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Giovedì, 25 Aprile 2024
Politica

E' crisi a Palazzo di Città. Se Mongelli cade, il Pdl cosa fa?

Dopo l'ultimatum di Lambresa, in attesa del parere della Corte dei Conti e del Tribunale su Amica, tutto è possibile. Nel Pdl si scaldano i motori: in prima fila Landella, Miranda e Di Gioia. Ipotesi Pepe e Ursitti

C’è chi dice no”: no a questo governo di centro-centrosinistra, sempre più lontano dal centro ma non per questo più vicino alla sinistra. Fuori l’Udc, molla Io Sud, si smarcano ex Pd, si ribella la SEL. E la maggioranza del 2009 al Comune di Foggia comincia a divenire mero ricordo. Il sindaco osserva, al momento. Ma lo scranno dondola, tirato ora da una parte, ora dall’altra parte. E se non saranno i capricci politici a tirare giù l’attuale amministrazione, potrebbe pensarci la Corte dei Conti (il dissesto non è ancora archiviato) o il Tribunale di Foggia, qualora all’Amica non sia riconosciuta l’amministrazione straordinaria. Lo spettro del game over, insomma, è sempre lì, ben saldo davanti alla stanza del primo cittadino. Il centrodestra “annusa” e, archiviata la fase pro-dissesto (Pdl&Co. hanno realizzato più che altro che sarebbe una iattura per la città tutta, loro compresi), torna all’attacco, questa volta con la richiesta di dimissioni di sindaco ed esecutivo. Il prossimo 12 settembre tutti in piazza, con la “benedizione” di Vasco (“C’è chi dice no”, appunto, lo slogan). L’evoluzione delle vicende politico-amministrative potrebbe accontentarli. Ed allora si riaprirebbero i giochi elettorali.

ELEZIONI 2009 - Il “mea culpa” il Pdl lo fece già tempo fa: il centrosinistra - si disse nel 2009 - ha vinto non per suo merito ma per nostro demerito”. E già: perché, finita la fase Ciliberti - che non brillò certo per buona gestione politico-amministrativa della città - le urne riconfermarono quasi il 90% degli uomini di quella consiliatura. Paradossale, si disse. Eppure Enrico Santaniello, candidato del centrodestra, al primo turno incassò un 48,5% tutto rispetto contro il 26% di Gianni Mongelli. Che al secondo turno, però, riuscì ad intercettare l’appoggio del centro (Udc - Lista Lambresa), e a vincere. Numeri alla mano, Santaniello al primo turno prende 36.712 voti ma non vince. Mongelli al ballottaggio ne prende 33.855 e vince. Tradotto: l’attuale sindaco governa oggi con minor voti di quelli incassati al primo turno dal suo avversario e drammaticamente calati al ballottaggio. Cosa è successo tra il primo ed il secondo turno? Qualcosa di sicuro. E la responsabilità è tutta in capo e dentro il Pdl, che oggi riconosce l’errore (che sta non solo nel non aver saputo tirare a sé l’Udc), ma da cui – garantisce - ha imparato.

IL PDL - E si prepara alla prossima sfida, cercando di superare quelle divisioni interne e quelle lotte intestine che tanto hanno lacerato il partito, non solo per la compresenza di diverse anime (tarquiniani, morriani, etc…) ma per la battaglia generazionale giovani/vecchi ingaggiatasi negli ultimi tempi. Un grado di rissosità e mal sopportazione tale che il partito di Berlusconi risulta privo ancor oggi di coordinatore cittadino nel capoluogo. Ma oggi, con la nomina di Angelino Alfano a segretario nazionale, si apre (finalmente) la stagione dei congressi. Anche in Capitanata. Nuovi equilibri interni al partito scaturiranno il prossimo inverno dal meccanismo, si spera, “una tessera, un voto”, che andrà a chiudere l‘epoca dei “grandi elettori“. Viva la democrazia, insomma. Ed è a quella che ci si dovrà attenere se si vuole davvero che il “fare squadra” non resti un semplice manifesto di buone intenzioni. Il Pdl ha bisogno di curare le fratture interne, serrare le fila e puntare sull’uomo “migliore”. La cernita dei papabili è già partita.

