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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Politica

Oltre 13mila foggiani avvertono cinquestelle e PD: il centrodestra è vivo e vuole prendersi Foggia

Dalle primarie il messaggio forte ai rivali delle elezioni di maggio a Foggia. La sfida ora è tenere unita la coalizione. Landella in corsa per replicare Agostinacchio. Al lavoro per vittoria al primo turno

Il vento del centrodestra soffia anche a Foggia. E lo dimostra la grande prova di partecipazione che ha fatto registrare la prima delle primarie del centrodestra ieri a Foggia. Mobilitare 13.258 elettori è sintomo sicuramente della grande vitalità che alberga in questa parte dell’elettorato, soprattutto se lo si raffronta ai 13.943 votanti di Bari (le dovute proporzioni tra le due città rendono bene l’idea di cosa sono state le urne nel capoluogo dauno). Se ciò si rifletterà anche alle elezioni “vere”, quelle di maggio, sarà quel voto a dirlo, ma di certo ciò che è accaduto ieri suona come un avvertimento molto forte all’indirizzo del centrosinistra e del movimento 5 stelle: il centrodestra c’è, è vivo e vuole continuare a mantenere il governo della città.

Lo farà con Franco Landella, candidato di Forza Italia, che vince le primarie staccando il secondo arrivato, Miranda, di 1755 voti: una vittoria netta. Prevedibile, considerato che si tratta del sindaco uscente (forse fisiologicamente con meno appeal dei volti “meno consumati” ma sicuramente con più "cartucce" da sparare rispetto agli altri essendo la figura in carica), ma comunque non scontato: la partita era con un simbolo che oggi tira moltissimo, la Lega, e con una macchina elettorale messa su da Iaccarino che gli ha consegnato un exploit rilevantissimo. Con 3348 voti, pari al 25,2%, il candidato dell'Udc toglie a Miranda la legittimazione politica a qualsivoglia trattativa a due con Landella, ossia a quel ticket ieri sera già ipotizzato dal segretario regionale Lega Andrea Caroppo: “Non si fanno i conti senza l’oste” tuona oggi Angelo Cera, e ne ha ben donde.

Miranda, dal canto suo, è indubbio che avrebbe potuto fare di più: non solo aveva dalla sua la forza di un simbolo come quello della Lega ma la sua strutturazione politica, l’essersi già misurato con una campagna elettorale da sindaco nel 2014 (6391 voti) e l’aver ricoperto per cinque anni un ruolo istituzionalmente rilevante quale quello del presidente del consiglio comunale, preconizzavano per il giovane avvocato qualcosa in più dei 3917 voti finali: si ferma al 29,5%. E gran parte dei voti erano solo sul simbolo. “La presenza di Salvini avrebbe potuto cambiare le sorti di questa elezione” dice. Probabilmente sì. Evidentemente non si è creduto a sufficienza in questa vittoria o le divisioni in casa Lega (giocate su più tavoli e con più obiettivi) non hanno permesso al “Capitano” di crederci e di raggiungere Foggia. E tra chi contesta una scelta errata di Caroppo, caduta su una figura transitata da troppo poco tempo nella Lega dai banchi della maggioranza per essere effettivamente percepita come ‘di rottura’ e in discontinuità con l’amministrazione uscente, e chi alza le braccia in segno di resa di fronte alla forza elettorale di Landella, c’è l’occasione persa per i salviniani, che avrebbero potuto fregiarsi di un primato al Sud. Tanto più che sono stati proprio loro a volerli i gazebo per mandare a casa “democraticamente” Landella.

Ora il tema più importante è: il centrodestra resterà unito? La presenza organica ed importante del segretario provinciale dei Fratelli d’Italia, Giandonato La Salandra, che ha presieduto le operazioni, dice che i meloniani ci sono e ci restano in questo perimetro (‘scaricando’ Giuseppe Mainiero al suo destino con lista civica). Così come la Lega, che ieri per bocca del suo segretario regionale ha confermato: si continua uniti. Anche Cera, avverte certo, ma non si smarca. E, tuttavia, da monitorare non sarà tanto il “vestito ufficiale” della coalizione, ma le emorragie dietro le quinte. E’ indubbio che la vittoria di Landella non soddisfa quanti per quasi cinque anni lo hanno avversato, né la Lega della prima ora, che lo ha combattuto sin dai primi vagiti sul territorio cittadino. In realtà non soddisfa neanche buona parte della Lega della “seconda ora” (basti pensare al voto in aula di Ursitti e Splendido che avrebbero volentieri mandato a casa Landella già nell’ottobre scorso). Saranno tutti fedeli a quel codice etico che impegna all’unità di intenti e di azione dal giorno dopo? Improbabile, a voler dire le cose senza filtri. Per quanto non corretto. Perché se c’è una cosa che bisogna riconoscere a Landella è quella di essersi sottoposto alle primarie da sindaco uscente. Non le voleva, le ha fatte. Ha vinto. Sono i fatti.

Landella replicherà la strada percorsa da Agostinacchio, acciuffando il bis? Difficile dirlo. Le variabili in gioco sono tantissime. E dall'altra parte il centrosinistra sta mettendo in piedi una "armata" guidata da una figura autorevole qual è Pippo Cavaliere. C'è poi il Movimento 5 Stelle, che in un eventuale ballottaggio potrebbe fare sponda con quest'ultimo per bloccare la strada a Landella (e viceversa). La sfida del sindaco uscente dovrà essere quella di tenere unita la coalizione e provare a consegnarle la vittoria già al primo turno. Un eventuale secondo turno, il face to face, rischia di essere molto pericoloso per Landella.

Dal punto di vista dell’organizzazione, doverosi sono i complimenti a chi ha messo a punto la macchina elettorale, in primis al segretario provinciale di Forza Italia, Raffaele Di Mauro, la cui risaputa precisione ed attenzione ai dettagli hanno fatto sì che lo svolgimento del voto e la gestione dei flussi fosse impeccabile, senza alcun tipo di disagio. Assolutamente da rivedere il sistema di spoglio, invece, lentissimo e decisamente improponibile.

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