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Lambresa all’attacco “Città ferma, non sa quale sia la sua amministrazione”

"Se ci sono pregiudiziali, ricatti o estorsioni per il mio rientro sto fuori". Cosimo Leone e Massimo Laccetti "diffidati dall'utilizzare il simbolo di Io Sud". Boccia rifiuta, circola il nome di Daniela Marcone

Torna all’attacco Lucia Lambresa. A 5 mesi dallo strappo (mai definitivo) consumato con il primo cittadino Gianni Mongelli, l’ex vicesindaco di Foggia torna a chiedere pubblicamente chiarezza su tempi ed assetto della nuova giunta, in empasse ormai da 4 mesi. E una parola decisiva del primo cittadino circa il suo ruolo, ad oggi, nella maggioranza, nonché, va da sé, nel prossimo esecutivo.

Il cerino torna dunque nelle mani di Mongelli. La coordinatrice provinciale di Io Sud – che ieri ha tenuto una conferenza stampa - non intende “cosparsi il capo di cenere e mettere i ceci sotto le ginocchia” per non aver votato il bilancio il 14 settembre scorso e aver assunto posizioni dure rispetto ad alcuni atti amministrativi che hanno contrassegnato gli ultimi mesi di attività di governo.

Fino allo strappo, consumatosi agli inizi dell’agosto scorso con l’aumento della Tarsu, provvedimento indigesto che Lambresa definì un vero e proprio “blitz” della maggioranza di cui sarebbe stata tenuta all’oscuro. Più volte l’ex pasionaria di Corso Garibaldi ha lamentato atteggiamenti tendenti ad isolarla da parte di alcune forze di coalizione. Le stesse (le più grandi, Pd Udcap e socialisti) che – forti del loro peso politico - avrebbero sempre tentato di incidere in maniera determinante e quasi esclusiva sulle scelte politiche ed amministrative del primo scorcio di consiliatura Mongelli. Imponendo, se necessario, anche veti al primo cittadino.

Primo su tutti proprio quello relativo al rientro della Lambresa. L’ex vicesindaco, secondo le forze politiche di maggioranza, avrebbe dovuto fare un  “percorso di riavvicinamento”. In sostanza, ciò che le si chiedeva e le si chiede  è un passo indietro rispetto alle posizioni critiche assunte sino ad oggi. “Una posizione prevalente – ha spiegato Lambresa - che lo stesso Mongelli condivide. Ma io – chiarisce - non devo fare nessun percorso”.

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Peraltro – aggiunge - ho notato che le cose che chiedevo io, le chiedono oggi anche altre forze politiche”. Il riferimento è al “gruppo dei 9”, quella parte di  maggioranza insoddisfatta della gestione politico-amministrativa sin qui portata avanti da Mongelli e che ha lanciato l’ultimatum al primo cittadino: se la verifica non verrà chiusa in questa settimana e l’esecutivo rinnovato, a rischio è il voto al piano di rientro “plausibile” da 45 milioni di euro che il consiglio si prepara ad esaminare nella seduta di lunedì prossimo, 16 gennaio.

Stesso invito che è arrivato ieri da Lambresa: “Se ci sono pregiudiziali, ricatti o estorsioni per il mio rientro sto fuori” ha detto. “Politicamente se mi si consegna all’opposizione starò all’opposizione. Mongelli chiuda serenamente questa verifica anche senza di me, la città è ferma e non sa quale sia la sua amministrazione”.

Sconfessati i suoi due consiglieri comunali, Cosimo Leone e Massimo Laccetti, “diffidati dall’utilizzare il simbolo di Io Sud, diffida che è stata notificata per conoscenza anche alla presidenza del Consiglio comunale, nonché simbolo e nome della "Lista Lambresa" con cui sono stati eletti".  Insomma, la pasionaria è una fiume in piena ma non offre al primo cittadino alcuna “stampella”.

Il cerino resta tutto nelle mani di Mongelli, che ha ancora qualche ora per decidere. Novità si attendono oggi, in quello che potrebbe essere il vertice di maggioranza decisivo (e al quale la coordinatrice provinciale di Io Sud non è stata invitata). Rimpasto o sostituzioni delle caselle rimaste vacanti con l’uscita del vicesindaco e la scomparsa dell’ex assessore alla Cultura Rocco Laricchiuta?

Rinuncerà ciascun partito ad un assessore (nel mirino i non eletti) per far spazio a nuovi nomi? Su una cosa Mongelli sarebbe stato chiaro: nel nuovo esecutivo dovranno esserci donne (circola il nome di Daniela Marcone). Per il resto ancora nulla di nuovo, eccetto il rifiuto del parlamentare Pd Francesco Boccia a farsi carico della delega al bilancio, così come avrebbe invece voluto Mongelli.

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