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Pelvi scuote Foggia, l'invito per il nuovo anno: "Finiamo di essere lupi e torniamo ad essere fratelli"

Il messaggio che mons. Vincenzo Pelvi, arcivescovo di Foggia - Bovino, indirizza ai fedeli alla vigilia del nuovo anno: "Siamo chiamati ad iniziare processi di luce e di bellezza, indicare il bene nascosto in ogni cosa, portare amore nelle piccole realtà quotidiane e nelle forme infinite di sofferenza e fragilità"

E' un messaggio pieno di speranza, quello che mons. Vincenzo Pelvi, arcivescovo di Foggia - Bovino indirizza ai fedeli alla vigilia del nuovo anno: "Il nostro mondo sembra regredire, perché dominato da una rottura tra individuo e collettività, uno scisma tra l’io e il noi, che rende tutti più soli, spettatori e consumatori che non amano costruire relazioni ma distruggere l’altro. Eppure desideriamo fraternità e giustizia, ricchezza di significato per la vita di ciascuno", spiega.

"Siamo chiamati ad iniziare processi di luce e di bellezza, indicare il bene nascosto in ogni cosa, cercare e portare amore nelle piccole realtà quotidiane e nelle forme infinite di sofferenza e fragilità. Impariamo la leggerezza dell’amore per farlo durare, attecchire, crescere senza temere gli ostacoli e senza fargli fare quello che non vuole. E così l’imprenditore non sfrutterà l’operaio; il lavoratore non aspirerà a diventare borghese; nessuno difenderà l’inganno della società del consumo e insieme denunceremo il sopruso e il malaffare".

"Il nuovo anno sarà pieno di meraviglia se tutto sarà in sintonia con il proprio cuore. Perché non si tratta di cambiare solo le strutture, ma far sì che l’egoismo si trasformi in amore. Finiamo di essere lupi e torniamo ad essere fratelli. Non c’è tempo da perdere nel criticare, ma paghiamo di persona per una rinnovata amicizia, che dia a tutti possibilità di procurarsi il pane, la cultura, la libertà".

"Nell’anno che viene continuiamo a seminare i germi positivi che stanno rendendo più bella la nostra città: penso al mondo dell’istruzione, particolarmente al patto educativo della nostra Università; allo sviluppo agroalimentare intelligente sostenuto da commercianti e giovani imprenditori; all’attenzione per il turismo e i beni culturali del territorio; al significativo impegno della Procura; alla risorsa intraprendente del volontariato, soprattutto della Caritas e della Fondazione Buon Samaritano; all’instancabile impegno del Prefetto e del Commissario prefettizio per la crescita di una mentalità più responsabile e partecipativa; alle forze dell’ordine di polizia impiegate per la prevenzione dell’illegalità; al mondo della sanità, pubblica e privata, aperta a un generoso rinnovamento e all’investimento di risorse ingenti per la salute dei cittadini. Puntiamo sull’educazione, sul lavoro, sul dialogo tra le generazioni: ecco la via della pace sociale".

"Costruire il bene della città, con quella cultura della cura che non esclude ma si arricchisce di ogni differenza. In molti ambiti e circostanze abbiamo paura di incontrarci a tu per tu, dialogare, ricominciando ogni giorno ad ascoltare il cuore. Ogni incontro richiede apertura, coraggio, disponibilità a lasciarsi interpellare dalla storia dell’altro senza formalismi e superficialità. Mi chiedo: è possibile un’altra città in questa città?"

"Sì, se ciascuno alleggerisce il cuore dai pesi dell’egoismo e della competizione, se non dissipiamo il nostro sentire nelle false culture del prestigio sociale, smettendo di andare dietro ad idoli che promettono tutto, ma in cambio danno solo affanno e indifferenza, odio e violenza. Logiche perverse e permissive. Così la vita non ci cade addosso come un terremoto, ma si lascia avvertire come feconda di novità. Non lasciamoci imprigionare dal passato, ma guardiamo il presente in un altro modo, con un’altra speranza: quella di Dio".

"Non dobbiamo allontanarci da Dio, ma rendere presente Dio; far sì che Egli sia grande nella nostra vita; così anche noi diveniamo divini; tutto lo splendore della dignità divina è allora nostro. È importante che Dio sia grande tra noi, nella vita pubblica e in quella privata. Nella vita pubblica è importante che Dio sia presente, ad esempio mediante la croce, negli edifici pubblici, che Dio sia presente nella nostra vita familiare per avere una strada comune, altrimenti i contrasti diventano inconciliabili. Rendiamo Dio grande nella vita pubblica e in quella privata. Ciò vuol dire fare spazio ogni giorno a Dio, cominciando ogni giorno dal mattino con la preghiera, e poi dando tempo a Dio, dando la domenica a Dio. Se Dio entra nel nostro tempo, tutto il tempo diventa più grande, più ampio e più gioioso", conclude.

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