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Aipd, l'associazione che a Foggia inserisce i ragazzi con sindrome di Down nel mondo del lavoro. Rosiello: "La battaglia è ancora lunga"

Il progetto, finanziato dall'associazione Terzo Pilastro, è partito nel febbraio del 2020 e si è completato quest'anno, dopo i rallentamenti dovuti alla pandemia. Si è articolato su tre punti fondamentali: formazione degli operatori concernente in particolare leggi e diritti dei disabili nel mondo del lavoro; incontri con i ragazzi, finalizzati alla conoscenza del lavoro, all'approccio agli aspetti tecnici e burocratici (buste paga, stipendio, inquadramenti) e alla realizzazione di un curriculum

Un video di 33 secondi realizzato con la tecnica del time lapse, durante il quale decine di cuochi si alternano nella preparazione di una pizza. Al termine del video compare un interrogativo: "Avete riconosciuto le persone down? Neanche noi...". In effetti, tra i cuochi protagonisti ci sono anche persone con sindrome di Down. Lo spot, realizzato dalla Associazione Italiana persone down (Aipd) ha lo scopo di sensibilizzare maggiormente l'opinione pubblica, ma anche aziende e istituzioni, sul tema dell'inserimento lavorativo dei ragazzi affetti da sindrome di Down. Le possibilità ci sono, come confermano le virtuose esperienze di molti paesi europei, senz'altro più avanti rispetto all'Italia. Secondo alcune indagini recenti, poco più del 10% degli adulti con sindrome di Down in Italia lavorano regolarmente. Una percentuale senza dubbio bassa, che richiede un salto di qualità. In tal senso si spiega 'Lavoratori domani', progetto nazionale di formazione e avviamento al lavoro per ragazzi con Sindrome di Down, avviato dall'Aipd al quale ha partecipato anche la sezione di Foggia dell'associazione e i cui contenuti saranno illustrati domani mattina in un convegno a Foggia. 

"Condurre una vita autonoma ed indipendente significa innanzitutto avere l’opportunità di un impiego lavorativo. Come per chiunque, anche per le persone con la Sindrome di Down è necessario avere questa possibilità. Grazie alla Legge 68/99 “Norme per il diritto al lavoro dei disabili” ciò è stato regolamentato e reso possibile. ll principio cardine è quello del collocamento mirato, inteso come una serie di strumenti tecnici e di supporto che permettano di valutare adeguatamente le persone con disabilità nelle loro capacità lavorative", si legge sulla pagina Facebook dell'Aipd Foggia. 

Il progetto, finanziato dall'associazione Terzo Pilastro, è partito nel febbraio del 2020 e si è completato quest'anno, dopo i rallentamenti dovuti alla pandemia. Si è articolato su tre punti fondamentali: formazione degli operatori concernente in particolare leggi e diritti dei disabili nel mondo del lavoro; incontri con i ragazzi, finalizzati alla conoscenza del lavoro, all'approccio agli aspetti tecnici e burocratici (buste paga, stipendio, inquadramenti) e alla realizzazione di un curriculum.

Al termine degli incontri, ai ragazzi è stato consegnato un attestato di partecipazione. Il terzo step è quello di favorire l'inserimento lavorativo. Da alcuni anni, l'Aipd ha intessuto rapporti di collaborazione con aziende importanti, come McDonalds, Tezenis, Decathlon, Coop, Leroy Merlin, attraverso i quali si è favorito l'inserimento di alcuni ragazzi con sindrome di down.

Anche a Foggia il servizio di inserimento è attivo: "Al termine del progetto, la C&C si è proposta per l'assunzione di un ragazzo nel proprio punto vendita. Si tratta di una catena di negozi, presenti anche in altre città della Puglia nelle quali già lavorano persone con sindrome di Down. Questo ci dice che è possibile l'inserimento, ma serve una maggiore sensibilizzazione", spiega Giosi Rosiello, operatrice dell'Aipd di Foggia. 

Malgrado sia necessario ancora un salto di qualità, negli anni si sono fatti diversi passi in avanti in tema di inclusione: "Diciamo che inizialmente bisogna vincere lo scetticismo delle aziende, ma noi illustriamo anche dei dati statistici sui risultati ottenuti altrove e i vantaggi che un'azienda ottiene assumendo uno dei nostri ragazzi. Senza contare che, per le aziende con più di 15 dipendenti, esiste una legge che impone l'assunzione di una persona con disabilità. È importante far comprendere a un'azienda che assume un ragazzo o una ragazza con sindrome di Down, che ci sono dei benefici economici oltre che sociali. Naturalmente, un ragazzo che inizia a lavorare, deve prima sostenere un periodo di affiancamento, riceve il nostro supporto, finché non è in grado di svolgere la mansione autonomamente". 

"Come Aipd - spiega la Rosiello - ci occupiamo di condurre i ragazzi a raggiungere la piena autonomia che consenta loro, un domani, anche di vivere da soli. Ci sono città in cui sono state realizzate delle case all'interno delle quali i ragazzi vanno a vivere insieme (il progetto 'Dopo di noi', ndr). Noi cerchiamo di favorire l'autonomia intellettiva che consenta loro il raggiungimento del benessere personale". 

Il cambiamento culturale è fondamentale per vincere la diffidenza, come già è stato fatto in altre nazioni: "In Spagna, due anni fa, i nostri ragazzi sono stati in una struttura alberghiera, per un tirocinio formativo, completamente gestita da ragazzi con disabilità. Nelle altre nazioni il tema dell'inserimento lavorativo è più sviluppato. Qui andiamo ancora per delle eccezioni, come un ristorante a Roma aperto da due ragazzi Down. Si può fare tanto, ovviamente bisogna avere fiducia in loro e in chi li segue durante il percorso formativo. Si parla, ovviamente, di ragazzi con un indice cognitivo alto - perché non tutte le persone con sindrome di Down possono lavorare - a cui non manca nulla per inserirsi". 

Ma c'è un altro gap da colmare, quello tra Centronord e sud. Le attività della sezione di Foggia dell'Aipd stanno conducendo a risultati notevoli, anche se certe differenze restano evidenti: "Sono un po' più avanti. A cominciare dal percorso 'Dopo di noi' in cui i ragazzi con vanno a vivere da soli. Qui al Sud andrebbe anche contrastato lo scetticismo delle famiglie, che ancora si chiedono se possono lasciare i figli da soli a una festa. Al Nord c'è maggiore proiezione verso il progresso: penso al progetto 'Amore e amicizia' in cui si favorisce l'approccio dei ragazzi alla sessualità. Parliamo di persone che come noi hanno il desiderio e il diritto di vivere la propria vita sentimentale. A Roma abbiamo conosciuto la prima coppia di giovani con sindrome di Down che si sono sposati e vivono insieme. In altre città ci sono ragazzi fidanzati che, anche se seguiti, vivono una vita in autonomia, cenando da soli o trascorrendo i weekend in una spa". 

Paura e scetticismo restano i muri da abbattere: "Perché privare questi ragazzi di un sentimento? Sono ragazzi come noi, che hanno diritto di vivere le loro relazioni, ovviamente facendo un percorso specifico, ma nulla è impossibile. Su questo punto siamo ancora indietro, ma confido in un miglioramento progressivo". 

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