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Lo sfogo dell'impresa dei lavori al Giordano, il mistero del doppio collaudo e l'affondo a Cavaliere: "Di sospetto c'è altro"

Salvatore Raspatelli, titolare dell'impresa dei lavori di restauro del Teatro Giordano, replica alle dichiarazioni di Pippo Cavaliere e Giuseppe Mainiero sull'eventuale proposta conciliativa di 1,7 milioni di euro per porre fine al contenzioso tra la Ra.Co. e il Comune di Foggia

Salvatore Raspatelli, titolare della Ra.Co., impresa appaltatrice che ha eseguito i lavori di restauro al Teatro Giordano, affida ad un comunicato stampa fiume la replica alle dichiarazioni del consigliere comunale Pippo Cavaliere, che nei giorni scorsi aveva commentato l'intenzione dell'amministrazione comunale di porre fine al contenzioso tra il Comune e l'impresa, attraverso "una proposta conciliativa ex art 185 bis cpc, che di fatto si è estrinsecata con un riconoscimento all’appaltatore, a carico del Comune di Foggia, della somma di 1,7 milioni di euro".

L'esito di questa eventuale conciliazione per Cavaliere avrebbe dell’incredibile, perché "per un verso il Comune di Foggia sembrerebbe creditore della somma di 365mila euro, dall’altro debitore di 2.5 milioni di euro”.

La replica dell'impresa non si è fatta attendere: “Di realmente sospetto vi è soltanto l’abuso perpetrato in danno dell’impresa per la sistematica violazione delle norme che disciplinano l’appalto di opere pubbliche in forza del potere di dominanza che è riservato dalla legge alle Pubbliche Amministrazioni nei rapporti sinallagmatici concernenti l’esecuzione di lavori pubblici, a causa di una presunzione che tale facoltà possa trovare legittimazione nel potere derivante dalla carica politica-amministrativa e che fa ritenere che le norme siano optional possibili di essere unilateralmente violate”. 

La risposta di Raspatelli a Pippo Cavaliere

“Abuso che - aggiunge il titolare della Ra. Co. - continua ad essere consumato ciclicamente dal Cavaliere anche con la diffusione di notizie usate come arma di distrazione di massa, nel vano tentativo di declinare responsabilità che appartengono in via esclusiva all’incapacità ed allo stato confusionale dell'amministrazione di cui faceva parte e di riconquistare una visibilità politica ridotta dai recenti insuccessi elettorali” l'accusa.

Per Raspatelli infatti la rappresentazione dei fatti di Cavaliere "è palesemente strumentale agli interessi politici", perché, il riferimento ai due collaudi sarebbe "volutamente fuorviante, a causa o di una superficiale lettura degli atti”, in quanto - precisa - “vi è più ampia documentazione che certifica il maggior credito dell’impresa insieme alla cristallizzata cattiva gestione dell’appalto da parte della stazione appaltante dell’epoca”

“E difatti – aggiunge - che l’appaltatore sia creditore e non debitore lo hanno accertato, oltre al collaudatore tecnico-amministrativo designato dallo stesso Comune, ben tre ingegneri Consulenti Tecnici di Ufficio, nominati non dall’impresa, ma, nell’ordine dal Presidente del Tribunale di Foggia, dal giudice dell’udienza preliminare del medesimo Tribunale dott.ssa Corvino, e dal giudice civile togato dott.ssa Aureliana Di Matteo.

E ancora, secondo Raspatelli “Cavaliere ignora, ancora volutamente, che già altro giudice del Tribunale di Foggia, nella persona del dott. Di Molfetta, anch’egli togato, aveva invitato le parti nel lontano 2015 a concludere, ritenendo più che provato il credito dell’impresa. Quindi, ribadisce, “così ricostruita per amore della verità la storia di questo appalto, è quanto meno ovvio che di fronte alla verosimile soccombenza del Comune per almeno 3,5 milioni di euro, ripetiamo non fondato sul collaudo tanto vituperato dal Cavaliere, quanto su tre perizie giudiziali, l’attuale giudice abbia proposto ai sensi di legge una conciliazione in udienza (non una transazione nei corridoi del Comune fra compagni di merende)”.

