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4 marzo, le colpe della sconfitta secondo il PD di Foggia: dalla leadership alle divisioni interne

L'analisi della sconfitta del 4 marzo del 2018 da parte degli iscritti al circolo del Partito Democratico di Foggia

A due mesi e mezzo dalla pesante sconfitta elettorale del 4 marzo scorso, il PD di Foggia ne analizza i motivi, che "al netto della marea populista ed antipolitica e della bocciatura dell’azione dei governi Letta-Renzi-Gentiloni" - dicono - "porta ad affermare che le politiche attuate dal partito non abbiano saputo cogliere il sentimento diffuso di precarietà delle classi sociali più povere e del cosiddetto ceto medio, ossia di coloro che hanno storicamente rappresentato il bacino elettorale del nostro partito, e non abbiano offerto soluzioni utili al suo superamento, nonostante fossero percepite come tali al nostro interno"

Per il circolo del capoluogo dauno, "in particolar modo nelle regioni meridionali la leadership nazionale non è stata in grado di dare una prospettiva alle migliaia di giovani disoccupati, molte dei quali laureati ed altamente specializzati". Quindi, "è innegabile che Movimento 5 Stelle e Lega siano i principali beneficiari di un contesto indubbiamente favorevole alla radicalizzazione del sentimento antipolitico e alla deriva populista"

In più, spiegano, "si sono aggiunte la litigiosità interna e la delegittimazione costante dei quadri dirigenti assolutamente insopportabili e frutto di posizionamenti personali e correntizi. Il fuoco amico ha giocato un ruolo importantissimo nella generale sconfitta del partito. Il posizionamento non unitario nei confronti del referendum costituzionale, la successiva scissione, le polemiche rancorose ingaggiate da altissimi rappresentanti dei governi nazionali, regionali e territoriali hanno contribuito a far apparire il PD polverizzato e con una leadership che è stata percepita molto spesso troppo arrogante"

Per cui, proseguono gli iscritti foggiani, "nei territori, nel corpo degli iscritti e simpatizzanti che hanno creduto e credono nel progetto politico del Partito Democratico, questi aspetti hanno indebolito l’entusiasmo e l’impegno. La capacità persuasiva dell’azione degli iscritti e simpatizzanti nei confronti degli elettori si è dimostrata difficile e faticosa. Ancor più in campagna elettorale"

E ancora, si legge: "La “base” che con sacrificio mantiene in vita i circoli e si attiva nelle continue campagne elettorali nazionali e locali non può continuare a vedere mortificato il proprio impegno e dilapidati il tempo e la passione da una classe dirigente nazionale che ha fatto dello scontro la propria cifra politica e da un’organizzazione nazionale sempre meno interessata alla funzione e alla funzionalità dei circoli.

Gli iscritti del circolo di Foggia chiedono "che alla prossima Assemblea Nazionale prevalga il confronto tra idee e persone condotto con umiltà, unità e responsabilità: elementi indispensabili e pregiudiziali a portare avanti quel viaggio iniziato insieme nel 2007 ed a proporci con serietà al governo del Paese"
 

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