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U.s. Foggia: Zeman smentisce le voci di un ritorno nella Capitale

Il boemo smentisce le voci che lo vorrebbero come prossimo responsabile del settore giovanile giallorosso. E su Mourinho e Totti:"L'allenatore non deve solo comunicare ma anche migliorare le cose". Totti è giocatore vero

Tornare alla Roma come responsabile del settore giovanile? Qui a Foggia sto allenando 12 giocatori usciti dalla Primavera, quindi l'ho già fatto. Però per il momento mi piacerebbe allenare ancora un po' da tecnico di prima squadra ".

Con queste parole Zdenek Zeman, intervistato durante un programma trasmesso dell'emittente romana Tele Radio Stereo, ha risposto ai rumors che lo vogliono nella nuova Roma a stelle e strisce non nelle vesti di allenatore bensì come curatore del settore giovanile. Il tecnico boemo, sulla cui eventuale permanenza in Capitanata si attendono riscontri ufficiali, ha manifestato grande affetto verso i colori giallorossi nonostante siano passati dodici anni dalla sua partenza nel 1999 quando l'allora presidente Franco Sensi, decise di sostituirlo con Fabio Capello; un affetto pienamente ricambiato da tutto il popolo giallorosso. Non solo quindi Bari, Bologna e Genoa, le squadre che sarebbero interessate all'allenatore dei rossoneri, ma anche la nuova Roma degli americani, che domenica cercherà di conquistare la qualificazione in Europa League nell'ultima partita di un campionato che per i propri sostenitori è stato assai avaro di soddisfazioni.

Nel corso dell'intervista non poteva mancare un riferimento al capitano giallorosso Francesco Totti, che Zeman considera ancora oggi, alla soglia delle trentacinque primavere, il più forte giocatore italiano:"Finché avrà voglia di divertirsi nel giocare a calcio sarà sempre il migliore, non vedo altri giocatori più forti in Italia, Francesco è giocatore vero, ma il mio parere è di parte. Secondo me Totti dalla metà campo in su potrebbe giocare ovunque, non per forza centravanti nel 4-3-3", ha proseguito.

Infine un riferimento sulla sua uscita dal calcio che conta:" Il perché me lo sono chiesto, forse la responsabilità è del vecchio sistema. Dove sono stato non ho mai avuto problemi, oggi vogliono vincere tutti ma si fa in altra maniera. Io vorrei farlo a modo mio, però non ci sono mai riuscito. Quando ho cominciato il calcio si faceva per divertirsi, per lo sport e c'era grande appartenenza e legame tra squadra e tifosi. Oggi prevale il business e se lo fai bene arrivano anche i risultati economici, oltre che sportivi. Oggi si cercano più i "vincenti", i gestori, più che gli addestratori, è una moda che va così".

A proposito dei gestori, non poteva mancare la chiosa finale sullo Special One Josè Mourinho, sul cui modo di fare calcio il boemo non ha mai mancato di manifestare il proprio dissenso :"E' un grande comunicatore e un grande gestore, io sono contrario perché per me l'allenatore non deve solo gestire ma anche migliorare le cose", ha sentenziato.

 

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