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Luci spente e sipario giù, "se la quarantena arriva all'estate" i teatri indipendenti di Foggia rischiano la chiusura

L’emergenza sanitaria ha mandato in fumo mesi di progettazione e di lavoro, ha stracciato una grossa fetta dei cartelloni teatrali e neutralizzato gli incassi (vitali) degli ultimi mesi di lavoro prima dello stop estivo. Il punto dei teatri indipendenti foggiani

Luci spente, sipario calato (dove c’è) e saracinesche chiuse. Il Coronavirus mette in stand-by i teatri indipendenti, sospesi in quella bolla di incertezza e preoccupazione che racchiude, oggi, tutte le imprese dello spettacolo. L’emergenza sanitaria in atto ha mandato in fumo mesi e mesi di progettazione e di lavoro, ha stracciato una grossa fetta dei cartelloni teatrali confezionati per il pubblico foggiano e neutralizzato gli incassi (vitali) degli ultimi mesi di lavoro prima dello stop estivo.

La mole di spettacoli, produzioni, progetti e attività laboratoriali sospese rende l’idea del brulichio creativo dei teatri indipendenti di Foggia, la cui offerta rappresenta, da alcuni anni a questa parte, una certezza in città. Le perdite (in termini di mancato guadagno) si stimano al ribasso in decine di migliaia di euro. “La situazione che si è creata ha bloccato tutte le attività del teatro e della compagnia”, spiega Roberto Galano, tra i fondatori del Teatro dei Limoni di via Giardino. E giù con l’elenco delle attività cassate. “Sono state annullate due repliche già sold out di Bukowski e quattro repliche della sua tournée, più otto repliche di due spettacoli dedicati alle famiglie. Saltata una nuova produzione che avrebbe dovuto debuttare al ‘Giordano’, e oltre 10 matinée per le scuole. Bloccati 7 laboratori e 3 workshop in corso. Oltre al il progetto regionale ‘Periferie al centro’ in piena attività”. Insomma, un vero colpo sotto la cintura. “Il danno economico va oltre i 20.000 euro” stima a occhio e croce.

“Purtroppo nonostante il momento sia terribile per tutti, con il virus che miete vittime ogni giorno, non possiamo esimerci dal fare valutazioni sull'essere stati colpiti nel cuore delle nostre attività”, spiega invece Dino La Cecilia del Piccolo Teatro, di via Delli Carri. “Le stime di perdita, con il teatro chiuso a marzo e aprile, e forse anche a maggio, sono catastrofiche per piccole realtà come le nostre: stimiamo perdite per 30.000 euro e 4 produzioni saltate, per un totale di 30 repliche”. “C'è un effetto materiale legato alla possibilità di mandare avanti tutto ciò che si è costruito attraverso le attività che servono banalmente al pagamento degli attori e organizzatori e al pagamento delle spese di affitto, e un effetto morale forse meno visibile ma più difficile da affrontare. Si tratta di ripensare tutto ciò che era in movimento e sperare che tutto possa tornare alla normalità”, spiega Pierluigi Bevilacqua della Piccola Compagnia Impertinente di via Castiglione.

“Fare una stima precisa è difficile, ma - va dritto al sodo - il danno è grave e rischia di farci chiudere se il periodo di quarantena arrivasse all'estate. Tra i progetti in corso e stagione sicuramente venti repliche tra teatro ragazzi e serale sono saltate”. Sulla stessa barca anche il Teatro della Polvere di via Nicola Parisi: “Al momento sono saltati 4 spettacoli delle nostre stagioni, ciascuno con varie repliche, numerosi matinée e anche delle date della nostra ‘sezione’ romana”, spiega Stefano Corsi. “A questo si aggiungono le attività dei 7 laboratori di recitazione e del corso di dizione sospesi dal decreto, oltre a quelle del bando ‘Periferie al centro’. Non abbiamo fatto una stima delle perdite, o meglio, dei mancati introiti, perché il timore, purtroppo fondato, è che la sosta forzata sarà ulteriormente prolungata. Purtroppo è molto più facile fare i conti dei costi che comunque dobbiamo affrontare, affitto del teatro ed utenze in primis”.

