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Mariolina Cicerale, l'insegnante che in una città complessa è riuscita a lasciare il segno: "Foggia mi ha incoraggiato a fare cultura"

Una personalità il cui contributo al liceo Classico Vincenzo Lanza e, più in generale alla città di Foggia, è stato tutt’altro che banale. Gli ‘Incontri ExtraVaganti’, che per tredici anni hanno animato la vita del liceo foggiano, che ha accolto attori, scrittori, registi, intellettuali, sono stati tra gli appuntamenti culturali più rilevanti della città

“Complimenti per tutto! Che bella traccia che ha lasciato in una città complessa…”. Chi scrive è un certo Beppe Severgnini. La destinataria della mail è la professoressa Mariolina Cicerale. Che da qualche giorno ha completato la sua carriera da insegnante del Liceo Lanza.

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Quello di Severgnini è stato solo uno degli innumerevoli attestati di stima che la Cicerale ha ricevuto da scrittori, autori, intellettuali, ai quali si aggiungono i messaggi degli studenti che nel corso degli anni hanno condiviso il proprio percorso scolastico con la docente.

Una personalità il cui contributo al liceo Classico Vincenzo Lanza e, più in generale alla città di Foggia, è stato tutt’altro che banale. Gli ‘Incontri ExtraVaganti’, che per tredici anni hanno animato la vita del liceo foggiano, che ha accolto attori, scrittori, registi, intellettuali, sono stati tra gli appuntamenti culturali più rilevanti della città. Ma c’è stato anche tanto altro, come il giornale del liceo ‘LanzaPolis’, o il ciclo di incontri ‘Letture e Oltre’.

Progetti attraverso i quali la Cicerale ha cercato di trasmettere un concetto di scuola diverso, innovativo, catalizzatore di interessi ed emozioni. Perché il lavoro di una insegnante non può essere finalizzato solo alla conclusione del programma scolastico: “La scuola è compartecipazione. Se pensi solo al programma, diventa una noia mortale per te che insegni, ma soprattutto per gli alunni. Ho sempre cercato di creare tracce con percorsi, collegamenti, un dialogo tra passato e presente, tradizione e innovazione. Poi è bello quando questo innesto si collega con il presente dei ragazzi che non è di certo il mio”. Per questo, non sorprende affatto la presenza dei 150 studenti, di ogni età, che hanno partecipato alla festa a sorpresa organizzata in suo onore.

Emozionata?

“In tutta sincerità, non avevo molto da elaborare. Sono anche andata in pensione un anno più tardi, senza usufruire della quota 100. Sono sempre dell’idea che non bisogna mai guardarsi indietro, non sono una che si piange addosso o che guardi al passato con nostalgia. Tendo a vivere molto il presente nelle cose che faccio, sono pacificata con me stessa e contenta di aver fatto tante cose, di aver stabilito molte relazioni a livello nazionale con scrittori e artisti”.

E un grande rapporto anche con gli studenti…

“Un rapporto meraviglioso. Mi ha emozionato il fatto di essere stata contattata in questi giorni da alunni che ho avuto circa quarant’anni fa. Sentire un alunno del mio periodo a Vico nel 1981 è stato emozionante. Ma con molti di loro non ho mai perso i contatti. Gli alunni sono tutti lì, domani vado a prendermi un aperitivo con alcuni di loro. Mi piace mantenere vivi i rapporti anche negli anni successivi alla fine del percorso scolastico. Per chi mi cerca sono qua. Per questo sono emozionata, non per la fine della mia carriera da insegnante. Perché gli affetti stabili restano. C’è ancora qualcosa da fare: per esempio, siamo una delle poche scuole del Sud presenti nella giuria del Premio Bottari Lattes Grinzane”.

Nei giorni scorsi è stato pubblicato un video, con tanti messaggi a lei dedicati

“Ed è questo che mi fa piacere. Il bello di questi anni è che con questi artisti si è creato un rapporto che è andato al di là del semplice incontro”.

Che cosa è cambiato nella scuola dai suoi esordi all’ultimo anno?

“Mi definisco una giurassica, per quanto passi per una donna moderna. Le mie lezioni sono sempre state tradizionali, ma con degli innesti di contemporaneità che ci sono sempre stati, anche quando avevo 24 anni. Solo che allora, per creare dei collegamenti, inserivo ‘Nikita’ di Elton John, adesso magari parlo di Achille Lauro. Sono giurassica, ma ogni tanto strizzo l’occhio alla modernità”.

