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Ad Accadia è "vietato dare da mangiare ai randagi". Ecco l'ordinanza che divide il paese: "Atto privo di sensibilità"

I residenti rovesciano la situazione: “Se molti cani sono intestati al Comune e nessuno li sfama, chi risponderà di abbandono e maltrattamento?”. L’Enpa territoriale, intanto, si è rivolta ad un avvocato del ramo per vederci chiaro

L’ordinanza del sindaco di Accadia, Agostino de Paolis, divide e crea malumori tra i cittadini. L’atto, firmato lo scorso 9 giugno, infatti, disciplina gli obblighi per i proprietari o detentori di cani e altri animali domestici, entrando poi nel merito dei fenomeni di abbandono e randagismo.

Tutto regolare, se non fosse per un punto, che proprio non viene digerito dagli animalisti del piccolo centro sui Monti Dauni. Ovvero, quello che recita: “È vietato somministrare sul territorio comunale alimenti di ogni genere ad animali vaganti, eccetto che su aree private. Chi effettua la somministrazione abituale di alimenti a cani e/o gatti randagi è obbligato alla custodia degli stessi e grava sulla sua persona ogni altro obbligo alla stregua del proprietario/detentore di animali, ivi compresa la registrazione all’anagrafe e la responsabilità per eventuali danni arrecati a terzi”.

“L'ordinanza in questione - si legge in una lettera firmata da alcuni residenti - non fa' altro che evidenziare leggi e doveri dei cittadini, possessori di animali domestici, che sono applicate in Italia da circa trent'anni, e precisamente da·I 14 luglio 1991 con la legge 281 sul randagismo. Ma al punto 3 della succitata ordinanza, il sindaco vieta di somministrare cibo ai randagi sul territorio, di cui molti sono chippati e intestati al Comune stesso”, lamentano i residenti che si occupano degli animali vaganti.

“Troviamo I'ordinanza priva di sensibilità nei confronti di questi poveri animali”, denunciano i firmatari, che rilanciano: “Se molti cani sono intestati al Comune e nessuno- li sfama, chi risponderà di abbandono e maltrattamento?”, chiedono provocatoriamente. Gli stessi richiamano recenti casi analoghi, registrati nei comuni di Panni e San Marco in Lamis, per i quali il Tar si è espresso bocciando le ordinanze del medesimo tenore. L’Enpa territoriale, intanto, si è rivolta ad un avvocato del ramo per vederci chiaro.

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