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A Foggia chi ha sbagliato può rifarsi. Il dono del Banco Alimentare: "Diamo questa possibilità"

L'associazione foggiana, grazie a una convenzione con l'Ulepe Foggia (Ufficio Locale di esecuzione penale esterna), nell'ambito dei percorsi di giustizia riparativa, da oltre un decennio offre la possibilità di iniziare il percorso di reinserimento sociale

"In tanti si sono trovati bene perché ci vedono come un punto di riferimento per la loro rinascita". Di storie belle da raccontare, Gianluca Russo, direttore del Banco Alimentare della Daunia 'Francesco Vassalli', ne avrebbe molte. L'esempio di Alessandro Scrocco è solo uno dei tanti. 

L'associazione foggiana, grazie a una convenzione con l'Ulepe Foggia (Ufficio Locale di esecuzione penale esterna), nell'ambito dei percorsi di giustizia riparativa, da oltre un decennio offre la possibilità di iniziare il percorso di reinserimento sociale. L'abbrivio di una nuova vita a chi ha avuto problemi con la giustizia. "Una collaborazione che va avanti da circa dieci anni, durante i quali abbiamo ospitato oltre 70 persone, tra detenuti in semilibertà, persone ai domiciliari o soggette a restrizioni. Attualmente collaborano con noi quattro persone", spiega a FoggiaToday Russo. 

Dietro ogni persona c'è una storia di cadute rovinose cui seguono i tentativi di rialzarsi. Il Banco Alimentare è una delle realtà foggiane che tende loro una mano. E in molti casi, i risultati sono stati oltremodo incoraggianti: "Soprattutto con le persone che rimangono con noi diverso tempo, nasce un rapporto che va al di là della semplice attività di volontariato". 

"Ciò che è accaduto ad Alessandro ci ha lasciato senza fiato. Con lui non c'è mai stato neanche uno screzio. Era sempre in prima linea ad aiutare il prossimo, un ragazzo pieno di iniziative. Tutti quelli che lo hanno conosciuto, come le strutture caritative alle quali doniamo i pacchi per le famiglie in difficoltà, non hanno fatto altro che raccontarmi la persona che ho conosciuto io", racconta Russo. 

Il Banco non è solo un luogo di semplice "espiazione", ma un contenitore di umanità e di relazioni: "All'inizio c'è un po' di comprensibile diffidenza da parte loro, ma il contatto umano presto li porta ad aprirsi. Così conosciamo il loro vissuto. Negli anni ho avuto modo di relazionare con tante persone, rapporti che sono rimasti vivi anche una volta terminato il percorso al Banco. C'è chi ha deciso di continuare a prestare servizio da noi, chi periodicamente mi chiama, chi ancora mi fa presente la propria disponibilità a dare una mano laddove si presentasse una necessità. Certo, non tutti i tentativi di recupero sono andati a buon fine, ma la maggior parte di queste persone ce l'ha fatta a cambiare vita. Di recente, uno di loro mi ha invitato al suo matrimonio, un altro ragazzo ha tenuto a farmi conoscere la sua nuova compagna. Non mancano persone che ci chiedono di accogliere qui parenti o amici che hanno avuto le stesse problematiche". 

E a proposito di legami, fondamentale diventa il ruolo degli affetti: "Sicuramente gli anni di carcere possono fare la differenza, ma avere moglie e figli è uno sprone ulteriore al cambiamento. Chiaramente, tutto parte dalla propria forza di volontà, ma il supporto dei cari è spesso determinante". 

Per il futuro, il Banco Alimentare proseguirà la propria attività: "Quello che facciamo è già tanto. Doniamo a chi ha sbagliato la possibilità di recuperare se stessi. Consentiamo loro di scoprire il senso della vita bella attraverso il lavoro e l'aiuto delle persone bisognose. Cerchiamo di fargli capire che una vita diversa è possibile, se loro vogliono. Porteremo avanti questo progetto, si tratta di una esperienza che arricchisce anche noi, senza contare l'importanza di avere collaboratori che ci aiutano a portare avanti la nostra attività. Per il futuro vorremmo, di concerto con il Tribunale di Foggia, avviare un nuovo percorso che ci consenta di applicare la messa alla prova (una misura alternativa alla detenzione, che comprende - tra le sanzioni sostitutive - anche il lavoro di pubblica utilità). È un sogno nel cassetto, che prima o poi vorremmo realizzare, così da offrire a queste persone la possibilità anche di percepire uno stipendio". 

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