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Sabato, 20 Aprile 2024
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"La scuola è una esigenza, non un parcheggio". Lo sfogo delle mamme foggiane: "La situazione è davvero pesante"

Lo sfogo di una mamma lavoratrice è comune a tante famiglie: "Così non si può andare avanti. Chiediamo una linea di equilibrio: non ci possono mettere spalle al muro da un giorno all’altro. Così si rischia anche il posto di lavoro"

“La situazione è davvero pesante. Non si riesce ad andare avanti così”. Lo sfogo è di Maria (nome di fantasia), mamma lavoratrice foggiana. Ma è lo stesso di tante famiglie che, dall’oggi al domani, si sono trovate a gestire i disagi e le complicanze derivanti dall’ultima ordinanza del Governatore della Puglia, Michele Emiliano, che fino al 5 marzo, ha sospeso la didattica in presenza per tutte le scuole di ogni ordine e grado.

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Lei di figli ne ha tre. Il loro vociare si sente in sottofondo. Hanno 10, 7 e 4 anni: età ed esigenze diverse, disagi moltiplicati per tre. Ci sono i più grandi da seguire in Dad (due classi e programmi diversi, un vero e proprio lavoro) e la piccola da intrattenere e coinvolgere per darle una “parvenza di normalità in una situazione paradossale”.

Per tante famiglie con figli in età scolare, l’ultima ordinanza di Emiliano è stato un tiro mancino, un fulmine a ciel sereno dopo mesi di incertezze e di continui stop & go di una didattica a singhiozzo, interrotta ora dalle ordinanze, ora dalle quarantene. “Perché in una città in ‘zona gialla’, in cui i bar sono aperti fino alle 18, si decide di chiudere la scuola?”, si chiede la donna cercando una logica dietro il suo disagio. “Abbiamo ridotto la nostra vita a scuola e lavoro. Temiamo il virus e cerchiamo di tenerlo lontano il più possibile. Ma l’istruzione è un diritto, e sta venendo via via meno”.

“Sappiamo bene che la scuola non è un parcheggio”, continua, “ma è pur vero che oggi rappresenta un'esigenza tanto per i bambini ed i ragazzi quanto per le famiglie”. Intanto, incrocia le dita e spera che, a partire da domani, i figli più grandi potranno tornare a scuola, rientrando in quella percentuale di alunni (fino al 50%) che, come cita l’ordinanza, “per ragioni non diversamente affrontabili, non abbiano la possibilità di partecipare alla didattica digitale integrata”.

Il cerino, quindi, si sposta dalle mani delle famiglie a quelle dei dirigenti scolastici. “Mentre molte scuole si stanno organizzando per accogliere fino alla metà degli studenti, per quanto riguarda gli asili comunali non abbiamo ancora comunicazioni ufficiali in merito. E domani è già mercoledì”.

E questo nonostante le numerose Pec inviate dalle famiglie. Sono tante e si somigliano tutte: chiedono informazioni in merito all’ordinanza, chiedono lumi su come il singolo istituto intende organizzarsi o chiedono direttamente che il proprio figlio rientri in quel famoso 50% cui è permesso frequentare in presenza. E questo a causa delle esigenze lavorative dei genitori che, dopo aver dato fondo ad ogni tipo di permesso o congedo, non possono fare altro che attingere alle ferie.

“Ad oggi non abbiamo ricevuto risposta alcuna”, continua la donna. Intanto, le chat dei gruppi whatsapp delle scuole sono roventi. Le interlocuzioni avvengono solo con le maestre che, però, non hanno potere alcuno in materia: stringono le spalle e rimandano le responsabilità ai piani superiori.

“La scuola non è un parcheggio, ma è una esigenza per i nostri figli e per tante famiglie in cui entrambi i genitori lavorano. Stiamo facendo i salti mortali per riuscire a coprire tutto. Fortunatamente il mio datore di lavoro si è mostrato comprensivo e ieri mi ha permesso di svolgere un unico turno di lavoro di 8 ore, ma così non si può andare avanti”. Alla lunga, la corda si spezza. Le forze e i nervi cedono. I rapporti tra i colleghi si incrinano. Il lavoro potrebbe vacillare.

“Chiediamo che le scuole si attivino presto per quanto in loro potere e per quanto previsto dall’ordinanza. Chiediamo che le comunicazioni con le famiglie avvengano in modo chiaro e trasparente. Chiediamo una linea di equilibrio: se ci deve essere una chiusura sia essa univoca. E soprattutto chiediamo che vengano previsti congedi o permessi. Non ci possono mettere spalle al muro da un giorno all’altro, mettendoci in condizione di rischiare il posto di lavoro. Ma soprattutto, chiediamo di non dimenticare la scuola: è la sola parvenza di normalità rimasta ai nostri figli, non priviamo loro anche di questo”, conclude.

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