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Altra macchia nera per Foggia: è la terzultima provincia d'Italia per raccolta differenziata

I dati sui rifiuti urbani relativi al 2020, presentati oggi nell’evento online organizzato da Ispra insieme a RiciclaTv, sono fortemente influenzati dall’emergenza sanitaria da Covid-19 che ha segnato il contesto socioeconomico nazionale. Le misure di restrizione adottate e le chiusure di diversi esercizi commerciali hanno influito sui consumi nazionali, determinando un calo della produzione dei rifiuti superiore a un milione di tonnellate

Altra macchia nera per la Capitanata. Penultima in Italia per 'Qualità della Vita', la provincia di Foggia fa registrare un altro record negativo. Nel rapporto rifiuti urbani di Ispra - l'istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale - sebbene la raccolta differenziata sia aumentata di circa 2 punti in termini percentuali, con il 36% rispetto al 34,1% del 2019, la provincia di Foggia è terzultima. Peggio hanno fatto Palermo e Crotone. 

Nel 2020, la produzione nazionale dei rifiuti urbani si attesta a 28,9 milioni di tonnellate, in calo del 3,6% rispetto al 2019 (-1,1 milioni di tonnellate); la diminuzione si registra in tutte le macro aree geografiche: nel Centro Italia il calo percentuale più consistente (-5,4%), seguono le regioni settentrionali (-3,4%) e quelle meridionali (-2,6%).

Ogni cittadino italiano produce 488 chilogrammi di rifiuti all’anno. La produzione pro capite più elevata è quella dell’Emilia Romagna, con 640 chilogrammi per abitante per anno, pur se in calo del 3,5% rispetto al 2019. Le altre regioni con un pro capite superiore a quello medio nazionale sono Valle d’Aosta, Toscana, Liguria, Umbria, Marche, Friuli Venezia Giulia e Lazio. I valori minori di produzione pro capite si registrano per la Basilicata (345 chilogrammi per abitante), il Molise (368 chilogrammi) e la Calabria (381 chilogrammi).  Ad eccezione della Valle d’Aosta, la cui produzione di rifiuti è rimasta stabile, tutte le regioni italiane hanno fatto rilevare un calo significativo dei rifiuti prodotti. Tra le regioni settentrionali, il calo maggiore si osserva per il Trentino Alto Adige (-6,3%), l’Emilia Romagna (-3,9%) e la Liguria (-3,7%); al Centro per il Lazio (- 5,6%) seguito dalle Marche (-5,4%) e dalla Toscana (-5,4%), e al Sud per la Calabria (-6,7%) e la Basilicata (-4,3%). Le tre province che producono più rifiuti sono in Emilia Romagna: Reggio Emilia, con 775 kg per abitante per anno, Ravenna con 702 kg e Rimini con 695 kg. Le province con i più bassi valori di produzione pro capite sono tutte localizzate nel Sud Italia: Potenza con 325 kg, Enna con 327 kg e Reggio di Calabria con 340 kg. Al Centro, solo Rieti e Frosinone, rispettivamente con 381 kg e 379 kg, mostrano una produzione sotto i 400 kg per abitante. 

La percentuale di raccolta differenziata si attesta al 63% della produzione nazionale, con una crescita di 1,8 punti rispetto al 2019. Nonostante l’emergenza sanitaria da Covid-19 abbia influito significativamente sui consumi nazionali e di conseguenza sulla produzione dei rifiuti, il sistema di gestione delle raccolte differenziate ha, quindi, garantito l’intercettazione dei flussi di rifiuti presso tutte le tipologie di utenze e proprio le regioni maggiormente colpite dall’emergenza, dove sono state disposte specifiche ordinanze per il conferimento dei rifiuti nell’indifferenziato, hanno saputo adottare misure efficienti di gestione assicurando il ritiro di tutti i rifiuti.

Le percentuali rispetto alla produzione totale dei rifiuti urbani di ciascuna macroarea, sono pari al 70,8% per le regioni settentrionali, al 59,2% per quelle del Centro e al 53,6% per le regioni del Mezzogiorno. Rispetto al 2019, tutte le macro aree geografiche mostrano incrementi nelle percentuali di raccolta differenziata. Nel 2020, raggiungono o superano l’obiettivo del 65% fissato dalla normativa per il 2012, ben 9 regioni: Veneto (76,1%), Sardegna (74,5%), Lombardia (73,3%), Trentino Alto Adige (73,1%), Emilia Romagna (72,2%), Marche (71,6%), Friuli Venezia Giulia (68%), Umbria (66,2%) e Abruzzo (65%). Sono prossime all’obiettivo Piemonte (64,5%), Valle d’Aosta (64,5%), mentre la Toscana si attesta al 62,1%.  Al di sotto del 50% si colloca solo la Sicilia (42,3%) che, tuttavia, fa registrare un aumento di 3,8 punti rispetto alla percentuale di raccolta differenziata del 2019 (38,5%). In questa regione, in particolare, nel quinquennio 2016-2020, la percentuale di raccolta differenziata risulta quasi triplicata.

Come nei precedenti anni, i livelli più elevati di raccolta differenziata si rilevano per la provincia di Treviso, che nel 2020 si attesta all’88,3%, seguita da Mantova (87,1%), Belluno (84,6%) e Reggio Emilia (82%). Percentuali inferiori al 40% si osservano per le province di Palermo (29,4%, nel 2019 29%), Crotone (32,7%, a fronte del 30,8% del 2019), Foggia (36%, 34,1% nel 2019), Catania (36,8%, 35,4% nel 2019), Messina (38,6%, 32,8% nel 2019) e Reggio di Calabria (39,6%, 36,3% nel 2019).

Nel 2020, il costo medio nazionale annuo pro capite di gestione dei rifiuti urbani è pari a 185,6 euro/abitante (nel 2019 era 176,7 euro/abitante) in aumento di 8,8 euro ad abitante. Al Centro i costi più elevati 221,8 euro/abitante, segue il Sud con 195,7 euro/abitante. Al Nord il costo è pari a 165,6 euro/abitante. Tra le città che presentano il maggior costo si segnalano Venezia con 376 euro ad abitante, Cagliari con 299,8 euro ad abitante e Perugia con 288,2 euro ad abitante. I costi minori si rilevano per Campobasso, 160,5 euro ad abitante, Trento, 177,9 euro ad abitante e Trieste, 194,9 euro ad abitante

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