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Il bambino che non sapeva piangere: il bullismo a scuola raccontato dai pazienti psichiatrici

Una storia delicata, per un fenomeno complesso e difficile, ideata, scritta e disegnata da autori speciali: gli ospiti della Crap Il Rifugio di Celenza Valfortore

Nelle scuole di Celenza Valfortore arrivano un racconto e un fumetto dedicato al tema del bullismo. Una storia delicata, per un fenomeno complesso e difficile, ideata, scritta e disegnata da autori speciali: gli ospiti della Crap Il Rifugio di Celenza Valfortore. S’intitola Il bambino che non sapeva piangere, racconta la storia vissuta da un piccolo alunno di scuola elementare vittima di piccoli soprusi ed emarginazione da parte dei compagni di classe. 

Nato nell’ambito di uno dei progetti di educazione cognitiva messa a punto dall’equipe che guida la Crap, il fumetto è stato donato ai bambini della scuola elementare di Celenza, nel corso di un incontro a chiusura dell’anno scolastico. “La dirigente scolastica ha accolto con grande entusiasmo la nostra proposta” dice il direttore amministrativo de Il Rifugio, Italo Trotta “E’ una storia che s’inserisce nell'ambito delle azioni di prevenzione e contrasto al bullismo che le scuole portano avanti, e a renderlo ancor più importante è che a realizzarlo sono stati gli ospiti della Comunità riabilitativa psichiatrica, donne e uomini che vivono con disagio le relazioni sociali frutto dello stigma, del pregiudizio, e vittime loro stessi di soprusi, discriminazioni ed emarginazione”. Protagonista del racconto è Paolino, un bambino orfano che vive con i nonni, e riesce a reagire, grazie anche all’attenzione degli insegnanti, alle prepotenze di alcuni compagni di classe. Una storia a lieto fine che può ispirare i ragazzi, ma anche uno strumento  didattico per gli insegnanti, estremamente versatile nella sua duplice narrazione, del testo scritto e del fumetto. 

Il progetto ha permesso di avvicinare gli ospiti della Crap di Celenza Valfortore al resto della comunità del piccolo comune, di aprire un nuovo varco nella rete che spesso separa chi è affetto da un disagio psichico e il resto della società. “La nostra struttura è attiva da oltre un anno. I primi tempi non sono stati semplici. C’era un atteggiamento di diffidenza, a tratti di paura, ma oggi tutto questo è superato, e l’interazione con la comunità celenzana è positiva” sottolinea Trotta. Alcuni pazienti della Crap fanno parte del coro parrocchiale, del consiglio pastorale, e diverse sono le collaborazioni avviate nell’ambito dei programmi di riabilitazione, con enti ed associazioni, come la Pro Loco di Celenza e il Comune di Carlantino che ha messo a disposizione alcune aree per la realizzazione di orti sociali. “Si tratta di attività educative e di cura sia sotto il profilo cognitivo che pratico” aggiunge Trotta “Il paziente che arriva in una Crap può restarci per un massimo di tre anni durante i quali si attivano percorsi di reinserimento sociale tali da renderlo autonomo una volta fuori dalla struttura. Quello che sta accadendo qui da noi, a Celenza, è un esempio che l’inserimento e la convivenza con persone con problemi psichiatrici è possibile e, spesso, più semplice di quanto si possa credere, e l’interazione con la scuola ci rende particolarmente orgogliosi”.  


La Comunità riabilitativa psichiatrica Il Rifugio di Celenza Valfortore è una delle dieci strutture, distribuite sul territorio pugliese, destinate a persone con disturbi psichiatrici che necessitano d'intervento terapeutico-riabilitativo in regime extra-ospedaliero. 
Garantisce assistenza residenziale 24 ore su 24 ed attualmente ospita quattordici pazienti, e dà lavoro a quindici persone. 
La struttura è gestita dal CUS  (Consorzio Utilità Sociale), una  Società Cooperativa Sociale con sede a Campobasso specializzata in servizi socio-sanitari e assistenziali in strutture riabilitative psichiatriche residenziali.


 

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