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"L'antimafia non si fa così". A Foggia compleanno amaro della legge 109. "Senza visibilità per i beni confiscati, lo Stato ha vinto ma nessuno lo sa"

Flash mob di una rete di associazioni davanti a Villa Lanza, simbolo della lotta alla criminalità organizzata ma anche dei ritardi nell'applicazione della normativa sul riutilizzo sociale del patrimonio strappato alla malavita. Appello al sindaco per una targa

"Non è possibile che debba essere un cittadino figlio di una vittima di mafia a venire qui, in una giornata afosissima di agosto, per capire dove si trova un bene confiscato. È una vergogna". Tuona davanti a Villa Lanza Dimitri Loi, presidente dell'Associazione Giovanni Panunzio, durante il flash mob organizzato in occasione del 25esimo anniversario della Legge 109/96 sul riutilizzo pubblico e sociale dei beni confiscati alle mafie. Si scusa per i toni polemici, ma il suo intento è risvegliare le coscienze - e soprattutto le istituzioni - per assistere finalmente alla piena applicazione di quella legge.

Una rete di realtà ha deciso di riunirsi davanti ad un luogo simbolo, il podere 596 al Salice, confiscato alla Società. È stato il presidente dell'Associazione Panunzio a ricordare come nell'agosto 2020 sia stato Lino Panunzio a scoprire per primo quale fosse l'ex villa Lanza, "perché nessuno aveva notizie ufficiali su dove fosse localizzata". Le responsabilità, ha aggiunto, "sono diluite, ma sono collettive, di una intera comunità. Se non si risolve il tema dei beni confiscati, a Foggia non possiamo parlare di una seria antimafia".

Nel compleanno della legge 109, le associazioni chiedono che sia data la necessaria e corretta visibilità al fatto che lo Stato in quei luoghi ha vinto. "Nelle vicinanze - ha continuato Loi - c'è una particella catastale che è stata indicata come bene confiscato dal Comune di Foggia per un progetto dei cantieri di antimafia sociale: ancora oggi non si riesce ad individuarla. Stiamo ancora aspettando da più di due anni, vogliamo capire questo piccolo uliveto che fine ha fatto. Non si fa così l'antimafia. Ne abbiamo parlato anche con la Commissione parlamentare antimafia, ma non abbiamo avuto grandi risposte".

La vicenda di Villa Lanza va avanti da 12 anni. Dopo una lunga battaglia per restituirla alla comunità, è stata recentemente riqualificata e diventerà un 'Dopo di noi'. Solo pochi giorni fa il sindaco Franco Landella, in polemica con la Regione che non ha finanziato la ristrutturazione, ha chiarito che gli ultimi ritardi sono stati determinati dai "complessi lavori". Un primo bando per affidarne la gestione, a giugno del 2020, è andato deserto. Lo scorso 23 febbraio il Comune ne ha fatto un altro che dovrebbe risultare più appetibile per gli arredi e le strumentazioni.

"Ho la sensazione che questo bene confiscato possa essere considerato a tutti gli effetti l'emblema della contrapposizione tra lo Stato e l'anti Stato - ha detto il presidente della Fondazione Buon Samaritano Pippo Cavaliere - È come se sotto ci fosse una competizione, una contrapposizione costante, per impedire che questo bene venga restituito alla collettività. Il mio appello è che il prossimo 6 novembre noi possiamo ricordare l'omicidio Panunzio in questa sede".

Daniela Marcone si è impegnata anche quand'era referente cittadina di Libera affinché quel bene ritornasse alla comunità, ma non è stato possibile all'epoca. Oggi, in qualità di vicepresidente nazionale di Libera, tocca a lei ripercorrere in breve la storia della legge, "una rivoluzione": "Tutto parte dal 1982, anno in cui fu promulgata la legge Rognoni-La Torre. Pio La Torre è stato il primo che ha pensato che colpire i mafiosi nel patrimonio, nei loro beni e restituirli alla comunità fosse un'arma vincente, non da fuoco, ma un'arma sociale potentissima".

In occasione della ricorrenza, Libera ha realizzato il Report 'RimanDati' sullo stato della trasparenza dei beni confiscati nelle amministrazioni locali. La Puglia è risultata tra le regioni 'arancioni', decisamente poco trasparenti: sono 56 i Comuni che non hanno pubblicato l'elenco, come previsto dalla legge, su 98 enti destinatari di beni.

"Non vediamo un futuro che non sia antimafia in questa città e speriamo che questo sia un primo passo", hanno detto i giovanissimi di Ottavia, ricordando come l'omicidio Traiano dimostri quanto affondi pericolosamente nella mentalità mafiosa anche l'agire di troppi ragazzi, alla luce dell'arresto anche di un minorenne per l'efferato delitto.

La rete di associazioni ha scelto di esporre uno striscione per ricordare a tutti che i beni confiscati sono beni comuni che devono essere restituiti alla comunità, ma il suo auspicio è che presto possa esserci una targa a raccontare "il senso di questa conquista".

"Rivolgo il mio appello a chi meglio dovrebbe rappresentarci, quindi al nostro sindaco - ha detto Lucia Aprile, presidente della Società Civile - Qui manca una targa che spieghi esattamente che cos'è questa struttura, questa targa dovrebbe metterla il nostro primo cittadino. Qui ci vuole la targa, perché lo stato ha vinto".

Hanno partecipato anche i sindacati studenteschi Link Foggia e Uds: "Ci siamo e continueremo ad esserci - ha detto Michele Cera - perché pensiamo che il riuso sociale dei beni confiscati alle mafie sia uno dei passaggi chiave per ricostruire in questa città un futuro per le prossime generazioni. Continuiamo a parlarne, anche nei percorsi di formazione, e immaginiamo un futuro diverso per questa città e per i suoi giovani".

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