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Sabato, 20 Aprile 2024
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Moria di meduse sulle spiagge Gargano. In autunno la "noce di mare" è l'incubo dei pescatori

Sono numerosi gli esemplari spiaggiati sulla battigia in diverse località, ma la morte non è correlata all'inquinamento o all'innalzamento della temperatura del mare. A preoccupare, piuttosto, in autunno è la 'noce di mare'

Si sono semplicemente spiaggiate le meduse avvistate sulla battigia in diverse località del Gargano nelle ultime settimane. Complici anche le spiagge deserte, fa una certa impressione la quantità di meduse morte passeggiando a riva.

Beninteso, non si tratta di un'ecatombe, ma se ne trovano diverse a pochi metri di distanza. Nel mare incredibilmente cristallino dell'ottobrata ne sono state avvistate numerose anche in acqua.

Per quanto il fenomeno possa essere inquietante "non è così preoccupante", e non è collegato al riscaldamento globale o all'inquinamento.

"Non c'è una moria massiva a carico delle meduse, vero è che abbiamo un aumento di zooplancton gelatinoso negli ultimi dieci anni", a spiegarlo è Lucrezia Cilenti, ricercatrice e biologa, referente della sede Cnr-Irbim (Istituto per le Risorse Biologiche e le Biotecnologie Marine del Consiglio Nazionale delle Ricerche) di Lesina. Ad agosto FoggiaToday aveva già parlato dell'invasione di specie aliene come il granchio blu e della proliferazione delle meduse favorita dall'innalzamento delle temperature. "La moria può essere dovuta a senescenza e anche se avviene a largo delle coste le meduse non sono dotate di movimento proprio ma si lasciano trasportare dalle correnti".

Muoiono anche di vecchiaia, insomma. La combinazione dei venti, delle correnti e della marea determina lo spiaggiamento e restano sul bagnasciuga. Il riscaldamento del mare c'entra nella misura in cui contribuisce all'aumento dello zooplancton gelatinoso.

"Negli ultimi dieci anni abbiamo anche la presenza delle cubomeduse, non di quella australiana, per intenderci la vespa di mare, ma la Carybdea marsupialis che è quella cubomedusa che ha quattro lunghi flagelli molto urticanti e di cui bisogna fare attenzione. Anche quello è un fenomeno che è favorito dall'innalzamento della temperatura". Sono diverse le specie che popolano l'Adriatico e proliferano nelle acque del Gargano da dieci anni a questa parte. "Le più abbondanti sono i cosiddetti polmoni di mare - spiega Lucrezia Cilenti - meduse di grandi dimensioni, molto appariscenti ma che hanno uno scarso potere urticante e sono quelle che hanno un anello blu alla base del cappello. Poi ci sono le meduse quadrifoglio che sono abbondanti per esempio nella laguna di Varano ma che per effetto del ricambio delle acque escono anche lungo le nostre coste. Non hanno dei tentacoli lunghi, e sul cappello sono evidenti le gonadi che formano proprio una specie di quadrifoglio di colore rosa aranciato. Molto bella e appariscente, la troviamo soprattutto al largo verso le Isole Tremiti, è la Cassiopea Mediterranea che dall'alto sembra un uovo fritto e ha dei tentacoli piuttosto evidenti, non lunghi ma corti e tozzi, dove ci sono molti pesciolini che vanno a mangiare ciò che la medusa rilascia".

L'immagine della Cassiopea quest'estate ha fatto il giro del web con post virali che ne segnalavano la presenza anche alle Isole Tremiti, accompagnati da un simpatico messaggio in prima persona in cui avvertiva: "io sono innocua, non infilzatemi, non uccidetemi per il gusto di farlo", con l'invito a riportala in acqua qualora trovata in prossimità della riva.

In autunno, piuttosto, l'incubo dei pescatori si chiama "noce di mare". "In questo periodo sono molto evidenti e massicci, ne ho visti anche io stessa alle Isole Tremiti, ma sono numerosissimi anche nelle nostre lagune, gli ctenofori, genere Mnemiopsis leidyi, detti volgarmente noce di mare, che danno dei problemi ai pescatori tradizionali, in quanto si accumulano nelle reti da pesca e sono causa anche di un decadimento delle popolazioni di piccoli pesci come le acciughe e le sardine. Queste fioriture di ctenofori, proprio perché mangiano le larve di pesce, possono portare ad un abbattimento delle popolazioni di questi piccoli pelagici. Questo è il periodo in cui ce ne sono di più. Verso settembre ottobre c'è questa esplosione di ctenofori". La ricercatrice si compiace della maggiore attenzione ai fenomeni della natura che si riscontra anche sui social: "Fa piacere, vuol dire che incominciamo ad essere sensibili a queste tematiche".

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