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Definì Tasso (ex M5S) "uno che di mestiere vende cd falsi", i giudici archiviano. Bordo: "Avevo ragione"

Archiviato il procedimento penale a carico del deputato Pd, querelato un anno fa da Antonio Tasso. Il gip: "Parole che traggono origine da una sentenza di condanna, esasperate dalla competizione elettorale"

"Avevo ragione io. Adesso lo ha stabilito anche il giudice". Così il deputato manfredoniano del Pd, Michele Bordo, rende noto a mezzo fb la sentenza con cui il Tribunale di Foggia ha archiviato il procedimento penale a suo carico intentato da Antonio Tasso, oggi deputato ex M5S, allorquando, alla vigilia della campagna elettorale del 4 marzo, venne aprostrofato da Bordo come "uno che di mestiere trucca le playstation e vende cd falsi".

"Molti ricorderanno che fui querelato dal candidato  che mi accusò di 'averlo offeso e di screditare la sua reputazione con dichiarazioni diffamatorie' -scrive Bordo-. E disse anche che la querela nei miei confronti si rendeva necessaria per 'difendere la sua reputazione di uomo che aveva sempre lavorato onestamente e con dignità'".

"In quella circostanza risposi a Tasso che sarei stato ben lieto di affrontarlo in tribunale. Oggi il giudice mi ha dato ragione su tutta la linea, stabilendo, invece, che in quella circostanza raccontai solo la verità".

Nel provvedimento di archiviazione firmato dal gip, infatti, è scritto: "Rilevato che le espressioni diffamatorie oggetto della querela sporta da Tasso Antonio, oltre che inserite in un contesto di aspra conflittualità politica tra due esponenti candidati nello stesso collegio per partiti diversi, traggono obiettivamente origine dalla sentenza di condanna n.499/2007 emessa da questo Tribunale – sez. distaccata di Manfredonia il 30.11.2017 nei confronti di Tasso Antonio per il reato di cui agli art.81 cp e 171 ter L.633/1941; ritenuto che l’esasperazione della suddetta condanna adoperata dall’indagato nei riguardi del diretto concorrente Tasso Antonio, espressa durante un comizio elettorale non travalichi neppure il limite della continenza formale, non contenendo una gratuita denigrazione delle altrui qualità personali ma solo riferimenti ad una reale vicenda giudiziaria per finalità elettorali; considerato, dunque, che la notizia di reato appare infondata (…), non sussistono motivi ostativi a tale pronuncia di archiviazione”.

La 'rivelazione' di Bordo costò a Tasso l'espulsione dal Movimento 5 stelle, col quale fu poi comunque eletto.

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