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Giovedì, 25 Aprile 2024
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Mascherine e atmosfera "surreale e disumana" nelle aule deserte dei tribunali. "Usciamo presto dalla Pandemia"

La riflessione dell'avvocato Mario Aiezza, presidente Aiga Foggia: "Manca qualcosa, è evidente. Nel processo penale da remoto, manca tutto. Uscirne quanto prima, ciascuno impegnandosi nella propria quotidianità, è l'unica soluzione per un concreto ritorno alla normalità. Anche quella del processo"

Il processo penale ai tempi del Covid-19, la pandemia stravolge anche il mondo della giustizia. E mentre i tribunali si riorganizzano per fronteggiare l'emergenza sanitaria (e difendere i tempi, già lunghi, della giustizia) arrivano alcune riflessioni.

"Udienze da remoto, o udienze in tribunale, questo è il problema. Questo è il problema? No. Il problema è la Pandemia". Inizia così la lunga riflessione dell'avvocato Mario Aiezza, presidente dell'Aiga Foggia, associazione italiana giovani avvocati. "Ho fatto udienza, oggi, presso il tribunale di sorveglianza di Bari. Non lo nego, l'idea di ritornare in tribunale, dopo circa un mese, mi emozionava. La discussione, orale, davanti al Collegio. Un'istanza di semilibertà. E l'emergenza carceri, in questo periodo, è ormai fatto notorio", racconta.

"La funzione dell'avvocato, dunque, oggi diventava ancor più intrisa di significato, ancor più permeata da quella funzione sociale che affianca, e supporta, ogni singolo mandato difensivo. La mia funzione. Stamattina c'ero, in tribunale. Davanti ai giudici. E mi è anche andata bene. La mia richiesta è stata accolta. Soddisfazione, certamente. L'emozione del ritorno, certamente. Eppure c'era qualcosa di strano. Anzi no, era tutto strano. Surreale. Disumano".

La lenta Fase 2 del Tribunale di Foggia: udienze penali sospese fino al 30 giugno, salvo alcune eccezioni. In aula con la mascherina 

"In realtà, lo si percepiva sin dall'arrivo in tribunale. Ambienti enormi, deserti. Ogni tanto, in lontananza, qualche anima. In mascherina. E guanti. Bar chiuso. Nessun caffè con i colleghi. embra una banalità, ma è un rito. Fa parte della professione, anche questo. E si arriva in aula. C'è anche qualche altro simile, qualche altro collega. Rigorosamente in mascherina. Ci salutiamo, ma si percepisce che non è un saluto normale, non è un saluto sereno". 

"Qualcuno, sebbene con il volto celato dalla mascherina, lo riconosciamo, e ci sorridiamo. Stupidamente, perché nessuno potrà vedere il sorriso dell'altro, nascosto dalla mascherina. Bisogna sperare di essere riusciti a trasmetterselo con gli occhi. E' come se fossimo tutti parte di un palcoscenico, ma ciò che si sta mettendo in scena è più vicino al teatro dell'assurdo che alla commedia. Finalmente, si arriva davanti al collegio. Tralasciamo la parte in cui gli avvocati devono aspettare fuori, in corridoio, e i giudici restano in aula. In fondo è un bel ricordo degli assembramenti dei vecchi tempi. Ci mancava, inutile negarlo".

"Si arriva davanti al collegio, dicevo. La sensazione è che ognuno veda l'altro come un potenziale untore. Si arriva in mascherina. Gli avvocati, il pubblico ministero, i giudici. Tutti rigorosamente con la mascherina. Si discute con la mascherina, molto strano. Termina l'udienza, "Salve giudice", "Arrivederci avvocato". Arrivederci si, volentieri, ma non così. Giusta, sacrosanta, condivisa e supportata, la battaglia per contrastare il processo penale da remoto. La presenza fisica dell'avvocato, in tribunale, è fondamentale. La sua presenza nel processo lo è".

"Ebbene, presenziare in tribunale così com'è accaduto a me stamattina, significa presenziare a metà. Manca qualcosa, è evidente. Lo si percepisce nettamente. Nel processo penale da remoto, manca tutto, è ancor più evidente. Ed allora, tornando alla domanda iniziale, il problema non è tanto il processo penale da remoto o il processo in tribunale. Il problema è questa improvvisa e aggressiva pandemia. Uscirne quanto prima, ciascuno impegnandosi nella propria quotidianità, è l'unica soluzione per un concreto ritorno alla normalità. Anche alla normalità del processo. Che certamente da remoto non è, ma non lo è neppure in mascherina".

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