Il presunto debito di 365mila euro

Sul “presunto debito dell’impresa per 365mila euro”, il manager della Ra.Co. Spiega che si tratta della risultante finale di un elaborato tecnico redatto in data 25 settembre 2014  dal citato ing. Apollo in forza di un incarico disposto da ex dirigente comunale, il quale, verificata l’incompatibilità di tale tecnico al collaudo dell’opera, ne revocò l’incarico per nominarne altro collaudatore nella persona dell’ing. Rocco. Tale atto, impropriamente denominato 'Collaudo tecnico-amministrativo di collaudatore revocato' secondo una dizione sconosciuta alle norme che regolano gli appalti pubblici, non ha impedito all’ex dirigente di dichiararlo irricevibile all’indomani della revoca. E difatti è il C.T.U. ing. Paoletti, nominato dal Tribunale, che all’esito della propria Relazione Peritale dichiara testualmente al proposito ”non si può considerare quanto contenuto nel certificato di collaudo parziale redatto dall’ing. Apollo” e , quindi, tamquam non esset: tale collaudo deve essere considerato a tutti gli effetti nullo, anzi inesistente. Ma lo stesso ex dirigente non si limita a questo.

All’indomani della consegna da parte del collaudatore ing. Rocco del certificato di collaudo, l’ex dirigente comunale restituisce l’atto di collaudo (in realtà non lo ha mai fatto), sostenendo presunte anomalie prontamente smentite dal collaudatore ing. Rocco che, anzi, con proprio scritto agli atti, lamenta comportamenti omissivi del dirigente, la cui successiva relazione, sulla falsariga di quella già citata a firma dell’ ing. Apollo, mai comunicata per le vie ufficiali alle figure dell’appalto (impresa, direttore dei lavori e collaudatore tecnico-amministrativo) e per questo solo motivo del tutto ininfluente, viene licenziata dal CTU con la formula ”non può essere considerato valido il rigetto del collaudo firmato dall’ ing. Rocco da parte dell'amministrazione comunale”. E’, quindi , di tutta evidenza, che questo inefficace collaudo parziale appare, anche ai più ingenui, come frutto di acrimonia verso l’impresa esecutrice e che esso, per essere palesemente arbitrario, non sia stato mai valutato da nessun dei CTU che si sono avvicendati e dai quali è stato liquidato(per benevolenza) come irrituale.

Il mistero del doppio collaudo

Ma vi sarebbe di più secondo Raspatelli: “Esiste, però, un altro importante documento agli atti del Comune denominato” Collaudo tecnico-amministrativo pro-veritate” giurato davanti al Magistrato, in cui, all’antecedente data del 21.09.2013, è lo stesso ing. Apollo che contraddicendo platealmente l’atto che avrebbe redatto posteriormente, collauda positivamente l’opera e dichiara che l’impresa aveva osservato ogni regola tecnica nell’esecuzione dei lavori, che l’opera era stata eseguita ed ultimata nei tempi contrattuali e per la quale veniva liquidato il credito dell’impresa così come risultante dallo Stato finale dei lavori (peraltro redatto a cura dell’amministrazione con ben quattro anni di ritardo rispetto  alla certificata ultimazione dei lavori). Ne risulta, quindi, che sono questi due documenti ad essere sospettosamente confliggenti e non quelli citati dal Cavaliere. Altro che transazione sospetta!

Il direttore apre e chiude una parentesi: “Per economia di spazio si evita di commentare le tante anomalie registrate in questo appalto, quale l’illegittimità della risoluzione contrattuale una per tutte, ma si rimanda ai contenuti degli atti giudiziari a disposizione di chiunque abbia interesse”.

Raspatelli chiama in causa anche Mainiero

Rivolgendosi tanto a Cavaliere quanto a Mainiero, Raspatelli sottolinea che “l’impresa non si è giovata più di tanto degli esiti favorevoli del collaudo disposto dal Comune, ed affidato all’ing. Rocco, ma ha addirittura rinunciato al decreto ingiuntivo su tale collaudo fondato che altro giudice togato dello stesso Tribunale, il dott. Giuseppe Sciscioli, nel frattempo aveva emesso, ben conoscendo tutta la questione giuridica, e che il nuovo giudice proponente la conciliazione non lo ha né considerato né tanto meno menzionato nel provvedimento, essendogli stata resa nota per correttezza la rinuncia al decreto”

Raspatelli conclude: “Tanto, per buona pace del Cavaliere”. E di Mainiero, al quale l'uomo della Ra.Co invita ad approfondire le leggi in materia di lavori pubblici.

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