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Gli obiettivi del neo Prefetto: "Lotta a illegalità e abusivismo, sguardo a giovani e lavoro"

A tre giorni dal suo insediamento, il prefetto Tirone ha mostrato di avere ben chiaro il quadro d'insieme delle problematiche di Capitanata. Le sue linee d'intervento su illegalità e abusivismo

In tre giorni, ha presieduto già due tavoli tecnici di coordinamento e una serie incontri istituzionali. Il neo prefetto Maria Tirone sta raccogliendo e facendo proprie tutte le tessere del complesso quadro di problematiche e specificità – sociali, culturali e geografiche – della provincia di Foggia.

Nonostante sia ancora “fresca di nomina”, il prefetto Tirone ha mostrato di avere ben chiaro non solo il quadro di insieme del territorio foggiano, ma soprattutto il polso della situazione ovvero quanto percepito – in termini difficoltà stringenti - dalle genti di Capitanata. La sua attenzione - ma questo lo aveva già annunciato - è dedicata tutta alla triade legalità, giovani e lavoro.

Il racket delle estorsioni si pone come ago della bilancia tra la criminalità diffusa e quella organizzata, entrambe pesantemente presenti e radicate sul territorio. Il suo insediamento - ne è consapevole - avviene in un momento delicatissimo per la città, ovvero all’indomani dell’istituzione dell’associazione antiracket di Foggia, un passaggio fondamentale nel processo di rinascita del territorio, ma che al tempo stesso tocca il nervo scoperto di una criminalità che, messa spalle al muro, prova ad alzare il tiro.

Per quanto riguarda la necessità - invocata a più livelli e a più voci - di più forze dell’ordine in città, reclamando, talvolta, anche la presenza dell’esercito, invece, taglia corto: “Le forze di polizia in città lavorano tanto e lavorano bene. Non si può pensare di risolvere problematiche sociali scrollando tutte le responsabilità sulle forze dell'ordine. Bisogna andare alla radice dei problemi e operare alla rifondazione di una coscienza sociale, lavorando per piccoli passi, per obiettivi”.

No alle città militarizzate, dunque, ma porte aperte alla collaborazione tra istituzioni, prefettura (momento preventivo) e magistratura (momento repressivo). “Dobbiamo perseguire finalità comuni anche se operiamo su versanti differenti”, precisa. “La chiave è nell’intesa e nella comunione d’intenti”. A Foggia porterà l’esperienza maturata durante il suo precedente mandato, a Crotone. In Calabria – anche quella terra difficile – ha avuto modo di testare i risultati provenienti dal lavoro congiunto in sinergia con il terzo settore, il volontariato attivo e le istituzioni, con risultati apprezzabili in termini economici e in materia di occupazione.

“Certo nessuno ha la bacchetta magica, e con questo non voglio dire che ogni esperienza sia replicabile o trovi ricadute positive in ogni Comune. Ma voglio sottolineare che esistono ancora margini su cui lavorare e attraverso i quali provare a cambiare le cose”. Un capitolo a parte viene dedicato ad un’altra emergenza, quella del rischio idrogeologico che è strettamente collegato all’abusivismo edilizio. “Il nostro è un territorio fragile – spiega Tirone – e l’abusivismo è la prima causa di innesco di fenomeni calamitosi gravi e gravissimi, come accaduto di recente. E non solo al Sud. I comuni vanno sensibilizzati e coinvolti in questa battaglia: si deve operare molto sulla prevenzione ed inviare messaggi esemplari nell’eliminazione degli abusi già realizzati”.

In queste prime 72 ore di ricognizione, ha trovato il tempo di incontrare il rettore dell’Università di Foggia e presto incontrerà quello i vertici di quello che una volta si chiamava Provveditorato agli Studi. “E’ mia intenzione lavorare molto sui giovani affinché vengano formati all’educazione civica, accompagnarli in un cammino di formazione responsabile e critica, di cultura della legalità e di partecipazione. Uno dei grossi rischi oggi è il disimpegno”, puntualizza. “Se non c’è partecipazione – anche solo per controllare l’operato di quanti hanno responsabilità pubbliche – è difficile costruire qualcosa”. 

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