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Non c'è il placet dal Comune, il sacrificio di Panunzio non sarà celebrato dinanzi al bene confiscato alla mafia: "Un'occasione sprecata"

Lo sfogo dell'associazione che porta il nome dell'imprenditore ucciso 28 anni fa per essersi ribellato al racket: "Questa risposta negativa è stata accolta con disappunto e rammarico. Non è così che si combatte la mafia a Foggia"

Non c'è il placet del Comune di Foggia. Per questo, la commemorazione per il 28° anniversario della morte dell'imprenditore Giovanni Panunzio, vittima della mafia foggiana, non potrà svolgersi - come richiesto da associazione e familiari - di fronte al bene confiscato al clan Lanza, al Salice Nuovo.

"Un'occasione sprecata", ribattono dall'associazione 'Giovanni Panunzio - Eguaglianza Legalità Diritti' e dalla famiglia dell'imprenditore ucciso per essersi ribellato al racket. Pertanto, per il prossimo 6 novembre, si terrà  - in osservanza delle norme anti Covid - una sobria commemorazione prevista alle 10.30, in piazza Giovanni Panunzio, di fronte alla stele eretta a ricordo dell'imprenditore. Subito dopo, è previsto un momento di raccoglimento presso il luogo di sepoltura di Panunzio, nel cimitero cittadino. 

"La pandemia in corso impone per quest'anno, e al netto di possibili nuovi provvedimenti governativi ancora più stringenti, un'iniziativa in forma più sobria, ma che non vuole assolutamente venir meno al dovere di richiamarsi al coraggio civile dell'imprenditore foggiano, la cui figura ancora oggi suscita domande e impone a tutti risposte coraggiose, di fronte ad una città tutt'ora piagata dalla violenza mafiosa", spiega in una nota stampa il presidente dell'associazione, l'avvocato Dimitri Cavallaro Lioi.

"Abbiamo più volte detto e ribadiamo oggi che l'unico modo degno di ricordare quest'anno Panunzio sarebbe stato quello di una commemorazione di fronte al bene confiscato alla mafia foggiana, in particolare al clan Lanza, in località Salice Nuovo, come abbiamo chiesto al Comune di Foggia, ente assegnatario, da molti mesi e, nello specifico, proprio per la data del 6 novembre 2020. Purtroppo - denuncia Lioi - dal Comune di Foggia ci è giunta una risposta negativa, per una riferita questione di carattere amministrativo in materia di procedure di affidamento e per il 'poco tempo a disposizione', benché la nostra richiesta al sindaco di Foggia fosse stata formulata verbalmente già la scorsa estate e benché al Salice Nuovo il bene confiscato sia stati ristrutturato ormai da mesi e vi sia stato un bando di assegnazione a progettualità sociale, andato deserto lo scorso giugno".

"Ragioni in più per dare visibilità al bene tolto alla mafia! La risposta da parte del Comune di Foggia è stata da noi accolta con vivo disappunto e rammarico. La questione non è di poco conto, poiché riteniamo fermamente che in luogo di iniziative nei più disparati luoghi della città, quest'anno, pur con i limiti dettati dalla pandemia e dopo il sangue innocente sparso per le nostre strade, sarebbe stato necessario andare là dove la mafia ha avuto per anni casa, per dire in faccia alla sua violenza e protervia che lo Stato è più forte e che la mafia non vincerà mai. Occorreva e occorre andarlo a dire là, dove il potere mafioso, che attanaglia la nostra città nella pericolosa forma della borghesia mafiosa saldata ai luogotenenti delle storiche batterie dei clan, si è manifestato in passato nella sua misura più diretta e feroce".

"Registriamo pertanto, una volta di più, il fatto che sul tema dei beni confiscati vi sono ritardi e poca attenzione, come, del resto, attestato dall'ennesimo e recente rinvio in Consiglio Comunale della discussione e approvazione del regolamento sui beni confiscati in città. Ritardi che hanno colpito anche un importante progetto per Foggia, ammesso a finanziamento dalla Regione Puglia, sui Cantieri di Antimafia sociale, fortemente voluto dalla nostra associazione e sul quale ritorneremo presto"

"Si ponga attenzione, in ogni caso, sul fatto che la questione è annosa e non riguarda soltanto l'attuale Giunta (o quelle del passato), il Consiglio comunale ovvero il Comune di Foggia, perché un'insufficiente attenzione sul tema dei beni confiscati l'abbiamo registrata, nonostante i nostri continui appelli, da parte degli altri livelli di decisori cittadini, della classe imprenditoriale del territorio, dei mass media locali, dell'associazionismo, della classe politica di ogni schieramento (al netto, ovviamente, di qualche eccezione degna di nota)", continua.

"La stessa comunità cittadina, in buona parte, ha mostrato scarsa sensibilità. Non è così che si combatte la mafia a Foggia! Noi, nel nostro piccolo, abbiamo cercato, fino ad oggi vanamente, di porre il tema, altri non hanno risposto a dovere. Ciò significa che chi 'conta' concretamente in città e ne decide in gran parte i destini non può dirsi all'altezza del sacrificio e del coraggio di Giovanni Panunzio. Con questo 'scandalo' gridato lo vogliamo dire oggi e lo vogliamo indicare come cifra della memoria attiva di questo 6 novembre 2020 e di quelli degli anni a venire", conclude.

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