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Politica Cerignola

“A Cerignola differenziata al 6%. Perché Palladino non si dimette?”

"Le magnifiche sorti e progressive" della raccolta differenziata a Cerignola, più volte enunciate e promesse dall'assessore all'Ambiente, franano al cospetto di un misero 6%

Luigi Pizzolo – Forum Ambiente PD | “Sono mesi che l’ineffabile Dott. Palladino tace. Eppure di argomenti da trattare ne avrebbe a iosa. Un debito nei confronti della società di gestione che ha superato abbondantemente i 5 mln; l’impossibilità (conseguente) di provvedere all’acquisto di nuovi cassonetti per le frazioni recuperabili e non;  il grave ritardo relativo all’avvio dell’impianto di CDR di Manfredonia e il forzato conferimento in discarica della frazione secca, oltre che di quella umida.

E ancora, che fine ha fatto la raccolta domiciliare, spacciata per “porta a porta”, in alcuni quartieri della città? Siamo certi che l’assessore, se sollecitato, indicherebbe in altri, e nel destino cinico e baro (leggi: vicenda GEMA), le cause di cotanto disastro. In realtà, al netto dei contingenti e gravissimi problemi finanziari, di cui occorrerebbe anche capire le responsabilità amministrative, è sempre mancata una strategia chiara e precisa, rincorrendo e cavalcando parole d’ordine e obiettivi irrealistici e irrealizzabili.

E’ del tutto legittimo che associazioni ambientaliste, o presunte tali, sollecitino politica ed istituzioni su temi sensibili quali l’incenerimento, l’adozione di strategie quali, ad esempio, “Rifiuti zero” ma recepirle acriticamente senza valutare la reale situazione di partenza e le conseguenze della stessa, è indice di irresponsabilità o, peggio, di assoluta incapacità di valutare e misurarsi su certi temi.

Voler adottare il c.d. “modello Capannori”, l’amena cittadina della lucchesìa che ha raggiunto reali e mirabolanti percentuali di raccolta differenziata, senza chiedersi (e studiare!) in che modo, con quali tempi e, soprattutto, con quali risorse è stato possibile raggiungere certi risultati, è, prima ancora che assurdo, ridicolo. Vogliamo risparmiare la fatica di informarsi all’assessore Palladino e ad altri soloni dell’ambientalismo cittadino, fornendo alcuni dati e alcune informazioni.

A Capannori, come nel resto della Toscana, sono stati adottati Piani Industriali d’Ambito all’indomani dell’emanazione del D. Lgs. 22/97 (Decreto Ronchi) e destinate risorse adeguate, reperite tramite Tariffa, agli obiettivi indicati. Ciò ha consentito, nell’arco di 6/7 anni, di raggiungere le percentuali di RD indicate dalle norme nazionali e regionali e, addirittura, di superarle. Inoltre, e speriamo di non provocare crisi isteriche in alcuno, la frazione secca residuale, circa il 20%, è destinata ad incenerimento.

Sono anni che indichiamo nel Piano Industriale dell’ex ATO FG/4 il punto di partenza da cui prendere le mosse per implementare una seria politica di gestione rifiuti. Quel Piano, lungi dall’essere superato nonostante le ultime vicende che hanno visto la scomparsa delle Autorità d’Ambito, lo poniamo per l’ennesima volta all’attenzione di chi governa la nostra Città nella speranza, che non riteniamo vana, che sia finalmente letto.

Troveranno, magari, l’auspicio di uno sviluppo dell’impianto di compostaggio per raccogliere maggiori percentuali di residui organici, oltre quelli normalmente conferiti dai Comuni facenti parte del Bacino FG/4. Proprio quello che vorrebbe realizzare Capannori per contenere i costi di smaltimento: diventare “l’immondezzaio”  (organico) della Provincia di Lucca.

Con gli slogan e gli spot ad uso e consumo del politico e/o amministratore di turno non si governa una città. L’ambiente non può essere la Cenerentola dell’azione amministrativa ma, al contrario, deve essere un settore strategico e qualificante della stessa. Se non si è capaci, è doveroso farsi da parte”

 

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