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Specie a rischio estinzione, come agisce la CITES per garantire la loro sopravvivenza

La Convenzione di Washington, nota anche come CITES, da sempre tutela le specie animali e vegetali a rischio con controlli molto rigidi per evitare la loro estinzione

La globalizzazione e il commercio internazionale hanno il vantaggio di garantire una crescita a livello mondiale e la possibilità di avere a disposizione prodotti prima difficili da reperire.

Anche se questo rappresenta un aspetto positivo, bisogna fare i conti con l’altro volto della medaglia che ha colpito in particolare modo il mondo della flora e della fauna.

Nel corso degli anni c’è stato un aumento del commercio di esemplari di piante e animali in via di estinzione.

Proprio per bloccare questo fenomeno i governi di differenti paesi hanno deciso di sottoscrivere la Convenzione sul commercio internazionale delle specie minacciate di estinzione, meglio nota come Convenzione di Washington. L’accordo vincolante a livello giuridico, non va a sostituire le leggi nazionali, ma si pone come punto di riferimento per implementare la giurisprudenza nazionale al fine di proteggere e assicurare la sopravvivenza di specie animali e vegetali.

Cosa ha portato alla firma della Convenzione di Washington

La Convenzione sul commercio internazionale delle specie minacciate di estinzione, abbreviata più semplicemente in CITES, è stata sottoscritta a Washington il 3 marzo del 1973 per poi entrare in vigore due anni dopo. In realtà si parlava della necessità di un testo del genere già da una decina d’anni, tanto è vero che nel 1963, su impulso dell’Unione Mondiale per la conservazione della natura (IUCN), ci fu la prima stesura della convenzione CITES.

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L’obiettivo iniziale era quello di porre un freno alla commercializzazione di prodotti come le pellicce provenienti dalla Cina, poi ci si è concentrati sull’avorio ricavato da rinoceronti ed elefanti o prodotti impiegati nel campo della cucina e della medicina. Questa evoluzione del commercio ha comportato anche un ampliamento del raggio d’azione della CITES, con una ulteriore revisione nel 2002 che ha incluso nuove specie animali a rischio di estinzione fino ad allora trascurate.

Come è articolata la CITES

Chi fa parte della CITES? Gran parte degli Stati membri dell’ONU hanno sottoscritto la Convenzione di Washington e si riuniscono una volta l’anno in occasione della Conferenza delle Parti. In seguito alla firma dell’accordo, inoltre, sono nati:

  • Comitato Animali
  • Comitato Piante
  • Comitato Permanente

Il più importante dei tre è senza dubbio il Comitato Permanente che può interagire con il segretariato del CITES (l’organismo centrale della convenzione) mettendo a disposizione i suoi orientamenti politici e supervisionando il lavoro degli altri comitati.

Cosa fa la Convenzione per proteggere le specie a rischio

Il compito principale della CITES è quello di controllare il commercio di specie animali e vegetali in via di estinzione grazie a un sistema di licenze e autorizzazioni: ogni nazione che fa parte della Convenzione di Washington nomina una propria autorità che gestisce questo sistema di licenze. Inoltre, i singoli Stati nominano anche le autorità scientifiche che mettono a disposizione le loro conoscenze sulle varie specie e sugli effetti del loro commercio. Ogni permesso e certificato della Convenzione di Washington va presentato alle autorità di frontiera in modo tale da avere l’autorizzazione al commercio. Questi controlli sono sostanzialmente quattro:

  • Esportazione
  • Importazione
  • Esportazione di una specie già importata
  • Introduzione dal mare: il controllo scatta ogni volta che un esemplare protetto dal CITES viene prelevato in alto mare e trasportato in uno Stato

Ovviamente la lista delle specie da proteggere è in continua evoluzione e per questo le singole legislazioni degli Stati membri CITES devono essere costantemente aggiornate.

Le specie tutelate dall’accordo

La CITES ha raggruppato le specie da proteggere in tre distinte appendici in base al rischio di estinzione.

  • Appendice I: fanno parte di questo elenco le specie a rischio di estinzione e con il livello di protezione CITES più alto in assoluto. Quindi il loro commercio non è  consentito, mentre quello non commerciale viene sottoposto a controlli molto rigidi e al rilascio di permessi e autorizzazioni. Tra le specie dell’Appendice I si possono citare alcune sottospecie di tigri, il panda rosso, l’elefante asiatico e il gorilla occidentale
  • Appendice II: in questa lista troviamo le specie che non sono ad elevato rischio di estinzione e il cui commercio deve essere monitorato per assicurare la loro sopravvivenza. Anche in questo caso sono necessari permessi di esportazione e  certificati. Dell’Appendice II fanno parte, tra gli altri, lo squalo bianco, l’orso nero americano, l’iguana verde e i coralli pietrosi
  • Appendice III: in questo caso, le specie sono protette in almeno un paese che fa parte della CITES che ha chiesto ad altri Stati membri della convenzione un aiuto sul monitoraggio del commercio. Per queste specie si ha bisogno di un permesso di esportazione quando proviene dal paese che considera una singola specie a rischio, oppure un certificato di origine nel caso provenga da qualsiasi altra nazione. Tra gli esempi principali dell’Appendice III si possono ricordare il bradipo del Costa Rica, la tartaruga alligatore americana e lo zibetto africano del Botswana

Cosa può fare la CITES nel concreto

Molte specie continuano ad essere a rischio a causa dell’inquinamento e dell’emergenza climatica. Questa tendenza è così preoccupante che nella Conferenza delle Parti di quest’anno si riesamineranno le proposte di modifica o revisione dei regolamenti sul commercio internazionale. In particolare, le specie interessate sono elefanti, rinoceronti, squali, orchidee e alcune specie di legno.

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La flora e la fauna del nostro pianeta non sono mai state così a rischio come in questo momento. I crimini legati alla loro commercializzazione sono in netto aumento perché è subentrato il mondo dell’online che rende più difficile tracciare questi reati. La CITES e in particolare i suoi continui aggiornamenti rappresenta dunque una piccola speranza. La Convenzione infatti può sensibilizzare sempre più persone sull’urgenza di proteggere le specie animali e vegetali che potrebbero scomparire per sempre e avere ripercussioni sulla biodiversità mondiale.

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