La formula associativa che caratterizza queste realtà teatrali, infatti, non prevede sostegni dal Governo, quindi - benché con le ossa rotte - le compagnie teatrali dovranno rimboccarsi le maniche e ricominciare da zero. Esattamente come hanno iniziato. “Il Governo ha completamente ignorato il terzo settore. Per quanto ci riguarda lascia a casa e senza sostegno alcuno oltre 20 attori impegnati nelle repliche saltate”, spiega Galano. “Abbiamo avuto la capacità di nascere da soli e purtroppo abbiamo la sensazione che dovremo ripartire da soli”, continua rassegnato Bevilacqua. “Difficile credere che la politica possa venire incontro alle nostre esigenze. Speriamo di essere smentiti. L'anno prossimo sarà il decennale della compagnia ed è forse questa la motivazione più grande per programmare, già da casa, ciò che sarà il futuro”.

“Come ripartire dipenderà da quando potremo riprendere le attività. Vorremmo almeno concludere corsi e laboratori per poi riprendere le produzioni. Anche nel periodo estivo. Non vedo alternative”, prosegue invece Corsi. Lo scoramento però non prevale. Al contrario. Si buttano giù possibili proposte per ripartire. E che vedono le varie realtà teatrali viaggiare sulla stessa lunghezza d’onda. “Intendo farmi portavoce di un collettivo che, quando questa emergenza sarà superata, avrà bisogno di comunicare con le istituzioni ed insieme trovare una forma di sostegno per far ripartire tutto. Privilegiando chi gestisce uno spazio, ma senza dimenticare anche le altre realtà”, spiega Galano che subito precisa: “Ovviamente non parlo di un mero assistenzialismo economico, non siamo abituati ad elemosinare, ma sono certo che insieme alle amministrazioni potremo trovare il modo di collaborare e mettere gli operatori teatrali nelle condizioni per non morire”. “Una buona soluzione sarebbe programmare l'estate foggiana attraverso le risorse cittadine (compagnie che vivono di questo), così da poter recuperare (in parte) lavorando ciò che si è perduto in questi mesi e in quelli che verranno”, spiega Bevilaqua. Pensa all’estate, con tutti i suoi limiti, anche il Teatro della Polvere: “Ripartire nella stagione più calda è sempre difficile perché non è possibile più utilizzare spazi al chiuso”, spiega Corsi. “Spero che le istituzioni non si dimentichino di noi. Magari mettendo a disposizione spazi e service audio/luci che ci consentano di lavorare almeno in estate, con dei costi che altrimenti non sarebbero sostenibili”. Della stessa idea anche La Cecilia: “Il punto è capire se, almeno per la prossima estate, gli enti (Comune o Regione) possano starci vicino almeno in termini di concessione gratuita di spazi e apparati tecnici, permettendoci di continuare le nostre attività all'aperto”.

Per tutti, la voglia di riaccendere le luci e tornare sul palcoscenico è tangibile. Non temono l’isolamento né l’abbrutimento sociale che potrebbe derivarne. “In questa città è un rischio sempre dietro l’angolo, ma ci sono segnali positivi che fanno ben sperare. Sono fiducioso, ne usciremo più forti”, è convinto Galano. “Abbiamo la scorza dura per poter ripartire da ciò che abbiamo seminato: i nostri allievi ci dicono che non vedono l'ora di poter rimettere i piedi sul legno”, continua Bevilacqua. “Abbiamo una voglia enorme di ripartire e riprendere da dove ci siamo fermati. La mia speranza è che in questo momento di crisi le compagnie teatrali, che soffrono gli stessi problemi ed hanno le stesse esigenze, sappiano fare squadra per portare avanti le comuni istanze. È l’unico isolamento che temo”, conclude Corsi.

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