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Medici senza futuro, non è più come era prima del Covid: molti giovani mollano già

“Ha origine dalla perdita di fiducia nel futuro, in un domani migliore per la nostra professione" il punto di Filippo Anelli

All’indomani della Conferenza nazionale sulla questione medica, organizzata ieri a Roma dalla Federazione nazionale degli Ordini dei medici, alla presenza del Ministro Speranza e del Presidente della Conferenza delle Regioni, Massimiliano Fedriga, il presidente Filippo Anelli spiega quali siano le radici del profondo disagio che investe i medici.

Da una recente indagine dell’Istituto Piepoli emerge che il 30% dei medici sono propensi alla pensione anticipata. Anelli spiega da cosa nasce questa scelta di abbandonare il prima possibile la professione. “Ha origine dalla perdita di fiducia nel futuro, in un domani migliore per la nostra professione. A fronte di una carenza cronica di personale, durante la pandemia si è assistito a un aumento dei carichi di lavoro: mediamente di oltre il 37% sul territorio e di più del 28% in ospedale. Questo ha provocato stress nella stragrande maggioranza dei professionisti e numerosi casi di burnout. Sono tanti i professionisti che si sono sentiti abbandonati dalle istituzioni, mortificati da carichi di lavoro abnormi, ad esempio nei pronto soccorso e nel 118, e da un’invadenza burocratica che soffoca l’autonomia professionale. Il dato più allarmante è che a voler lasciare il lavoro sono il 25% dei giovani medici con età compresa tra i 25 e 34 anni e il 31% di quelli tra i 35 e i 44 anni”.

Se esiste o meno un problema di violazione dei diritti dei lavoratori in Sanità, secondo Anelli sì, perché, spiega, "i medici hanno svolto tantissime ore di straordinario, spesso in violazione delle norme, e che non sono nemmeno state retribuite del tutto o solo in parte. Il 64% dei medici ospedalieri e il 73% dei medici del territorio non ha neanche potuto usufruire in maniera totale o parziale delle ferie. Conciliare la gestione familiare con quella lavorativa è diventata un’impresa per i medici del Ssn. Il 74% dei medici del territorio e il 66% dei medici ospedalieri non ha a disposizione un adeguato tempo libero per vivere la sua vita privata e familiare. Il 38% delle donne medico comprese tra 25 e 34 anni si sente discriminata in quanto donna sul lavoro ed il 50% delle colleghe più giovani ritiene di non essere tutelata sul lavoro nello stato di maternità. Il tema del rispetto dei diritti dei lavoratori diventa così cruciale per garantire serenità ed efficienza lavorativa. Per queste ragioni abbiamo chiesto di istituire un osservatorio nazionale sulla tutela dei diritti e delle condizioni lavorative dei medici, a valenza consultiva, presso il Ministero della Salute”.

L'aumento dei carichi di lavoro, anche sul piano burocratico, ha ripercussioni ha sui pazienti. “I medici sono costretti a dedicare un tempo abnorme alla compilazione di pratiche. La prescrizione farmaceutica e le prestazioni diagnostiche sono oramai appesantite da orpelli, modelli, piani terapeutici. Questo sottrae tempo prezioso, che andrebbe dedicato all'ascolto e alla cura del paziente. Come evidenzia la legge 219 del 2017, “il tempo della comunicazione tra medico e paziente costituisce tempo di cura”. Il risultato finale è la crisi del rapporto di fiducia medico paziente, che dovrebbe invece essere l'architrave del nostro sistema sanitario”.

C'è inoltre un problema della carenza di personale, soprattutto in Puglia, che ha conosciuto anni di blocco delle assunzioni ancor prima della pandemia. Secondo il presidente dell'ordine dei medici chirurghi ed odontoiatri di Bari, "oggi serve da parte dello Stato e delle regioni un intervento straordinario che colmi le carenze e restituisca alla professione medica quel ruolo che merita: risorse speciali per i contratti di lavoro e abolizione di ogni limite per l’assunzione dei medici sia in ospedale che sul territorio, nel rispetto di una corretta programmazione. Risorse per consentire a tutta la professione, dipendenti, convenzionati e specialisti accreditati di poter contribuire ad assicurare tutte quelle prestazioni che oggi in parte il cittadino cerca fuori dal Ssn".

Sul ruolo del medico all'interno della società, Filippo Anelli non ha dubbi: “La nostra Costituzione affida alla professione medica un ruolo sociale fondamentale, quale garante dei diritti come quello alla vita, alla salute, all’uguaglianza, alla autonoma determinazione sulle scelte relative alla propria salute, alla libera ricerca e alla libera scienza. Diritti che possono essere garantiti ai cittadini grazie alle competenze dei medici e degli odontoiatri che giurano di metterle a disposizione della società e di ogni persona. È la nostra idea di democrazia del bene e la nostra idea di pace. Oggi servono interventi legislativi straordinari per poter garantire questo ruolo”.

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