A proposito di modernità, com’è stato lavorare in dad?

“All’inizio è stato un mondo alieno, poi è diventato un mondo con cui dovevo avere a che fare e sono venute fuori delle buone lezioni. Pensi, quest’anno non volevo organizzare gli Incontri ExtraVaganti, ma sono stata spinta da tanti alunni a organizzarli online e sono nati tre incontri con Ambra Angiolini, Chiara Francini e Silvia Vallone. Portare oltre 100 ragazzi online è stato molto bello”.

Il professor Lopalco sostiene che la dad sia una risorsa, anche per il futuro.

“Sono d’accordo. Inizialmente ero piuttosto scettica, ma devo dire che le cose già quest’anno sono cambiate. La diffidenza ha presto ceduto il posto alla presa di coscienza che la dad può essere una risorsa. Senza, che cosa avremmo fatto in questi due anni? Mi auguro che si trovi il metodo per coniugare l’esperienza della didattica a distanza con quella della tradizione, che va tutelata anche perché gli studenti amano il contatto. Ma sarebbe sbagliato buttare all’aria tutto quello che è stato fatto in questi due anni”.

Quanto è stato difficile fare cultura in una città complessa come Foggia?

“Sono sincera, per me è stato molto più difficile farla nel Liceo. In città, quando è capitato di presentare degli autori, ho sempre ricevuto una grande risposta di pubblico, sempre giovane, come per gli incontri organizzati alla Fondazione Monti Uniti. La città mi ha sempre sostenuta e incoraggiata”.

E nel liceo?

“Sono sempre stata poco incline alla corsa ai programmi, al concludere l’anno scolastico con un autore o con un altro. E ho sempre sostenuto l’importanza di creare percorsi alternativi. Ma non è stato semplice. Pensi che nel 1998, quando portai al ‘Lanza’ Enrico Brizzi, l’autore di Jack Frusciante è uscito dal gruppo, successe un parapiglia. Dovetti portarlo quasi in maniera ‘clandestina’ e ricevetti anche dei bei ‘cazziatoni’”.

Poi che cosa è cambiato?

“Il preside Trecca già organizzava questo tipo di incontri al Pascal, e abbiamo ideato gli incontri ExtraVaganti. Devo dire che con questi incontri ho sanato tanti ragazzi attraverso la lettura, il cinema, incontri con registi, giornalisti. Oltre agli Incontri ExtraVaganti incentrati sulla letteratura e la poesia, con il ciclo ‘Letture e oltre’ abbiamo potuto invitare personalità assai diverse tra loro come Severgnini, Alessio Boni o Pio e Amedeo. Con Vladimir Luxuria fummo tra i primi ad affrontare il tema dell’omofobia quando non ne parlava ancora nessuno. Sono stati 13 anni molto intensi, dopo qualche anno di ‘clandestinità’”.

Che futuro immagina per il liceo ‘Lanza’?

“È una scuola che gode di ottima salute e di un pubblico variegato. La cosa bella è che viene percepita come un ascensore sociale. In passato, invece, veniva spesso etichettata come una “scuola di fighetti”. Adesso, invece, è un liceo frequentato da persone che vedono nella cultura una forma di riscatto. E poi, da un po’ di tempo non c’è neanche più questa diatriba con lo scientifico. Il Lanza è una scuola in cui sono tanti i ragazzi che credono che un percorso con greco e latino non debba per forza poi indirizzare agli studi classici. È una scuola completa con un metodo di studio che ti agevola a prescindere dalla facoltà che scegli. Abbiamo allievi diplomatisi pochi anni fa che si sono già laureati alla Bocconi o che ricevono riconoscimenti a Londra nel campo della medicina”.

E gli Incontri Extravaganti proseguiranno?

“Ho pensato in passato di passare l’eredità a qualcuno nel Lanza, non ci sono riuscita. Per il futuro, non saprei”.

E come se lo immagina il futuro?

“Colorato. Sono del ’56, come ho già detto, il futuro me lo vivo nel presente. A meno che non diventi come Orietta Berti. Quello non mi dispiacerebbe”.

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