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Giovedì, 25 Aprile 2024
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Discoteche chiuse fino al 31 gennaio: "Il tradimento a un settore già piegato in due"

La delusione del titolare della discoteca Replay non nasconde la delusione e la rabbia per il provvedimento del Governo: "Non si può disporre una chiusura un giorno prima di un evento già programmato"

Con ogni probabilità siamo giunti all’ultimo atto prima del fallimento di un intero settore che occupa circa 200.000 addetti e conta oltre 3.000 imprese sopravvissute alla schizofrenica gestione della crisi pandemica degli ultimi due anni dei nostri governanti. Dal 25 Dicembre fino al 31 Gennaio le discoteche, i club, le sale da ballo e tutta la filiera dell’Intrattenimento saranno infatti costrette alla chiusura, così come sancito dal Decreto Legge adottato dal Governo a poche ore dal giorno di Natale. Niente discoteca neppure con la terza dose (e dire che l’enfatizzazione di questa ennesima vaccinazione è a dir poco assordante). Tutti gli sforzi delle nostre imprese per riaprire sono stati vani, la programmazione delle nostre aziende cancellata senza alcun preavviso. Siamo profondamente delusi dalle scelte del Governo, sempre più alla deriva delle proprie improvvisazioni, incapace di programmare strategie mediante l’adozione di norme chiare ed efficaci e sordo al confronto con le associazioni di categoria che, loro malgrado, conoscono le sottese problematiche”. È l’incipit della nota stampa congiunta dell’Associazione Italiana Sicurezza Sussidiaria (Aiss), Confindustria-Assointrattenimento, Silb, Fipe, Anpad, Obis, pubblicato ieri a pochi giorni dall’ultimo decreto del Governo che ha disposto la chiusura delle discoteche, club e sale da ballo fino al 31 gennaio prossimo e la successiva riapertura destinata solo ai possessori del Super Green pass (in possesso di vaccinati e guariti).

Una decisione carica di rabbia da parte dei rappresentanti del settore tra i più colpiti (se non il più colpito) dall’inizio dell’emergenza pandemica.

“Siamo stati i primi a chiudere e gli ultimi ad aprire”, sentenzia Valerio Ferrara, titolare della discoteca Replay di Foggia, una delle più longeve e celebri della città. Ferrara è uno dei tanti gestori di sale da ballo per i quali la decisione del Governo ha rappresentato una vera e propria mazzata, non solo dal punto di vista meramente economico, ma anche psicologico: “Non si può disporre una chiusura un giorno prima di un evento già programmato. C’è gente che aveva già organizzato tutto, perché un evento in discoteca non lo si pianifica di certo in poche ore. Dietro c’è un lavoro di giorni e soprattutto il coinvolgimento di diversi attori. Per non parlare delle spese, da quelle ai fornitori alla Siae, passando per la tipografia e le campagne social”.

“È evidente – aggiunge – che chi prende certe decisioni non è esperto del settore. Senza contare il clima di terrore che si sta trasmettendo, a giudicare dalle tante disdette che le sale ricevimenti stanno ricevendo in questi giorni. Questo è un settore già piegato in due, dopo i 18 mesi di chiusura. Chiudere nuovamente ora, in un periodo in cui si può guadagnare di più e far fronte alle spese, è oltremodo dannoso”.

“È stato un tradimento – tuona Ferrara – perché il danno è anche psicologico. Un imprenditore del settore può aver fatto dei progetti, investito danaro e idee, ma così il mondo gli crolla addosso”. Il titolare del Replay non accetta la decisione anche alla luce delle modalità di accesso decise a partire dal 1° febbraio, quando le discoteche potranno riaprire: “Hanno istituito il super green pass e a questo punto mi chiedo, perché non farlo sin da ora? Io posso comprendere le ordinanze sugli assembramenti in strada, ma la discoteca è un luogo sicuro nel quale si effettuano i dovuti controlli e il tracciamento degli ospiti. A oggi, non ci risultano casi di persone contagiate in discoteca”.

Secondo Ferrara, la chiusura può rappresentare anche un assist all’abusivismo: “Sarebbe assurdo pensare che i ragazzi non si riuniranno nelle case, nei box o nelle tavernette. Dubito che nella notte di Capodanno non si organizzeranno feste abusive”.

Nella nota stampa le associazioni di categoria ritengono improcrastinabile che il Governo ascolti le loro istanze e offra degli aiuti adeguati, diversi rispetto a quelli erogati durante il periodo di chiusura: “I ristori ricevuti non sono stati adeguati alle spese. Perché un contributo mensile non copre quelle che sono le spese per le utenze e gli affitti dei locali. È capitato che noi locatari dovessimo trovare un accordo con i proprietari, ma sarebbe stato più logico che fosse lo Stato a ristorare i locatori, magari attraverso uno sgravio fiscale, alleggerendo il carico delle nostre spese”.

A questo punto, non resta che riorganizzarsi con eventi compatibili con le restrizioni e con le licenze in possesso: “Come azienda dello spettacolo possiamo comunque organizzare delle cene stile american bar, avendo diverse licenze. Ci dobbiamo adattare, mettendo i tavoli in pista e organizzando serate con la gente seduta, sempre che ce lo consentano. E andando avanti così cerchiamo di contenere le spese che comunque sono tante, perché le utenze le paghiamo anche con le serrande abbassate”.

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