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Venerdì, 22 Settembre 2023
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Monitoraggio Gimbe: contagi e decessi in calo, ma ancora pochi over 60 vaccinati

Continua il calo dei contagi e delle ospedalizzazioni. Per quanto riguarda i vaccini, persistono le numerose differenze tra regioni nella somministrazione alle diverse fasce di età. Preoccupa la ancora alta percentuale di over 60 non ancora coperti dalla prima dose

Anche nella settimana 5-11 maggio i nuovi casi si è registrata una riduzione dei nuovi casi e dei decessi in Italia. È quanto rileva la Fondazione Gimbe nel nuovo monitoraggio indipendente pubblicato quest'oggi. Per quanto riguarda i contagi, la flessione è del 19% (63.409 vs 78.309), mentre per i decessi il calo rilevato è del 15,4% /1.544 vs 1826). Calano di oltre 50mila unità i casi attualmente positivi (-12,1%).

Prosegue anche l'allenamento della pressione ospedaliera: i ricoveri con sintomi sono passati dai 18.176 del precedente bollettino ai 14.937 dell'ultimo rilevamento (-17,8%); scendono del 15,1% le presenze in terapia intensiva (-367). 

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"L’ulteriore calo dei nuovi casi settimanali – dichiara Nino Cartabellotta, Presidente della Fondazione Gimbe – riflette gli ultimi effetti di 6 settimane di un’Italia tutta rosso-arancione". I trend sono in riduzione in tutte le Regioni. Continua, tuttavia, a salire leggermente l’Rt medio calcolato dall’Istituto Superiore di Sanità sui casi sintomatici a 14 giorni, che rispetto al valore di 0,85 (range: 0,80-0,91) della scorsa settimana ha raggiunto lo 0,89 (range: 0,85-0,91).

Si allenta ulteriormente anche la pressione sugli ospedali – afferma Renata Gili, responsabile Ricerca sui Servizi Sanitari della Fondazione Gimbe – sia per la minore circolazione del virus che per i primi effetti della elevata copertura vaccinale negli over 80”.

Capitolo vaccini. Nel complesso, il 13% degli italiani ha completato il ciclo vaccinale, mentre poco meno di un terzo della popolazione (29,2%) ha ricevuto almeno una dose di vaccino (17.413.508). A un mese e mezzo dalla fine del semestre devono essere ancora consegnate circa 50 milioni di dosi, quasi due terzi di quelle previste dal Piano vaccinale. “Al di là di ritardi e irregolarità delle consegne di AstraZeneca – spiega Cartabellotta – finora Johnson & Johnson ha consegnato solo “briciole” e oltre 7 milioni di dosi CureVac restano vincolate ai tempi di approvazione dell’EMA. In altri termini, tenuto conto anche del numero esiguo di dosi di Moderna, la campagna vaccinale in Italia è sempre più Pfizer-dipendente”.

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Restano le differenze tra regioni: al 12 maggio (aggiornamento ore 12.12), il 29,2% della popolazione ha ricevuto almeno una dose di vaccino (n. 17.413.508) e il 13% ha completato il ciclo vaccinale (n. 7.725.554), con importanti differenze regionali: dal 32,7% di vaccinati con almeno una dose della Provincia Autonoma di Trento al 24,6% della Sicilia. Aumentano le somministrazioni settimanali (+8,5%), ma in maniera minore rispetto alla settimana precedente, con una media mobile a 7 giorni che si attesta intorno a 465 mila somministrazioni al giorno. “Il mancato sprint della campagna vaccinale – precisa Gili – è influenzato dalla mancata somministrazione di 1.286.041 dosi di AstraZeneca, le cui scorte “in frigo” oscillano dal 4,7% del Molise al 46% della Sicilia. Tenendo conto che l’uso preferenziale di questo vaccino è negli over 60, è inevitabile che i rifiuti influenzino la copertura vaccinale in questa classe d’età”. La Puglia è in linea con le medie nazionali: il 13,1% della popolazione ha completato il ciclo vaccinale, mentre il 16,9% ha ricevuto la prima dose. Puglia che è tra le prime cinque regioni per percentuale di dosi di Astrazeneca somministrate (il 92,8%, dietro a Molise, Lombardia e Umbria). 

Per quel che concerne le fasce di età, in Puglia il 76,3% degli over 80 ha completato il ciclo, mentre il 16,4% è in attesa del richiamo, dati anche questi più o meno in linea con la media nazionale. Per gli over 70, invece, la Puglia risulta essere la regione con il più alto numero di somministrazioni complessive (17,6% ciclo completo e 65% prima dose). Nel complesso, si rilevano notevoli differenze regionali nelle fasce over 80 e 70-79 anni

Il 68% degli over 60 ha ricevuto almeno la prima dose di vaccino, con le Province autonome di Trento e Bolzano che si avvicinano all’80%. , mentre quella 60-69, a fronte di un rilevante impatto sulle ospedalizzazioni, è ancora molto indietro. Degli oltre 7,3 milioni, il 12,% hanno completato il ciclo, mentre oltre 2,8 milioni attendono il richiamo. 

Ribaltando la prospettiva, ovvero guardando alla percentuale di popolazione che non ha ricevuto nemmeno una dose di vaccino, la copertura degli over 60 è complessivamente insufficiente. Infatti, se solo il 9,9% degli over 80 (n. 439.599) non ha ricevuto neppure una dose, la percentuale sale al 25,9% della fascia 70-79 (n. 1.548.525) e al 49,6% per quella 60-69 anni (n. 3.650.078). In altri termini, oltre 5,6 milioni di persone a rischio elevato di ospedalizzazione sono ancora totalmente scoperte dalla protezione vaccinale.

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“A fronte di percentuali così elevate di over 60 non ancora coperte dalla 1a dose – continua il Presidente – da un lato si offre alle Regioni di aprire sino ai 40 anni per non rallentare le somministrazioni, dall’altro non si rendono noti i numeri di mancate adesioni e rifiuti selettivi di AstraZeneca, che hanno “costretto” ad estendere l’intervallo della seconda dose dei vaccini Pfizer e Moderna sino a 42 giorni con il solo obiettivo di supplire alla carenza di dosi di vaccini a mRNA”. Considerato che la campagna vaccinale sta entrando in una fase condizionata dall’adesione della popolazione, occorre integrare la prenotazione volontaria con un sistema a chiamata attiva, coinvolgendo in maniera sistematica e capillare i medici di famiglia e mettendo in campo un’adeguata campagna di comunicazione istituzionale e strategie di persuasione individuale.

La verosimile ripresa della circolazione del virus in un’Italia quasi tutta gialla – conclude Cartabellotta – richiede infine una revisione dell’algoritmo delle Regioni “a colori”, come già proposto dalle Regioni. Con il progredire delle vaccinazioni di anziani e fragili, entriamo infatti in una fase dell’epidemia dove a fronte di un’elevata circolazione del virus ci si attende un impatto sempre minore sugli ospedali. Tuttavia, una revisione integrale del sistema rischia di avvitarsi in sterili tecnicismi e di divenire terreno di scontro Governo-Regioni, che, ritardandola modifica normativa, potrebbero nel frattempo mandare in arancione alcune Regioni”. Per tali ragioni, la Fondazione GIMBE suggerisce piuttosto di mantenere lo stesso impianto, ormai ben rodato, procedendo immediatamente ad un suo rapido restyling: ripristinare le soglie dell’indice Rt fissate dal DPCM 3 novembre 2020, ridurre complessivamente il “peso” dello stesso indice per assegnare il colore alle Regioni e, soprattutto, integrare indicatori relativi alle coperture vaccinali.

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