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Landella non si abbatte: “Qui Forza Italia in salute”. A Barone: “Le Comunali sono un’altra cosa”

L’analisi del voto a Foggia e in provincia del sindaco Franco Landella

Nel giorno in cui a Foggia soffia il vento dei cinquestelle, Franco Landella vede il bicchiere mezzo pieno e attribuisce la vittoria del Movimento di Luigi Di Maio, a una serie di fattori legati alle condizioni del Mezzogiorno, alla legge elettorale e alla debacle dei civici e del PD sul territorio, ai quali evidentemente non è bastato l'appello di Leo Di Gioia alla classe dirigente, di avvalorare ancor più e con il voto del 4 marzo l'ipotesi di una sua candidatura a sindaco alle Comunali del 2019.

L'analisi del voto di Franco Landella

L'esito delle elezioni politiche descrive senza alcun dubbio uno scenario che neppure i sondaggisti erano stati in grado di intercettare e stimare. L’affermazione netta del Movimento 5 Stelle in tutto il Mezzogiorno ed anche in Capitanata è andata ben oltre le previsioni. Una vittoria schiacciante e netta, che va riconosciuta con chiarezza.

Accanto a questo dato va poi sottolineata quella che è stata l’altra grande sorpresa di questa tornata elettorale: il crollo verticale del Partito Democratico sul nostro territorio, nonostante il sostegno del Governatore Michele Emiliano ed il contributo delle forze civiche schierate in prima linea nei collegi uninominali, e della sinistra in generale. La performance del Movimento 5 Stelle è stata in larghissima parte agevolata e favorita proprio da questa flessione, con un flusso elettorale che verosimilmente ha spostato quote di consenso dal partito di Matteo Renzi al Movimento di Beppe Grillo. Non è bastato neppure il tentativo di confondere le elezioni politiche con quelle comunali e di presentare l’elezione dei parlamentari come “il primo tempo” della partita per la scelta del nuovo sindaco di Foggia per evitare il tracollo del centrosinistra. Ed anche questo è un elemento rilevante nell’analisi dei risultati e dei numeri elettorali.

Per quel che riguarda il centrodestra, è di tutta evidenza che la coalizione ha tenuto. Soprattutto in un quadro tutt’altro che semplice. Forza Italia ha totalizzato in Puglia un risultato migliore ed in controtendenza con quello nazionale, attestandosi al 18.78%. Ed il dato provinciale del partito è stato ancora migliore, con un 19.58% alla Camera dei Deputati che è il secondo miglior risultato camerale della Puglia. Sopra la media nazionale anche i risultati ottenuti al Senato della Repubblica, dove Forza Italia ha totalizzato il 19.47% in Puglia ed il 19.61 sul piano provinciale.

La nostra regione e la Capitanata, dunque, rimangono territori in cui Forza Italia ed il centrodestra restano decisamente in salute. Territori in cui il radicamento e la qualità dei dirigenti e degli amministratori locali hanno fatto e fanno la differenza. Purtroppo la sconfitta, inutile nasconderlo, è stata anche il frutto di una legge elettorale assolutamente discutibile, che non ha cancellato le liste bloccate, che non ha permesso ai candidati dei collegi uninominali di esprimere il proprio valore aggiunto privando gli elettori della possibilità di esprimere il voto disgiunto rispetto alla quota proporzionale, che, ancora una volta, ha negato ai cittadini il voto di preferenza. Tutto questo ha spostato il confronto sui simboli, cioè esattamente dove il Movimento 5 Stelle era più forte, e non sulla qualità delle candidature, come di norma accade nelle elezioni amministrative e regionali, dove non a caso il partito di Grillo arretra sensibilmente ed in modo sistematico.

Proprio per questo consiglierei una maggiore prudenza a coloro i quali hanno già lanciato “l’assalto al Comune”. Ogni elezione ha una sua specificità, una sua natura ed una sua precisa dinamica. Non tutte le tornate elettorali sono uguali. Ignorarlo potrebbe essere un errore molto grave.

L’esito elettorale merita inoltre un approfondimento non soltanto di carattere politico, ma anche una riflessione di ordine economico, culturale e sociologico, con riferimento alla spaccatura tra Nord e Sud del Paese in termini di matrice politica del consenso. Dove l’Italia sconta il più alto deficit economico ed infrastrutturale e dove la disoccupazione si manifesta in modo più drammatico ha infatti prevalso la proposta del Movimento 5 Stelle, in larghissima parte costruita su un’offerta populista ed assistenzialista. In democrazia il consenso va sempre rispettato. Una classe dirigente degna di questo nome, però, deve assumersi anche la responsabilità di comprendere le ragioni di un voto di protesta che si polarizza in precise aree dell’Italia e che riguarda specifiche fasce sociali, cui va offerto un modello vincente ed una risposta concreta».

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