FRANCO LANDELLA - Tra i nomi che circolano con maggiore insistenza c’è quello di Franco Landella alias “Mister 1500 preferenze”, il consigliere più suffragato in assoluto a Foggia due anni fa e primo dei non eletti in Consiglio regionale, da 16 siede anni siede in consiglio comunale. Un “bottino” ed un’esperienza mai ripagate in termini di ruoli istituzionali o di incarichi di partito. “Uomo della gente, senza padrini né padroni” come ama definirsi, il suo nome circolò con insistenza tanto per il coordinamento cittadino quanto per un assessorato in Provincia. Ma non se ne fece mai nulla. Evidente l’amarezza del consigliere, che per un certo periodo fu dato in procinto di approdare all’Udc mentre ultimamente voci lo vorrebbero molto vicino al Fli di Gianfranco Fini. La sua candidatura potrebbe essere l’occasione giusta per valorizzarlo, evitando al contempo deleterie emorragie di voti.

LEONARDO DI GIOIA - Sempre lanciatissimo, poi, quando si parla di competizioni elettorali il nome del consigliere regionale Leonardo Di Gioia. Ex assessore provinciale al Bilancio ed ex delfino del presidente di Palazzo Dogana, Antonio Pepe, oggi Di Gioia sarebbe, secondo voci accreditate, un “formigoniano” doc. La sua candidatura permetterebbe di centrare un duplice obiettivo: puntare su un uomo giovane e liberare il posto in consiglio regionale, “accontentando” così Landella che volerebbe di diritto a Bari.

LUIGI MIRANDA - Altro giovane sul quale il Pdl potrebbe scommettere è il consigliere comunale Luigi Miranda, vicinissimo al duo Pepe-Leone (Tonino Leone, vicepresidente della Camera dei deputati). Alla sua prima esperienza in consiglio, Miranda incarnerebbe “il nuovo che avanza”, il che permetterebbe al Pdl di incrociare le richieste dell’elettorato che al partito di Berlusconi chiede un vigoroso svecchiamento per un sano cambio di marcia.

PAOLO MONGIELLO - In pole position, poi, in caso di predominio dell’ala “tarquiniana” il nome di Paolo Mongiello, attuale capogruppo Pdl a Palazzo Dogana, ruolo che gli avrebbe fatto acquisire una buona esperienza politico-amministrativa e quella capacità di mediazione necessaria per ricoprire incarichi di leadership.

PAOLO LA TORRE - Un pò depotenziata appare oggi, invece, l’ala del senatore Carmelo Morra. Il “suo uomo” su Foggia fino a qualche tempo fa era il consigliere provinciale Francesco Paolo La Torre, nelle ultime competizioni elettorali classificatosi primo dei non eletti tanto al Comune quanto alla Provincia. Assessore per 9 anni a Palazzo di Città, La Torre sarebbe garanzia di conoscenza della macchina amministrativa e non è detto che alla fine lo storico rapporto con il senatore di Monteleone non torni a rinsaldarsi per provare a spuntarla nella corsa per Palazzo di Città.

RAIMONDO URSITTI - Sempre che il Pdl non decida di riconoscere merito e fedeltà al consigliere comunale Raimondo Ursitti, altro papabile, uomo su Foggia del Ministro Raffaele Fitto, nella buona e nella cattiva sorte. La candidatura di Ursitti rappresenterebbe anche la ricompensa al “sacrificio“” fatto qualche mese fa quando, per appianare divergenze che altrimenti sarebbero sfociate in vere e proprie fratture nel partito di Mazzone, Ursitti preferì rassegnare la dimissioni da capogruppo Pdl a Palazzo di Città.

ANTONIO PEPE - La rosa dei papabili potrebbe contemplare, infine, lo stesso presidente della Provincia Antonio Pepe. Il Pdl potrebbe decidere, infatti, di puntare su un uomo di esperienza, anche ad alti livelli (Pepe, lo ricordiamo, è anche al suo secondo mandato da parlamentare), e di sicuro affidamento, tanto più che Pepe avrebbe già manifestato l’intenzione di non ricandidarsi alle prossime elezione politiche.

ENRICO SANTANIELLO - Non sono da escludere, tuttavia, le rivendicazioni dello stesso Enrico Santaniello, che potrebbe rimettere sul banco il bottino di voti incassati due anni fa, poi sfumati per incapacità del Pdl e “doppiogiochismo” - questa la convinzione diffusa tra gli addetti ai lavori - di parte del partito. Una forma di risarcimento, insomma. Anche se, in questo caso, alto è il rischio di puntare su un nome ormai speso e consumato. E, dunque, di tornare a farsi male. Se il dolore dell’ultima caduta è ancora vivo, insomma, è bene che dall’esperienza si impari. E l’esperienza dice che la prima regola per provare a vincere è proprio quella: bandire rivendicazioni e personalismi. I solisti lasciamoli alla musica.

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