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Lettera a Salvini: "Foggia non ti appartiene e non ti apparterrà mai"

I motivi nella lettera di Domenico Rizzi, presidente dell'ARCI, indirizzata direttamente al leader del Carroccio, il cui arrivo è atteso oggi in Capitanata

Caro Matteo,

In tutta franchezza, il tuo tanto strombazzato arrivo a Foggia - questa tua ’epica ‘calata’ padana in quel di Capitanata (ed in tutto il meridione) - non riscuote in modo particolare il nostro interesse. Noi siamo abituati a manifestare a favore di una idea, di un valore, di un diritto per cui oggi la nostra attenzione sarà sicuramente rivolta altrove.  Sarà rivolta, così come sempre, a quanti vivono (o sopravvivono) in questo territorio così martoriato dalla crisi occupazionale, dalla criminalità organizzata, dalle inadempienze di una politica ‘vecchia’ di cui tu sei sicuramente uno dei rappresentanti.

Perché tu rappresenti il vecchio, in realtà. Nonostante la tua relativamente giovane età.

Ed al netto degli scandali da Prima Repubblica che hanno interessato il tuo partito (dalla laurea albanese del Trota alla gestione amministrativamente ‘allegra’ della res publica in cui molti rappresentanti del tuo partito si sono più che distinti) lo rappresenti perché il tuo modo di strumentalizzare le paure, le ansie legittime e comprensibili degli italiani, altro non è se non una forma spudorata di propaganda demagogica che punta ‘alla pancia’ degli elettori, ai loro bassi istinti, ai timori irrazionali che grazie al tuo populismo di ‘bassa lega’ possono anche tradursi in voti. Dirai che tutto ciò riguarda il passato, ma le tue radici sono innegabilmente quelle.

Foggia e la sua comunità non ti appartengono e non ti apparterranno mai. Noi siamo figli di quella cultura del Mediterraneo che ha abbracciato - cullato potremmo dire - l’infinità di popoli, di storie, di genti che hanno convissuto senza intolleranze, senza razzismi, senza odio, per secoli, sotto questo stesso cielo e davanti a questo stesso Mare. Oggi prendersela con i più deboli è quanto di più facile possa fare chi, come te, è privo di idee e di progetti. Ne sei perfettamente consapevole e pertanto, subdolamente, fai sì che i tuoi strali ben indirizzati colpiscano invariabilmente solo loro (nonostante – come dimostra il recente caso di cronaca del rapinatore di Roma – e senza che ciò ci conforti - non sono solo gli immigrati a rubare ed a stuprare). 

Ma sappi che c’è un detto dalle nostre parti che dice “Fuggi da Foggia”.  E nonostante siamo certi che per l’occasione sfoggerai una delle tue famosissime felpe personalizzate, non crediamo che ti basterà ad accaparrarti la simpatia dei foggiani. Perché chi vive a Foggia sa benissimo che gli immigrati, i rifugiati, i poveri non sono che uomini e donne privati di diritti, di rappresentanza, di sogni, di vita. Se davvero vuoi renderti conto della situazione, ti invitiamo presso la sede dell’ARCI per verificare ciò che facciamo - ogni giorno - non solo per i migranti ma anche per i foggiani, come ad esempio raccogliere la testimonianza di un cittadino ghanese (con regolare permesso di soggiorno) a cui è stato chiesto di lavorare la terra delle nostre campagne per 12 ore al giorno ad € 12,50 (logicamente esclusi i 5 euro da dare al caporale) o la storia di un padre di famiglia foggiano  con uno sfratto sulle spalle e moglie e figli da mantenere che non sa più come sopravvivere. Sarai il benvenuto. 

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