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Commissariamento Foggia Calcio: ecco le motivazioni del Gip di Milano

Il commissario giudiziale sarà il commercialista barese Nicola Giannetti che prenderà in mano le redini della società e la condurrà verso la fine del campionato e l’inizio del prossimo

Sei mesi di commissariamento giudiziale della società Foggia Calcio srl, è quanto il Gip di Milano Giulio Fanales ha disposto ai sensi della legge 231/2001 (art. 45). Come già anticipato, sarà il dottore commercialista Nicola Giannetti di Bari il commissario Giudiziale.

Quali compiti

Com’è riportato nel provvedimento, Giannetti ha ottenuto la rappresentanza legale della società, nonché il “potere di compimento degli atti di ordinaria amministrazione, senza autorizzazione giudiziale, e degli atti di straordinaria amministrazione, previa autorizzazione del giudice". Al commissario giudiziale è affidata "l’adozione e l’efficace attuazione del modello organizzativo, idoneo a prevenire reati della stessa specie di quelli per cui si procede, e tutti i compiti correlati alla specifica attività svolta dall’ente”. Il Gip autorizza il commissario anche ad avvalersi di un collaboratore, previa comunicazione al Tribunale di Milano. Giannetti sarà, pertanto, l’unico referente del Foggia calcio fino al prossimo mese di settembre, e dunque avrà potere decisionale anche in sede di calciomercato.

Le motivazioni

Nel provvedimento si ripercorre il corso delle indagini che hanno portato all’arresto di Ruggiero Massimo Curci prima, e di Fedele Sannella poi. Come già risaputo, la società del Foggia calcio viene considerata responsabile dal punto di vista amministrativo, in quanto “il reato di autoriciclaggio, ascritto a Curci Ruggiero Massimo, ed il delitto di riciclaggio, addebitato a Curci Nicola e Sannella Fedele, risultano commessi da soggetti in posizione apicale, ossia da persona fisica rivestente funzioni di amministrazione o comunque esercitante di fatto la gestione ed il controllo della società calcistica”.

Nel caso di Fedele Sannella il riferimento è sempre alla cifra di 378.750 euro in nero utilizzati per sostenere alcune spese gestionali. Inoltre, il provvedimento fa presente che all’epoca dei fatti i bilanci della società calcistica avevano registrato importanti perdite: 1milione e 150.083 il 30 giugno del 2014, quasi un milione e mezzo nel 2015 e ben 1milione e 794.374 euro nel 2016. Perdite coperte soltanto in parte “mediante versamenti provenienti dal socio unico: Euro 640.922,00 nell’annualità 30.06.14 — 30.06.15; Euro 616.479,00 nell’annualità 30.06.15 — 30.06.16; infine, Euro 435.000,00 nel periodo 30.06.16 — 27. 10. 16”. Uno squilibrio finanziario che rende evidente “la significatività dell’apporto provenuto dal capitale illecito, in termini di notevole alleggerimento, di fatto, delle posizioni debitorie”.

Pericolo di reiterazione

La motivazione principale che ha determinato il commissariamento è il pericolo di reiterazione del reato. Come osserva il Gip “esiste un pericolo, concreto e attuale, della commissione, da parte dell’ente, di illeciti della stessa natura di quello per cui si procede”. Insomma, ad aggravare la posizione del Foggia c’è l’assenza di un modello gestionale che si occupi proprio della prevenzione di reati finanziari. Un modello che il Consiglio di amministrazione della società ha adottato soltanto nel giugno del 2017, in quanto richiesto tra i requisiti per l’iscrizione al campionato di Serie B. Ma secondo Fanales tale modello “pare viziato da una rilevante sottovalutazione del rischio collegato ai reati. Da un lato omette ogni ponderazione del rischio di autoriciclaggio, dall’altro definisce il rischio in ordine alla possibile commissione di fatti di riciclaggio soltanto “modesto” (pag. 123 del documento)”. E la situazione non sarebbe mutata neppure ora: “il rapporto dell’organismo interno di vigilanza, in data 5.02.18, segnalava proprio l’assenza di procedure aziendali deputate alla prevenzione del rischio di commissione di fatti di riciclaggio”.

Secondo la difesa della società, invece, il pericolo di reiterazione non esisterebbe più in ragione della sostituzione degli amministratori indagati, con l’attribuzione dei ruoli gestionali a soggetti terzi, estranei ai fatti. Lo scorso 8 febbraio, infatti, l’Assemblea ordinaria della Esseci s.r.l. proprietaria del Foggia Calcio, ha affidato la gestione a un Cda composto da Roberto Delli Santi (in qualità di presidente) e da Michele Varraso e Mario Mallardo come consiglieri. Il 13 febbraio, l’assemblea ordinaria del Foggia Calcio ha affidato la gestione a un Cda composto dal presidente Lucio Fares, Roberto Delli Santi in qualità di amministratore delegato e Franco Arcuri come consigliere, quest’ultimo selezionato per il curriculum, essendo stato un funzionario della Polizia di Stato, e avendo ricoperto come ultimo incarico quello di responsabile dell’Ufficio per le misure di prevenzione presso la Questura di Foggia. Insomma, secondo la società rossonera, il mutamento dell’organigramma, e la sparizione da essi dei soggetti imputati (Curci e Sannella) rappresentavano una sufficiente garanzia circa la totale assenza di rischio di reiterazione del reato.

Non dello stesso avviso è stato il Gip il quale rileva che “la società calcistica risulta tuttora gestita da soggetti strettamente collegati agli autori delle condotte penalmente rilevanti e, a vario titolo, coinvolti dai fatti illeciti per cui si procede”. Si fa infatti riferimento alla presenza di Fares durante la consegna di circa 40mila euro in contanti da parte di Nicola Curci a Fedele Sannella. Inoltre lo stesso Dellisanti fu il destinatario di due sms tramite Whatsapp inviati da Ruggiero Massimo Curci, nei quali si dava atto di versamenti regolari (tramite bonifico) e di “altri versamenti” da intendersi in nero. Interrogato lo scorso 9 novembre, a proposito dello scambio di messaggi, Dellisanti confermò il significato del messaggio facente riferimento a “versamenti” (da intendersi regolari), ma non fu in grado di fornire spiegazioni sugli “altri versamenti”. Pertanto sia Fares che Dellisanti vengono considerati “soggetti strettamente collegati agli autori delle condotte penali rilevanti e, in parte, coinvolti dai fatti illeciti”.

Da interdizione a commissariamento

In conclusione, secondo Fanales “la sola misura cautelare dell’interdizione dell’esercizio dell’attività, per la durata di sei mesi”, risulta adeguata a evitare la reiterazione del reato. Ma poiché la società impiega ben 67 dipendenti, dei quali 40 appartenenti all’area tecnica – amministrativa e altri 27 sportivi tra allenatori e calciatori, e tenendo in considerazione la compresenza di altre imprese (societarie o meno) tenute in vita dall’indotto della società calcistica, l’interruzione causerebbe rilevanti ripercussioni sull’occupazione. Da qui la decisione di convertire il provvedimento di interdizione in commissariamento di 6 mesi. Toccherà dunque a Giannetti prendere in mano le redini della società, e condurla verso la fine del campionato e l’inizio del prossimo.  

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