i miei cari confratelli vescovi. Quanti volti, quante storie, quante situazioni che mi hanno visto più discepolo che maestro! In ciascuno di questi luoghi ho piantato la tenda, l’ho poi levata, ma è rimasto ‘l’altare’ della gratitudine al signore e i legami della fraternità”

E ancora, aggiunge Renna, "quando sono stato chiamato per andare a Catania ho detto subito di “sì”, come ho sempre fatto e come bisogna sempre fare anche davanti all’ignoto e alle cose difficili: “Dove c’è obbedienza, c’è grazia”, dice l’Imitazione di Cristo; “nulla chiedere e nulla rifiutare”, afferma San Francesco di Sales, il santo del giorno del mio battesimo; e San Tommaso d’Aquino, nella Summa si chiede se è bene accettare un incarico così gravoso e lui, che era teologo e non pastore, si affida all’esperienza di sant’Agostino, citandolo: “Se la santa Madre Chiesa esige una vostra cooperazione, non dovete né accogliere la richiesta con avidità orgogliosa, né respingerla con pigrizia. Non anteponete la vostra tranquillità alle necessità della Chiesa” (Ad Eudossio, Epistola 48)"

L'ormai ex vescovo di Cerignola conclude: "Mi sono chiesto se questa accettazione può provocare sofferenza e smarrimento, e mi sono detto che questo è possibile, ma non al punto tale da sentirsi indispensabili nella chiesa di Cerignola-Ascoli Satriano. Ciò che è importante è continuare in un processo che non è iniziato con me, ma da quando la chiesa esiste. Ogni tempo ha un suo specifico e questo è il tempo in cui sentiamo quanto sia necessario un rinnovamento ecclesiale, che è soprattutto spirituale, cioè animato dallo Spirito Santo, che è un compositore di sinfonie. Ci sono due compiti che attendono questa chiesa: il procedere del cammino sinodale, che è solo agli inizi, e il rinnovamento della catechesi dell’Iniziazione cristiana. Voi che avete avuto il mandato specifico in questi ambiti continuate perché non ho cercato mai di attuare delle mie “fisse”, ma quelle della chiesa. Il mio vescovo della giovinezza, mons. Raffaele Calabro, mi ha insegnato che i piani pastorali di una chiesa diocesana, quando vanno in sintonia con quelli delle chiese che sono in Italia, la liberano dai particolarismi, dalle chiusure, dall’angustia di vedute"

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