Foggia vuole la pace. Il 'passo indietro" dei 500 in piazza contro la guerra in Ucraina: "E' una follia"
Il corteo ha visto in prima fila i rappresentanti del Comitato, promotori anche di un flash mob durante il quale hanno percorso il tragitto da via Lanza a Piazza Cesare Battisti, camminando a ritroso. La metafora del "passo indietro" che i manifestanti chiedono a tutte le parti in causa
Circa cinquecento persone hanno partecipato alla manifestazione per la pace, organizzata dal Coordinamento Capitanata. Un corteo che ha visto in prima fila i rappresentanti del comitato, promotori anche di un flash mob durante il quale hanno percorso il tragitto da via Lanza a Piazza Cesare Battisti, camminando a ritroso. La metafora del "passo indietro" che i manifestanti chiedono a tutte le parti in causa, da Putin a Zelens'kyj, ma anche all'Italia, agli Stati Uniti e all'Unione Europea. "Fare un passo indietro per fare un passo avanti nei negoziati e per chiedere che il Governo italiano arretri nella decisione di fornire armi", spiegano.
"La pandemia della guerra si è scatenata. Una tempesta di morte e sofferenza che sembra impedire di fare qualunque cosa, con una forza terribile come quelle armi micidiali e vigliacche che distruggono tutto, senza volto che non sia quello del male. Non saremo neutrali, perché l'unica parte da scegliere è quella della pace. Stiamo dalla parte di chi è colpito, delle vittime, facciamo nostro il loro dolore. Ogni guerra lascia il mondo peggiore di come lo ha trovato, è un fallimento della politica e dell'umanità. Chi fa la guerra dimentica l'umanità, non guarda la vita concreta delle persone, ma si affida alla logica diabolica e perversa delle armi. Noi vogliamo essere custodi del nostro fratello Abele, che oggi si chiama Siria, Yemen, Afghanistan, Iraq, elenco a cui si aggiunge tragicamente l'Ucraina. Sentiamo immensa pietà per chi è nel dolore e soffre. La guerra è una pazzia", ha dichiarato Mons. Pelvi.
"Tutto il mondo aiuta la nostra patria, perché tutti hanno capito che noi ucraini vogliamo vivere nella libertà con l'Unione Europea come tutti i paesi europei", le parole di Padre Oleg, sacerdote ucraino.
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