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Martedì, 5 Dicembre 2023
Attualità San Severo

Scontro sull'ipotesi chiusura del carcere di San Severo: "No 'mors tua vita mea'"

In una nota inviata al Provveditore Regionale dell’Amministrazione Penitenziaria, Gennaro Ricci, coordinatore regionale Fp Cigl, ha espresso tutto il suo rammarico e sgomento dopo le esternazioni di Pilagatti del Sappe

I poliziotti penitenziari della Fp Cgil non sono d’accordo con il segretario regionale del Sappe, Federico Pilagatti, secondo il quale il carcere di San Severo, nell’ambito del progetto di riorganizzazione dei penitenziari che giace nei cassetti del Dap, andrebbe chiuso e i detenuti e gli operatori trasferiti al carcere di Foggia, perché, ha sottolineato, "è inconcepibile che in meno di 30 km ci siano tre carceri”. 

Pochi giorni dopo quelle affermazioni, una delegazione della sigla sindacale si è riunita e successivamente è stata ricevuta dal sindaco Francesco Miglio, il quale avrebbe garantito vicinanza ai lavoratori del carcere da parte dell’intera Giunta comunale.

In una nota inviata al Provveditore Regionale dell’Amministrazione Penitenziaria, Gennaro Ricci, coordinatore regionale Fp Cigl, ha espresso tutto il suo rammarico e sgomento. “La questione ci fa pensare alla massima ‘'mors tua, vita mea'. Ci lascia increduli che una organizzazione sindacale che per definizione deve difendere in primis, il posto di lavoro ed i lavoratori, chieda questo. Ancora più increduli restiamo per l’assunto che la soluzione della carenza di organico in Puglia sia da risolvere con la chiusura di un istituto penitenziario".

Ricci spiega che la chiusura di un istituto non comporta il trasferimento di tutto il personale ad un altro istituto, ma solo fino al raggiungimento dell’organico previsto, qualcuno in più per raggiungere le 261 unità per Foggia. Le altre andrebbero verso altre province o regioni d’Italia. “La vivibilità di un istituto non è fatta solo dal numero di detenuti presenti, ma dal modo di gestire, detenuti e personale, dagli spazi e offerte di trattamento e non da ultimo dal clima lavorativo. La concentrazione di tutti i detenuti su una struttura aumenta i livelli di tensione tra reclusi e tra questi e il personale”.

Per Ricci ogni istituto penitenziario andrebbe supportato e ai colleghi andrebbe garantita la possibilità di lavorare nei propri luoghi di origine e di residenza delle famiglie, in ambiente sicuro e dignitoso. “A noi non interessano guerre tra poveri, né cattiverie gratuite per far apparire cose inesistenti come male primario, il male primario si risolve solo con la revisione e la ridistribuzione di organici tra provveditorati e con l’incremento del corpo di Polizia Penitenziaria e non con il ‘mors tua vita mea"

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